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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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CAIVANO. Legalità a fasi alterne. Mancano i controlli sulla Sottosegretaria Pina Castiello e sul bar di Angelino

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CAIVANO – Da un anno che i caivanesi onesti devono subire l’onta dell’etichetta approntata e diffusa dai soloni della legalità che attraverso le interviste, passerelle e ospitate nei talk show dipingono questa città alla stregua delle periferie del quarto mondo.

Piani, decreti, misure e convegni consumati nel nome della tanta ostentata legalità. Non che Caivano non ne abbia bisogno per carità, che ben vengano iniziative atte a sensibilizzare la comunità verso un valore, secondo me, prioritario.

A mettere in dubbio però è l’onestà anche intellettuale, la moralità e la coerenza di alcuni personaggi che si apprestano a calcare i red carpet delle passerelle e i tavoli dei relatori nei convegni nostrani.

A Caivano, specialmente nell’ultimo anno a trazione meloniana, si applica la legalità a senso unico alternato, far rispettare le regole solo alla povera gente che non sa come difendersi e a chi la pensa diversamente dal Pensiero Unico che si sta cercando di instillare nel tessuto sociale e nell’opinione pubblica.

Basta leccare la gonnella giusta e subito si diventa intoccabili. Basta una distrazione volontaria da parte di chi amministra e chi ha abusato di un’apertura di attività illegittima si vede lasciato in pace. Basta rappresentare i piani alti della politica nazionale e ottieni automaticamente la patente di legalitario.

Vorrei tanto sapere se il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza, uomo di Stato dopo averlo servito per tutta la sua vita in giro per il mondo a catturare narcotrafficanti, seduto al tavolo di uno dei tanti convegni che promuovono la legalità tenutosi ieri mattina nella Basilica SS. Maria di Campiglione, fosse a conoscenza del fatto che il settore SUAP del Comune che oggi amministra sia negligente nell’applicare le regole e nel chiudere l’iter burocratico riguardante l’apertura illegittima di un bar sorto senza autorizzazione all’interno della zona ASI.

Infatti, dopo che il suddetto settore sia stato raggiunto da un esposto in cui si denunciava l’anomalia legata a quel tipo di attività, tra l’altro ricordiamolo attività facente riferimento all’ex Consigliere Antonio Angelino poiché di proprietà del fratello, investiva il Comando della Polizia Locale affinché si verificassero le condizioni illustrate nella denuncia. All’indomani gli agenti della Polizia Locale accertavano con prove che in quei locali venissero somministrate bevande, caffè ed alcolici anche agli avventori della zona ASI e comunicavano il tutto, attraverso una relazione dettagliata al SUAP, in attesa di ulteriori disposizioni da parte del settore.

Ovviamente, le disposizioni che chiunque tiene un po’ alla legalità si dovrebbero tradurre nella chiusura di quell’attività o quanto meno assicurarsi in qualche modo che tali contravventori non fossero più messi nella condizione di continuare ad espletare tale attività. Invece niente. Dal SUAP silenzio assoluto e in mancanza di direttive dal settore competente, gli agenti di Polizia Locale non possono agire perché privi di indirizzi.

E su questa vicenda, inoltre, registriamo ancora una totale assenza dell’ex Consigliere Antonio Angelino, dato che non si è ancora espresso in merito, attraverso i suoi canali di Comunicazione.

Come succede anche al settore Tributi. Il Commissario Filippo Dispenza è a conoscenza che un immobile di proprietà della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Pina Castiello – sua commensale ieri al tavolo di Campiglione – e dei suo fratelli, che insiste in via quattrovie e via cinquevie sia del tutto estraneo ai registri TARI, salvo una piccola porzione destinata a quagliodromo intestata al fratello Luigi e che su tali immobili – parliamo di una superficie di 1888 mq – non sia stata mai pagata la Tassa dell’IMU?

Ora consapevoli che a partire dal 2016 sono esenti dal pagamento dell’IMU i terreni agricoli, anche incolti, posseduti e condotti da coltivatori diretti e da Imprenditori agricoli professionali (Iap), iscritti nella previdenza agricola, indipendentemente dalla loro ubicazione, sappiamo pure che alcuni eredi di tali coltivatori diretti non posseggono aziende agricole, così come sappiamo pure che l’IMU sia esente solo se quell’immobile sia la casa di residenza e da quello che ci risulta nessuno dei quattro figli ereditari della mamma intestataria del bene abbia residenza in quell’immobile. Ma sarebbe bello sapere pure cosa sia successo prima del 2016, dato che quell’immobile già esisteva e la legge che consente l’esenzione non esisteva ancora.

Quindi. Accertato che dal database dell’Ufficio Tributi su quell’immobile non è stato mai pagata la tassa IMU, saremmo curiosi di sapere per quale motivo. Siamo sicuri che tutte le particelle catastali di quei beni immobili siano tutte esenti da IMU?

Poi se aggiungiamo che da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, sappiamo pure che è partita anche una richiesta di verifica di accertamento TARI ma che si è infranta una volta venuti a conoscenza della dipartita della mamma della Sottosegretaria titolare del bene. Deduciamo anche che sia stata praticata un’azione, da parte del settore, in maniera superficiale e non approfondita con l’invio di tale accertamento ai diretti eredi, tra l’altro ben visibili all’interno della visura catastale.

Allora le domande che mi sorgono sono: Perché a Caivano si applicano le regole adottando due pesi e due misure? Tenendo conto che la Costituzione garantisce equità sociale, secondo l’Amministrazione caivanese i cittadini non sono tutti uguali? Ma poi. Siamo sicuri che tutte queste persone citate in quest’articolo abbiano i requisiti di insegnare la legalità a noi caivanesi? Ai posteri l’ardua sentenza.

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