Continua senza sosta il fermento per le prossime elezioni regionali. L’intervento di Gennaro Migliore (Renzi in sostanza) chiude definitivamente le porte alla ricandidatura di De Luca. E spiana la strada, così come abbiamo anticipato ieri, all’ex Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Ovvero il nome vero nella testa dell’ex premier. Il magistrato di Giugliano, storicamente ritenuto un baluardo di legalità per le sue battaglie al clan dei Casalesi, rappresenta non solo un profilo su cui Pd e M5S porrebbero difficilmente veti. Ma il vero valore aggiunto in grado di giocarsela seriamente col centrodestra in una competizione elettorale. Inutile girarci intorno. Cantone, sul piano politico (e mediatico) attirerebbe a sé la cosiddetta società civile (espressione abusata negli ultimi anni ma che in questo momento rende bene l’idea). In altre parole, un modo per allargare il raggio d’azione in termini di consensi e di alleanze. Ben oltre lo steccato degli schieramenti politici. Ma se Atene non piange, Sparta prova a ridere. Capitolo centrodestra. Il “partito delle primarie” composto da Nappi, Mastella e Russo continua a bocciare la candidatura di Caldoro. In poche parole, l’ombra di Cantone rafforza i dissidenti forzisti. Oggi più che mai al cospetto di un candidato autorevole da sconfiggere. Stavolta i mal di pancia si allungano.
Ed arrivano a Roma. Precisamente a via Bellerio, sede nazionale della Lega. Salvini nei giorni scorsi ha frenato la ricandidatura, al netto delle resistenze campane, dell’ex governatore azzurro. Quasi a voler rivisitare la linea per la Campania. Il leader del Carroccio sapeva bene che il circuito “pentadem” avrebbe tentato in ogni modo di “cancellare” la ricandidatura di Vincenzo De Luca. Con l’ipotesi Cantone in campo, per il centrodestra sarebbe un naufragio annunciato. Ed ecco che si corre ai ripari. Stando alle indiscrezioni circolate nelle ultime ore, Salvini nelle prossime ore chiederà a Berlusconi un candidato alternativo. In grado di competere con Cantone. Come in molti sanno, la leadership per le Regionali in Campania tocca a FI. E qui casca l’asino. Forza Italia, salvo miracoli dell’ultim’ora, non ha nomi spendibili oltre Caldoro. Da qui potrebbe innescarsi una rivisitazione della spartizione romana delle regioni. La Calabria andrebbe ufficialmente a Forza Italia (il centrodestra è in netto vantaggio anche se il candidato azzurro calabrese finora non ha entusiasmato). E la Campania, dove la partita appare assai più difficile, potrebbe toccare al Carroccio. L’ultimo nome su cui punta la Lega è Aurelio Tommasetti. Autodefinitosi “liberale” in un’intervista a Repubblica qualche mese fa, l’ex rettore dell’Università di Salerno (ha lasciato l’incarico un mese fa) è stato candidato alle ultime elezione Europee. Ottenendo 26mila preferenze (di cui 22mila in regione).
Non è stato eletto ma gode di grande stima da parte dello stesso Salvini. Che lo vedrebbe bene alla guida del centrodestra in Campania. Alcuni dettagli passati inosservati spingono verso questa scelta. Alle Europee, rimanendo sul dato campano, è stato il primo non eletto dopo gli europarlamentari “di terra nostra” Lucia Vuolo e Valentino Grant. Altro dato da non sottovalutare riguarda la kermesse napoletana di inizio mese. Salvini arrivò a Napoli per ufficializzare la nomina a coordinatore regionale di Nicola Molteni. Mentre Grant, Vuolo, Cantalamessa e Castiello erano seduti ai primi posti, l’ex vicepremier salutò pubblicamente Tommasetti. Fate attenzione. Un segnale politico important. Non a caso manifestatosi nel giorno stesso in cui si nominava il reggente regionale. Semplice coincidenza? Assolutamente no. A conferma che l’ipotesi del professore salernitano regge da tempo. Niente è a caso. Nemmeno i dubbi. La partita resta aperta.