NAPOLI NORD SANT’ANTIMO – IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI CONVALIDA IL SEQUESTRO ESEGUITO DALLA POLIZIA LOCALE DELLA FABBRICA DI LAVORAZIONE MARMI
Pochi giorni fa la Polizia Locale di Sant’Antimo, diretta personalmente dal Comandante Piricelli, nell’ambito delle operazioni finalizzate a reprimere il grave fenomeno della “TERRA DEI FUOCHI”, su delega di indagini del Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli Nord, dott.ssa Veronica Soriano, si è recata presso la fabbrica di lavorazione marmi ubicata al Corso Europa, già oggetto di sequestro circa un mese perché operante sul territorio da svariati anni senza le autorizzazioni prescritte nonché quella all’emissione in atmosfera ed allo scarico delle acque reflue.
Il GIP non convalidò il sequestro.
A seguito di delega di indagine la Polizia Giudiziaria, diretta dal Comandante Piricelli, ha predisposto ed effettuato accurato sopralluogo tecnico congiunto, con personale dell’ASL Napoli2Nord Dipartimento Igiene e Sanità Pubblica e Dipartimento Medicina del Lavoro, presso l’attività di lavorazione marmi finalizzata alla verifica del rispetto delle norme ambientali Dlgs 152/06 e delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
I controlli hanno evidenziato numerose carenze tra le quali l’assenza di convogliamenti delle polveri prodotte dai macchinari e nessun documento attestante lo scarico delle acque reflue (Autorizzazione Unica Ambientale), in quanto l’attività di lavorazione marmi, così come previsto dall’art.269 c.2 del Dlgs 152/2006, è soggetta ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera, mentre le acque reflue che provengono dai servizi igienici devono essere autorizzate dall’Ente Idrico Campano per l’immissione in pubblica fognatura; altresì non veniva prodotto nessun documento attestante dove finissero i rifiuti prodotti dall’attività di lavorazione marmo e nessun tipo di autorizzazione per esercitare.
Numerose sono state le violazioni che ha contestato il dipartimento di Prevenzione Medicina del Lavoro dell’ASL Napoli2Nord, per quanto attiene la materia antinfortunistica: mancata esibizione del DVR, carenza di condizioni igienica dei locali di lavoro, attrezzature e pavimentazione risultate piene di polvere derivanti dalle lavorazioni, pareti e soffitto dei locali allo stato grezzo e non intonacati, cancello d’ingresso rotto nella parte inferiore ed arrugginito, impianto di aspirazione delle polveri non funzionante; diversi macchinari che presentano ruggine diffusa, la pavimentazione degli ambienti di lavoro sia interna che esterna presenta sporgenze e sconnessioni, materiale di vario genere tra cui fili elettrici, pezzi di marmo, materiali di risulta, attrezzi vari disordinatamente sparsi, anche all’esterno dove ingombrano la normale circolazione, assenza di un sistema di aspirazione e di raccolta delle polveri, mancata nomina del medico competente, mancata esibizione di idonea documentazione attestante la formazione generale e specifica dei lavoratori.
Terminati gli accertamenti, dall’esito degli stessi, la Polizia Locale ha nuovamente posto sotto sequestro di Polizia Giudiziaria la fabbrica per esercizio dell’attività senza la dovuta autorizzazione per l’emissione in atmosfera, senza autorizzazione allo scarico delle acque reflue, assenza di formulari di identificazione rifiuti, dai quali si evince il destino finale dei residui di lavorazione.
Il Giudice per le Indagini Preliminari, letti gli atti ed esaminata la richiesta del Pubblico Ministero, ha convalidato il sequestro operato dalla Polizia Locale in quanto vi è pericolo che la libera disponibilità dell’opificio e dei beni presenti all’interno dei locali dello stesso determini un ulteriore aggravamento delle conseguenze dei reati sopra indicati.
Infatti al momento dell’accertamento posto in essere dalla Polizia Giudiziaria l’attività era in corso e veniva gestita senza alcun tipo di autorizzazione, in maniera quindi totalmente abusiva nonostante l’indagato fosse di recente già stato destinatario di un controllo e di un sequestro per ragioni analoghe.
Si tratta di condotte espressive di totale indifferenza al rispetto delle regole, che inducono a ritenere concreto il pericolo di reiterazione dei reati commessi ove venga lasciata all’indagato la disponibilità dell’area adibita ad opificio.
Il sequestro è stato legittimamente eseguito dalla Polizia Giudiziaria per la urgente necessità di impedire la protrazione dei suddetti reati.