Monopoli non è un buon Sindaco.
Non lo erano nemmeno i precedenti.
Non lo sarà il prossimo.
Non è mai esistito al mondo un buon Sindaco.
È così che funziona da sempre nell’immaginario collettivo, in quella mentalità che affonda le radici nella modesta opposizione politica di storica memoria, la quale ha come obiettivo ultimo, fin dal primo giorno di insediamento sulle scranne comunali, quello di mandare a casa il primo cittadino.
È un diktat espresso da regole mute dettate da un’incoerenza politica tipica degli italiani che hanno l’ardire di gestire la cosa pubblica.
Chi sta al potere è sempre il peggiore si sa. E così si va avanti in un loop infinito dove il prossimo sarà destinato a prendere il posto del precedente e a sorbirsi le invettive degli scontenti che, alla fine della giostra, sono sempre gli stessi, e cioè quelli che pagano il biglietto e a cui viene vietato il divertimento e gli stessi si affrettano a mettersi di nuovo in fila per acquistare un altro biglietto consapevoli che neanche il prossimo giro gli sarà concesso.
I cittadini che si lamentano di tutto e di tutti inconsapevoli del fatto che l’incapace di turno, così come definito dalle opposizioni, lo hanno promosso loro stessi, lasciandosi sopraffare dal turbinio di parole senza senso se non quello di destabilizzare una costruzione già di per stessa fatiscente.
Mai, a memoria di uomo, tranne rare eccezioni, si è vista un’opposizione lavorare per il bene dei cittadini perché ha troppo da fare per screditare il Sindaco di turno, a cercare l’ago in un pagliaio, a creare vespai di inutili discussioni che non portano da nessuna parte e che, per il cittadino ignaro, restano azioni inconsistenti che non cambiano di uno iota i benefit che andrebbero riversati sulla comunità.
Gli stessi che dovrebbero redarguire quei cittadini del “piacere” e del “tengofamiglia”, dei favori che non tintinnano ma che sono peggio delle manette che gli negano, di fatto, una libertà di scelta che è propria di una democrazia sudata con il sangue dai loro antenati, di fatto giudicano e non vogliono essere giudicati.
Un primo cittadino, dunque, che si mette contro dei consiglieri di maggioranza per tenere fede al mandato ricevuto dal popolo, che non ammicca ai poteri forti delle dirigenze comunali, che nega assessori politici con super poteri, è un cattivo Sindaco, per definizione, perché tutti i sindaci sono cattivi.
Io sono abituato a giudicare le persone dalle azioni, le chiacchiere da marciapiedi le lascio a chi usa bere il caffè una volta la settimana in compagnia e per i restanti giorni da soli a rimuginare sul mio comportamento che, a detta loro, è incoerente.
“Nessun compromesso”, gridano, ma solo se i compromessi non si fanno con loro. Un’incoerenza che, rispetto alla mia, è come una montagna di fronte a un topolino, stesse misure.
Non so quanti chilogrammi di onestà intellettuale ci sia nel comportamento di Monopoli e non mi interessa.
Riconosco che, almeno da quello che si vede, non vuole cedere ai ricatti (politici), e questo mi piace assai.
Magari domani troverà un accordo con i dissidenti e capitolerà alle pretese dei consiglieri. In quel caso sarò il primo a ricollocarlo nell’ottavo girone infernale, all’interno della terza bolgia, quella dei simoniaci*, guarda caso.
- I simoniaci fecero mercimonio dei beni spirituali e in particolare delle cariche ecclesiastiche: essi sono capovolti in buche dalle quali fuoriescono solo con i piedi, lambiti da fiamme.