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Informatica

WhatsApp, arriva l’app capace di spiare le persone

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La scienza moderna ci ha abituati a grandi progetti e sontuose innovazioni. Nel campo della tecnologia, in particolare dei social, nessuno ha mai sfiorato minimamente le prestazioni della messagistica  whatsappiana.

WA è infatti senza ombra di dubbio l’app leader del settore per distacco. Per anni società e aziende informatiche hanno tentato di creare qualcosa che gli assomigliasse, ricordiamo ad esempio “chaton”, “viber”, “line” o lo stesso “telegram” (diventato poi un semplice sottogruppo di instagram). Tutti tentativi debellati con facilità dallo strapotere della “nuvoletta verde”.

D’altronde è grazie a lei (o meglio per causa sua) se il buongiorno la mattina non è più il gallo a cantarlo, ma sono i polpastrelli che lo digitano.

A tutto questo bisogna aggiungere che l’app ha sviluppato negli anni una forma di sicurezza unica. C’è chi ritiene che la crittografia di ogni chat sia talmente complicata che è difficile anche riprenderla in una seduta penale.

Oggi, però, siamo di fronte ad un vero e proprio paradosso: lo stesso gruppo “Facebook Inc“, di proprietà Zuckerbergiana, ha sviluppato un’app capace di tracciare i movimenti di un singolo utente.

“Whats tracker” è il nome di questa nuova forma di spionaggio, ed è già possibile scaricarla. Per di più sarebbe anche legale, in quanto non minerebbe le reali attività personali di un utente(come se poi monitorare gli accessi e le uscite non sia già violazione di privacy).

A quanto pare il proverbio di oggi è : “Il lupo perde il pelo, ma mai il vizio”.

campania

Insegnamento digitale, solo il 13 per cento degli edifici scolastici partenopei ha un’aula informatica

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Napoli è tra le peggiori città italiane per alfabetizzazione digitale. Il capoluogo campano, infatti, conta un’aula informatica solo nel 13 per cento degli edifici scolastici. Addirittura sotto la media regionale, che arriva a un comunque mediocre 17,8 per cento, e peggio di città come Siracusa, Catania e Catanzaro. In generale, il rapporto tra gli italiani e il digitale non sembra dei migliori. Solo il 58,3 per cento dei giovani tra 16 e 19 anni, infatti, nel 2021 possiede competenze adeguate, a fronte del 69,2 per cento dei coetanei europei. In sostanza, sottolinea un’indagine Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat , la diffusione delle abilità informatiche tra gli adolescenti italiani è più bassa rispetto ai coetanei della maggior parte dei paesi Ue e spesso non arriva a un livello ‘base’. Si tratta di una tendenza di più lungo periodo che mal si accompagna con l’epoca in cui viviamo, sempre più digitalizzata. 

Va ancora peggio se si allarga la platea agli italiani 16-74 anni. Se il 53,9 per cento degli europei ha competenze almeno di base e – solo – il 26,4 per cento ne possiede di superiori, l’Italia riesce a registrare rispettivamente il 45,6 per cento e il 22,5 per cento. Tra le responsabilità di questo incredibile ritardo c’è sicuramente un’infrastruttura scolastica non all’altezza del compito. 

La scuola è parte del problema. Nonostante l’importanza di un insegnamento digitale tra i banchi, fin da bambini, la scuola in Italia ha sempre mostrato una scarsa ‘attitudine’ informatica. Né le cose sembrano migliorate negli ultimi anni. In Italia ci sono più di 40mila edifici scolastici e, in base a quanto comunicato dagli enti proprietari per l’anno 2021/22, solo 1 istituto su 3 dispone di aule ad hoc (32,4 per cento), addirittura 1 su 4 nelle aree periferiche (26,3 per cento) e ultraperiferiche (25,1 per cento). In generale, in più di un caso su 4 (26,2 per cento) le aule non sono presenti, mentre nel 41,4 per cento degli edifici l’informazione non è stata dichiarata. Ma nei comuni periferici l’informazione non è stata data nel 50 per cento dei casi, il 55 per cento in quelli ultraperiferici. Per tali aree risulta dunque difficile stabilire se si tratti di un’omissione o di un’assenza effettiva.

