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CAIVANO. Ha ragione il Consigliere Mellone, parlare con la testa vuota e peggio che a bocca piena

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CAIVANO – “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire“. L’ex Consigliere Giuseppe Mellone, attualmente coordinatore cittadino di Forza Italia, letto il nostro articolo di ieri (leggi qui) tenta di correre ai ripari e lo fa nel modo in cui finora ha tentato di fare politica sul territorio, in maniera superficiale e sprovveduta, asserendo cose non vere, a tratti cercando di rigirare la frittata come già descritto nel nostro articolo e aggiungendo cose vere solo in parte. Ma siamo sicuri che la colpa non è sua, forse l’ex consigliere azzurro non si è nemmeno letto la sentenza del Consiglio di Stato che per chi volesse approfondire la questione la alleghiamo alla fine di quest’articolo. Ma veniamo ai fatti.

A mezzo Facebook, oltre le offese e gli improperi lanciati a nostro indirizzo – ma dei costumi degli ex consiglieri forzisti siamo abituati e lo abbiamo anche descritto ieri – l’ex consigliere Mellone scrive: “L’emissione della V rata della Tari è stata respinta dal Tar Campania prima e dal Consiglio di Stato dopo, solo perché approvate oltre tempo stabilito dalla legge. I competenti organi di Giustozia non si sono pronunciati sull’aumento del gettito TARI”. Forse l’ex consigliere pascarolese non sa che il TAR non entra nel merito semplicemente perché è un organo della magistratura amministrativa che si occupa di badare alle procedure e in tal senso stabilisce se un atto amministrativo abbia seguito l’iter burocratico esatto o meno, nei tempi e nelle modalità. Il Consiglio di Stato invece va oltre e non solo ammette che la deliberazione della quinta rata è stata redatta in ritardo ma scrive pure che il Commissario De Vivo non tiene conto che un Comune in dissesto deve seguire anche altre procedure e tenere conto della compensazione dei tributi TARI-Fatturazione della ditta dei rifiuti che equivale all’importo riportato sul PEF. Come di seguito si può leggere da questo estratto della sentenza: “Secondo i principi generali in materia di annualità dei tributi locali, la violazione del termine perentorio di approvazione del tributo non incide sulla legittimità degli atti comunali, ma esclusivamente sul regime di efficacia temporale,…

…Ma nel caso specifico va puntualizzato che se tale è la norma generale, va rammentato che i Comuni in stato di dissesto va applicato l’art. 251 comma 5 del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, il quale stabilisce espressamente che “Per il periodo di cinque anni, decorrente dall’anno dell’ipotesi di bilancio riequilibrato, ai fini della tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare le tariffe nella misura massima consentita dalle disposizioni vigenti. Per i servizi a domanda individuale il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti. Per i termini di adozione delle delibere, per la loro efficacia e per la individuazione dell’organo competente si applicano le norme ordinarie vigenti in materia. Per la prima delibera il termine di adozione è fissato al trentesimo giorno successivo alla deliberazione del dissesto”.

Lo stato di dissesto per il Comune di Caivano è stato dichiarato il 18 giugno 2016, mentre la delibera del Commissario straordinario di approvazione delle tariffe di gestione dei rifiuti urbani per l’anno 2017 è stata emessa in data 4 dicembre 2017…

…per concludere il Comune di Caivano commissariato non ha rispettato nemmeno i termini specifici sopraddetti e dunque la delibera sugli aumenti non può essere applicata al 2017 ed in teoria dovrebbe slittare al 2018, riformando sul punto la motivazione data dal Tribunale amministrativo campano sull’annullamento in radice”.

Ovviamente, questo cosa vuol dire, lo scriviamo per tutti quelli che non comprendono il gergo tecnico e per quelli che non si sono letti la sentenza che la mancata applicazione dell’art.251 fa decadere interamente la deliberazione e pertanto tale aumento doveva slittare al 2018, ma siccome nel 2018 sono stati calcolati e quindi spalmati nelle quattro rate anche gli aumenti calcolati nel 2017, i caivanesi si sono ritrovati a pagare illegittimamente, in maniera anticipata di anno in anno. Di conseguenza non è vero neanche ciò che asserisce il Mellone quando scrive: “la battaglia politica per la riduzione della Tari che i consiglieri di Forza Italia hanno portato avanti, è stata sempre interpretata nei termini di una doverosa attività politica e istituzionale a tutela dei diritti dei cittadini”.

Perché nella loro battaglia al sindaco Monopoli che attuando le stesse misure del PEF del 2016 osservava a pieno l’art. 251 comma 5 del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267 e conclusasi con la deliberazione del Commissario De Vivo hanno innescato un circolo vizioso che comporterà un buco nelle casse comunali che supererà di gran lunga il milione di euro, visto che se la quinta rata doveva essere spalmata nel 2018, così come asserisce il Consiglio di Stato, quello che invece è stato spalmato nel 2018, di conseguenza doveva essere pagato nel 2019 e così via…

Ai tanti numerosi ipotetici ricorsi che arriveranno da chi con tanti sacrifici ha già pagato profumatamente il Comune di Caivano chi ne risponderà? Ovviamente sempre e solo i cittadini caivanesi, non di certo l’ex consigliere Giuseppe Mellone con la sua pancia vuota come tenta di comunicarci attraverso il suo post.

Quindi è proprio vero ciò che recita l’immagine a corredo del suo post: “Parlare con la testa vuota è molto peggio che parlare con la bocca piena”. Peccato però che la testa vuota risulta sempre averla chi non legge, chi ignora e chi non si informa.

Leggi qui la Sentenza Consiglio di Stato PPG.

Caivano

CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caivano

Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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