CAIVANO – “Ecco, la musica è finita. Gli amici se ne vanno. E tu mi lasci solo più di prima”. Recitava così un famoso brano del compianto cantautore Franco Califano e sono versi questi, che si sposano perfettamente con l’attuale situazione caivanese.
Passate le elezioni europee, spenti i riflettori e le telecamere della campagna elettorale a Caivano col governo Meloni che ha piazzato qui gente, che seppur professionisti e professionali, ahimé, non conoscendo bene il territorio, non avendo avuto tempo per conoscerlo o non avendo voluto conoscerlo, hanno creato solo caos e disservizi più di prima.
Lo stesso caos in cui è finito il governo attuale con la voglia spasmodica di far passare la legge sull’Autonomia Differenziata. Una legge che piace solo alla Lega, che si fa piacere a Fratelli d’Italia e che mal digerisce Forza Italia.
Ma a rompere le uova nel paniere, oltre alle opposizioni che con molto successo, grazie alla spinta delle regioni meridionali, hanno già raggiunto il traguardo delle 500mila firme utili all’indizione di un referendum per abrogare tale legge, ci si mette anche la CEI (Conferenza episcopale italiana) che nella persona di Francesco Savino ha manifestato tutta la contrarietà dei vescovi italiani alla riforma sull’Autonomia differenziata: “una legge che divide il Paese e rischia di rendere ancora più «povero e spopolato» il Mezzogiorno”. Un attacco, quello della Cei, che arriva dopo mesi di malumori contro il governo sui temi sociali: dall’immigrazione, all’abolizione del reddito di cittadinanza, alla minore attenzione alle fasce deboli del Paese.
Dal canto suo Fratelli d’Italia, attraverso alcuni portavoce del partito, fa trapelare tutto il suo “stupore” per la posizione presa dalla Chiesa, demandando, contestualmente, l’ordine di scuderia di non replicare per non alzare i toni della discussione, sperando che la notizia passi in subordine, e che presto sui giornali si parli d’altro.
Gia alcuni giorni fa, sull’argomento si espresse anche l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia definendo la riforma sull’Autonomia differenziata: “un progetto politico perverso”.
A Caivano come al solito le cose non vengono comprese come si deve e come sempre c’è qualcuno che vorrebbe far passare un messaggio fuorviante della realtà per alimentare i propri interessi.
A differenza di tutto l’ambiente ecclesiastico, nel comune gialloverde c’è un prete che fino a ieri, in pieno stile politico, ha seguito, con la sua comunicazione, il passo della propaganda meloniana sul territorio, senza disdegnare elogi e complimenti, mettendo bocca su tutto, persino sulla polemica nata con l’incontro di boxe tra Angela Carini e Imane Khelif alle ultime olimpiadi. Oggi stranamente sul tema Autonomia differenziata non si è espresso.
Un prete diviso a metà. Da un lato la passione per la politica come la coltivano la maggior parte dei comuni mortali appartenenti al mondo materiale e dall’altro lato la vocazione verso un dio fatto di amore, giustizia ed equità. Il prete di Caivano, non sa cosa scegliere e nel dubbio resta in silenzio.
Ci farebbe enormemente piacere, invece, sapere cosa ne pensa in proposito. Se è d’accordo con l’amica Premier – la stessa che finora a Caivano ha dato modo di far spendere al governo 54 milioni di euro, tutti finiti nelle tasche degli amici romani e degli amici degli amici di Rome, e di certo nessun euro speso è servito a ravvivare l’economia caivanese né con questi soldi ha creato redditività per qualche caivanese – o con i suoi superiori, che senza coltivare interessi personali, preferiscono uscire fuori da alleanze storiche con la destra nazionale per difendere i più deboli e chi è rimasto indietro!?
