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CAIVANO. Vecchie glorie politiche cominciano a dialogare per la prossima campagna elettorale

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CAIVANO – A Caivano nessuno se ne è accorto del passaggio inesorabile del tempo. Un commissariamento durato circa trenta mesi senza che nel comune gialloverde cambiasse qualcosa. La società civile sorda ai richiami di responsabilità che una comunità come quella di Caivano lancia per non finire di sprofondare nel degrado sociale più assoluto ha fatto si che chi detenesse il potere, anche se labile e delicato, a distanza di quattro mesi dalle prossime elezioni potesse strutturarsi e perché no sedersi ai tavoli che contano.

In questo momento chi sta facendo la parte del leone sul territorio è senza ombra di dubbio il gruppo politico di “Liberi Cittadini” che attraverso le sue bocche di fuoco, schierate già dai primi istanti di questa campagna elettorale, sta diventando polo attrattore del centro sinistra sul territorio caivanese. La delegazione trattante all’interno della civica rossoblu è a sistema di rotazione ma i primi incontri si sono tenuti alla presenza dell’ex senatore Giacinto Russo, Raffaele Sirico, Giuseppe Carofilo e Pasquale Mennillo, vecchie glorie della politica caivanese che hanno deciso di scendere in campo vista l’assenza di una rinnovata classe dirigente.

Infatti, mercoledi scorso c’è stato il primo incontro ufficiale tra “Liberi Cittadini” e UDC, dove si è discusso delle modalità di approccio e non sono mancati scambi di nomi su quello che potrebbe essere la sintesi di una coalizione di centro sinistra ma soprattutto quale gruppo debba avere la rivendicazione del candidato sindaco all’interno della coalizione stessa. L’incontro è terminato con una piena delega a trattare col PD affidata a “Liberi Cittadini” da parte di UDC con la consapevolezza di poter convergere sulle stesse idee di trattativa.

All’indomani – giovedì scorso (9 gennaio ndr) – “Liberi Cittadini” forti del fatto che potessero parlare anche a nome di UDC si incontrano nella sede del PD e le quattro glorie del gruppo rossoblu cominciano a dialogare con la delegazione trattante democratica formata da Franco Marzano il segretario cittadino, Arcangelo Della Rocca, Marcantonio Falco, Pierina Ariemma e Iuri Bervicato. Tolto il giovane Marcantonio Falco che però non può non parlare anche secondo principi e idee della sua famiglia, da tempo attivi politicamente sul territorio, un vero e proprio scontro tra titani. Insomma questo è lo scenario attuale caivanese, questa è la nomenclatura abilitata a trattare temi politici sul territorio, complice una totale assenza di nuova classe dirigente e cittadinanza attiva da quando il Comune è stato sciolto per ingerenze della criminalità organizzata ad oggi. Ma veniamo ai fatti.

“Liberi Cittadini”, prende la parola e pone le proprie condizioni. Il PD, questa volta, a differenza delle altre campagne elettorali, assume una posizione meno aggressiva ed è dedito all’ascolto, assorbe le richieste dei commensali e incassa l’austerità del gruppo dalle bocche di fuoco. Forse consapevoli del fatto che chi ha la volontà di formare una forte coalizione di centro sinistra non può non ascoltare le richieste di un gruppo solido e ben strutturato come lo è attualmente “Liberi Cittadini” che, allo stato attuale, avrebbe tutte le carte in regola anche per rivendicare la figura del candidato sindaco, fatto salvo se il PD non covi qualche asso nella manica.

Dal confronto è uscita fuori la possibiltà di poter trattare anche col M5S o almeno con quello che ne è rimasto sul territorio, visto che almeno una parte di essi, quelli che si professavano i più ortodossi, il gruppo riconducibile all’ex candidata a sindaco pentastellata Maria Biglietto sono stati visti più volte seduti ai tavoli di “Caivano Conta” l’incubatore civico messo su da Antonio Angelino l’ex segretario del PD.

Infatti la difficoltà del PD sarà proprio quella di individuare i suoi interlocutori sul territorio, vista la loro totale assenza dalla scena politica caivanese e questo fa pensare che si arriverà a dialogare prima con gli organi sovracomunali, i quali possono essere il Ministro Vincenzo Spadafora, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio o il Presidente della Camera Roberto Fico per sapere chi siano i reali referenti sul territorio del Movimento 5 stelle.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, in realtà un gruppo che si riconosce negli ideali, oramai scomparsi, del M5S sul territorio c’è, anche se da anni non lo si riconosce per le sue azioni politiche sul terriorio, ed è il “Meetup Caivano” che avrebbe già avviato i lavori per presentare la propria lista alle prossime elezioni amministrative e correre in solitaria come sempre fatto individuando in Pasquale Penza – un agente di Polizia originario di Caivano ma che presta servizio a Roma – il proprio candidato sindaco. Staremo a vedere l’evoluzione dell’ipotetico matrimonio PD-M5S e centro sinistra.

Insieme ai tavoli di confronto è cominciato anche il totonomi sul territorio e anche se non sono stati ancora calati sul tavolo, quelli che circolano oggi sicuramente non saranno quelli di domani. Infatti si parte da UDC dove non disdegnerebbe se alla fine della fiera sul tavolo della coalizione di centrosinistra uscisse fuori il nome di Consiglia Aquilone.

In Liberi Cittadini sono diverse le figure che potrebbero auspicare allo scranno più alto della città a partire dall’ex senatore Giacinto Russo che non disdegnerebbe una chiamata generale della coalizione ma lo stesso Pasquale Mennillo sarebbe candidato a far bene visto che cova da sempre sogni di gloria.

Per quanto riguarda il PD, non c’è una rosa di nomi ben specifica, a differenza degli altri anni, questa volta il partito zingarettiano ha capito che le lotte intestine e i personalismi non fanno altro che rafforzare i loro interlocutori e ci vanno con i piedi di piombo, attendendo le mosse dei colleghi. Attendeiste infatti sono le mosse anche di chi all’interno del partito sogna di aggiustare le cose in città. Vi terremo aggiornati.

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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