Si segnalano grosse differenze geografiche, che ricalcano la solita frattura Nord-Centro Sud, intersecata da una spaccatura tra aree centrali-aree periferiche. In Piemonte e Liguria risulta presente un’aula informatica in quasi una scuola su 2 (rispettivamente 49,9 per cento e 49,3 per cento). Superano il 40 per cento Valle d’Aosta, Marche e Toscana, mentre non fanno benissimo Abruzzo (23,3 per cento), Calabria (18,1), Campania (17,8) e Lazio (16,8). Addirittura 14 province dichiarano la presenza di un’aula in meno di un edificio su 5: Teramo (19,8 per cento), Rieti (18,1), Siracusa (17,9), L’Aquila (17,7), Catania (15,6), Crotone (15,5), Catanzaro (15,1), Matera (14,5), Roma (13,7), Napoli (13,6), Cosenza (13), Latina (12,3), Salerno (11,9) e Benevento (10,4).

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Informatica

Facebook: disfatta o rinascita?

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NAPOLI – Questa settimana il gruppo Facebook, cui fa capo Mark Zuckerberg e che comprende Instagram, Whatsapp e Oculus, sarà soggetta ad un cambio di nome.

Si tratta di una operazione non troppo diversa da quella che fece al suo tempo Google qualche anno fa variando il suo nome in Alphabet, anche se tutti continuarono a chiamare la società come “gruppo Google”.

Le variazioni della società del magnate americano arrivano nel momento di certo più complesso della sua storia. Da u mese a questa parte, infatti, un noto quotidiano americano sta pubblicando regolarmente decide di contenuti provenienti da migliaia di documenti interni al sistema della società che dimostrano la completa consapevolezza del CEO per quanto concerne la violazione della privacy dei singoli usufruitori dei servizi legati alla sua azienda, nonchè i danni diretti e più generali alla democrazia.

Ciò di certo non giova alla figura dell’imprenditore americano che spesse volte si è espresso a riguardo smentendo tali voci e confutando le teorie espresse al riguardo dai maggiori competitor, nonché dai consumatori dei servizi prestati. Nei dati pubblicati, invece, si evince non solo la piena conoscenza di Zuckerberg negate a fronte di un protezionismo nei riguardi del profitto, ma anche quella dei collaboratori dello stesso.

Diversi osservatori si espongono sul periodo tale periodo aziendale secondo i termini “Facebook è già morto”. Il gruppo, invece, continua a crescere in controtendenza.

Diversi miliardi di utenti usano i suoi servizi ogni giorno. Come si è visto qualche settimana fa quando improvvisamente, e per molte ore, hanno smesso di funzionare, con un impatto sulla vita di molti per nulla indifferente.

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Attualità

DAZN ha la Serie A in pugno: sbaragliata la concorrenza di Sky

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Incredibile ma vero. L’offerta di Dazn per il triennio 2021-2024, sui diritti televisivi della Serie A, ha superato quella del colosso Sky.

Infatti, l’offerta del colosso della tv satellitare (750 milioni) , nella fase di trattative fra club e tv, è stata superata da quella di Dazn di 840 milioni.

Per questo, 11 società di Serie A sono pronte  ad accettarla. Serviranno 14 Si, ma molto probabilmente il rinvio della scorsa riunione di Lega non è stato un caso.

Le diplomazie per raggiungere quella soglia sono al lavoro. La strada pare tracciata.

Noi amanti del calcio però, ci poniamo non poche domande. Dazn opera in streaming, su internet. L’Italia è pronta a trasmettere non più in digitale il campionato di Calcio? Diciamo che Dazn ci ha riservato spesso spiacevoli sorprese e quindi avrà potenziato i suoi sistemi di trasmissione o sarà un triennio di calcio ‘senza segnale’?

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