Forse per questo, oggi su questi territori, si tenta di tornare alle origini, rispolverando un vecchio tema, sempre legato al mondo delle emergenze, delle bonifiche e delle somme urgenti, della Terra dei Fuochi. Un argomento dove anche qui, come al Parco Verde, manca la volontà politica di risolvere il problema. Un problema che come detto e ridetto, va risolto a monte con il contrasto al lavoro nero e a quello del parallelo e non a valle con la repressione ai roghi tossici, beccando qua e la, ogni tanto, un manutengolo della camorra o un rom che occupa l’ultimo tassello della filiera criminale del ciclo dei rifiuti.
E mentre tutti, in questi anni, hanno guardato al dito mentre il sottoscritto e tanti come lui, indicava la luna, il progetto di desertificare i campi agricoli caivanesi per permettere alle aziende del nord di installare, negli stessi terreni, impianti di stoccaggio rifiuti, trasformando la cittadina gialloverde da città a vocazione agricola a pattumiera d’Italia, con l’aiuto di qualche personaggio ambientalista funzionale alla causa, si sta via via concludendo.
Nel baillame del finto risanamento del territorio, legato ai finti stupri – perché trattasi di abusi sessuali su minorenni – avvenuti nella finta location del Delphinia, a novembre 2023 in località omo morto, ai confini col Comune di Acerra, sono partiti i lavori del progetto Biotech, da parte dell’Edison Next ramo del gruppo Edison, per la costruzione di un impianto di produzione biogas metano derivante dal trattamento di Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano e da sfalci di potatura. I rifiuti, che proverranno dai comuni limitrofi della provincia di Napoli, saranno sottoposti a un processo di digestione anaerobica per essere trasformati in due nuove materie prime: biometano e compost di qualità, da usare per il giardinaggio e in agricoltura.
L’impianto che vedrà la luce entro la fine del 2025 è dimensionato per trattare 80mila tonnellate di rifiuti all’anno utili ad avere una produzione a regime di circa 1.000 standard metri cubi ora di biometano. Il gas verde prodotto verrà immesso per la maggior parte nella rete Snam e sarà destinato alla decarbonizzazione del settore dei trasporti.
Se a questo aggiungiamo che la Biotech srl, presto in località cinquevie, realizzerà un sito di compostaggio, dato che l’opposizione del Comune di Caivano fatta in epoca Amministrazione Enzo Falco, molto probabilmente sarà respinta, così come è stata respinta quella fatta dal Commissario Mone per l’impianto sopra citato, e considerando che sul territorio già insiste uno Stir e un biodigestore anareobico, sito di stoccaggio rifiuti, aziende per il trattamento di carcasse animali, senza contare un termovalorizzatore a pochi passi, possiamo pensare, senza tema di smentita che far diventare Caivano terra di stoccaggio dei rifiuti è un progetto che parte da lontano, da molto lontano.
Ad avvalorare la tesi di un umile editorialista come me è soprattutto il silenzio dei tanti ambientalisti che mentre si shakerano come un Mojito preparato dal miglior barman su una spiaggia tropicale al grido di “ci state ammazzando tutti” riferendosi al fenomeno dei roghi tossici, nessuno di essi mette bocca sull’installazione di enormi impianti di stoccaggio rifiuti che oltre a deturpare l’ambiente con questi grossi mostri di ferro, nella distrazione di tutti, specialmente di notte, sono anche soliti spegnere qualche depuratore, facendoci inalare i lezzi emanati dal frutto del loro lavoro e vendendoceli come profumo di pasticceria.
Ovviamente, inutile stare qui a ribadire che in tutto questo, quei personaggi politici sul territorio che si stracciavano le vesti subito dopo gli arresti di ottobre scorso, vendendosi come i puritani e che oggi non parlano, perché conoscono bene il loro fallimento per essere stati silenti, ignavi e omertosi su cose ben risapute, continuano a stare in silenzio su temi importanti come questi, perché allineati e coperti al Sistema come sempre e da sempre, nel mentre però, sottobanco, tentano di dare risposte all’elettorato, nelle uniche modalità conosciute, alimentando il concetto di clientela politica, basando il loro attivismo sul principio di metamorfosi diritto-favore, dimostrando, ancora una volta, che dall’ennesimo scioglimento per ingerenze criminali, non hanno imparato perfettamente nulla. E che matita ce ne liberi presto.