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CAIVANO. Il Consiglio Comunale viene confuso per una cantina dove giocare a “Padrone e Sotto”

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CAIVANO – Ieri sera si è svolto il Consiglio Comunale dove ai punti all’ordine del giorno si doveva approvare la variazione di bilancio e dove si doveva discutere delle “famose” linee programmatiche non discusse nel primo consiglio comunale, atto contestato anche attraverso la nostra testata.

La variazione di bilancio comprendeva sia la ratifica e non l’intercettazione, come l’amministrazione ha cercato di far credere in questi giorni, dei fondi distribuiti dal Ministero dell’Interno per l’emergenza Covid che risalgono ad una cifra intorno ai 2 milioni e 900mila euro e sia l’importo TARI.

La prima contestazione arriva proprio a riguardo l’importo TARI che dalla lettura delle delibere portate in aula si desumeva che quest’amministrazione ha preferito lasciarle inalterate rispetto all’anno precedente, praticamente la stessa cifra stabilita dalla terna commissariale prima di lasciare il posto al Sindaco Enzo Falco. La contestazione arriva dal Consigliere Giuseppe Mellone che memore delle proteste a vuoto fatte contro l’ex Sindaco Monopoli, si è ricordato che non si può stabilire la tariffa della TARI se prima i settori non hanno ratificato ed approvato il PEF (Piano Economico Finanziario) – che è sempre bene ricordarlo, va prodotto dalla ditta della raccolta rifiuti – ma che per legge, può essere sovrapponibile a quello dell’anno precedente, ecco perché poi si scaturisce il fatto che la rata TARI esce pari importo a quello dell’anno scorso. Ma lasciando stare i tecnicismi che sui quali non possiamo sapere se quest’amministrazione ci è o ci fa, l’assessore al bilancio Pasquale Mennillo, nel suo intervento comunque invita al buon senso – quest’ultimo fa sempre comodo tirarlo fuori quando si è spalle al muro – perché arrivati al 30 novembre, data ultima per presentare il bilancio è bene approvare il documento anche in assenza di quello che può essere benissimo redatto nei giorni a seguire. Infelice poi è stato l’intervento del Consigliere Perrotta quando richiama l’ex Amministrazione Monopoli puntualizzando che la stessa era solita emettere documenti PEF, secondo lui fasulli, dimenticando o non sapendo quanto scritto sopra, che può essere approvato il PEF pari importo a quello dell’anno precedente e la dimostrazione valida sta nel fatto che la quinta rata emessa dal Commissario Prefettizio è stata annullata dal TAR e dal Consiglio di Stato e su questo argomento invitiamo i lettori a leggere i fiuni di pagine di Minformo consumate a spiegare alla cittadinanza la genuinità del processo. Evidentemente il Consigliere Perrotta non è un nostro assiduo lettore, vuol dire che ce ne faremo una ragione. Bene ha fatto poi il Consigliere Angelino quando lo ha invitato a ricordare che tra le file di quell’amministrazione sedeva anche la figlia e il 35% della maggioranza di cui lui oggi ne fa parte. Ma questa è un’altra storia.

All’interno del corso dello stesso punto ci si focalizza sul capitolo di bilancio che quest’amministrazione ha deciso di mettere da parte per “eventuali” debiti fuori bilancio che si presenteranno al Comune di Caivano. Anche su questo punto c’è bisogno di una piccola informazione. Attualmente, visto il dissesto, l’Amministrazione Comunale deve badare a guardare avanti, considerato che i vecchi debiti sono diventati affari dell’OSL (Organo straordinario di liquidazione) il quale ha anche quasi terminato il suo compito di negoziazione con i creditori dell’ente, quindi Falco & C. non devono fare altro che raggiungere un pareggio di bilancio e ad oggi il Comune non presenta debiti, uno solo è stato avallato dal Comune di Afragola di circa 200mila euro per la questione Giudice di Pace, il quale contenzioso è stato affidato ad un avvocato esterno, scelto dalla maggioranza, con un incarico di 11mila euro oltre iva. Quindi, tutto quello contestato al Sindaco Monopoli quando ha dichiarato dissesto, volendo contare anche il debito del contenzioso IGICA nel dissesto, oggi lo sta applicando quest’amministrazione nel capitolo dei debiti fuori bilancio, e la dimostrazione che l’ex sindaco avesse ragione, sta proprio nelle parole del sindaco Falco durante il suo intervento quando spiega che se non si mettono questi soldi da parte si finisce con l’accumulare di nuovo debiti che non si possono pagare con il rischio di finire di nuovo in dissesto. Praticamente la stessa situazione che si trovò nel 2015. Allora il dissesto era necessario oppure no? E se non ci fosse stato dissesto, oggi su quale “debito free” si poteva fare programmazione?

I conti del buon padre di famiglia ci stanno ed è una scelta legittima, così come è anche legittima la richiesta dell’opposizione a vederci chiaro dato che il parere dei Revisori dei conti è arrivato appena sabato scorso ed è stato chiuso nel cassetto del Presidente del Consiglio. L’opposizione non chiede altro che partecipare, sapere con esattezza quanti debiti fuori bilancio, o quanti e quali possono essere dichiarati tali e in base a quello capire se quanto messo da parte sia bastevole, mancante o abbondante. Quindi la proposta arrivata dal Consigliere Salvatore Ponticelli e condivisa anche dal Pippo della maggioranza era quella di approvare il resto della delibera dove si ratificavano i due milioni e 900mila euro del Ministero e stralciare quella riguardante il capitolo dei debiti fuori bilancio per poi rivedersi, dietro diffida del Prefetto, nei giorni a seguire.

Dopo essere intervenuto Pippo Ponticelli ha spiegato che quel punto poteva essere stralciato dalla delibera e se non si riusciva a vedere chiaro, anche “Noi Campani” si sarebbe astenuto dal votare, interviene il Consigliere Della Rocca e da vero cultore della politica che fu, quella stessa, ricordiamolo, avvezza a prendere per i fondelli i cittadini e raggirare le regole democratiche a proprio uso e consumo, confonde la politica con il gioco del “Padrone e sotto” e se ne esce con una regola non scritta, forse tramandata nelle vecchie segreterie di partito da oligarchi di altra epoca che regolarizzavano la vita politica sui territori solo ed esclusivamente per conservare la propria poltrona e il proprio potere ed esclama: “Io, invece stasera voglio parlare di politica e la politica vuole che quando l’opposizione dichiara di astenersi, inutile discutere, si va alla votazione e si vota compatti”. Ma dove? Quando? Chi lo stabilisce? Dove sta scritta sta legge? E la Democrazia? Il dibattito pubblico? L’assenza del vincolo di mandato sancito dalla Costituzione? La responsabilità politica? Vanno a farsi benedire?

Come se in nome della compattezza della maggioranza ogni Consigliere Comunale debba diventare un automa e votare tutto quello che gli viene propinato senza spirito critico e senso di responsabilità. Ma forse il Consigliere Della Rocca ha davvero confuso il Consiglio Comunale per una cantina sociale e giocando al “Padrone e sotto” – un gioco di carte che anima da secoli (anche con una certa assiduità) le dinamiche da cantina e bar in ogni piccolo paesino del Sud Italia che si rispettie confondendo inoltre il ruolo di Consigliere Comunale con quello del “Padrone” ha proposto al “Sotto” – in questo caso il resto della maggioranza – di mandare l’opposizione all’Urm (cioè non avere la possibilità di bagnarsi le labbra con alcun liquido alcolico presente sul tavolo; rimanere all’asciutto). Sicuro che solo chi ha una certa età potrà capire la mia similitudine ma è proprio l’impressione che ha dato il Consigliere Della Rocca, ossia risolvere la questione, in totale assenza di democrazia, attraverso regole non scritte tramandate dai nostri avi, ribadendo la forza dei numeri che ovviamente la maggioranza possiede, anche grazie alla furbizia del veterano Lello Del Gaudio che pur criticando la delibera vota a favore e si legittima ago della bilancia ed elemento a cui bisogna essere grati.

E passando dalla cantina all’aula di Consiglio, come volevasi dimostrare, la proposta dell’opposizione e di Noi Campani non viene accolta e la variazione di bilancio viene approvata con numeri risicati: 13 favorevoli e 12 astenuti – compresi i tre di Noi Campani – questo denota già i primi problemi per il Sindaco Falco che dopo il secondo Consiglio Comunale presenta alla città una maggioranza scollata. Ieri si è assistiti all’opposizione all’interno della stessa maggioranza e il voto finale ne è la dimostrazione. Ovviamente il messaggio lanciato da quelli che sono considerati la cenerentola della maggioranza è chiaro: “non ci hai dato il Presidente del Consiglio e staremo a vedere se fai chiacchiere sui ruoli di sottogoverno”. Altro che compattezza come qualche esimio collega ha potuto scrivere a mezzo social. Ieri la maggioranza ha dimostrato di essere a rischio e l’opposizione ha dato dimostrazione di esserci ed essere anche agguerrita, collezionando non solo la condivisione di parere da parte dei tre della maggioranza ma anche i complimenti da parte dell’assessore Mennillo nella persona di Antonio Angelino, sceso in campo stavolta più motivato e più agguerrito del primo Consiglio comunale.

Altra nota dolente per quanto riguarda il senso di responsabilità che non appartiene a nessuno dei presenti è quello di essere scomparsi dall’aula, facendo mancare così il numero legale per proseguire, nel momento della discussione sulle linee programmatiche. In poche parole si è dovuti rimandare a domani, con il conseguente ulteriore aggravio di spese per la trasmissione streaming che peserà sempre sulla spesa pubblica. È bene informare i nostri lettori che grazie a questa testata e alle aspre critiche per il denaro scialacquato nel primo consiglio comunale e grazie al fatto che l’amministrazione ha deciso di fare una piccola indagine di mercato così come proposto nel mio editoriale, Caivano ha risparmiato circa 750€ a seduta per questa e per le prossime altre due sedute e che in totale fanno € 2250,00 che di questi tempi e con un Comune in dissesto non sono affatto pochi e si possono aiutare altre famiglie in difficoltà.

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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