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Cronaca

L’ecomostro dei Colli Aminei va giù dopo 63 anni: in corso le operazioni di demolizione

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La pinza è al lavoro, l’ecomostro va giù. Dopo 63 anni. Operai e tecnici sono al lavoro in queste ore in viale Colli Aminei per abbattere l’ultimo pezzo del palazzo abusivo nella curva all’altezza del civico 11, poco dopo l’ospedale Cto.

Lo scheletro di cemento di tre piani (ne erano previsti sei, ndr) sta ora cadendo a poco a poco, fino a scomparire definitivamente: un’operazione complessa, vista la vicinanza di altri palazzi abitati e la centralità di viale Colli Aminei per la viabilità cittadina. I lavori erano iniziati “a mano” a maggio anche con bonifiche, pulizie e transennamenti.

Il tutto doveva essere completato entro il 30 giugno di quest’anno.
Il Comune di Napoli, dopo la revoca delle concessioni edilizie e il diniego di condono, ne aveva ordinato la demolizione nel 2001, ma era stata annullata dal Tar per un vizio di forma. Dopo quasi 20 anni, nel 2020 è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che ha ribaltato il giudizio di primo grado, dove anche Legambiente Campania Onlus si era costituita ad opponendum. L’edificio di 6 piani, nel corso degli anni era diventato anche ricovero per tossicodipendenti e senzatetto, come riscontrato dalla Polizia Municipale.

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Cronaca

Uccise la moglie e la figlia di lei: 70enne evita l’ergastolo per motivazioni ‘comprensibili’

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Era il 13 giugno 2022 quando una madre e una figlia venivano uccise da Salvatore Montefusco, condannato oggi a 30 anni di reclusione per il duplice femminicidio.

Tuttavia, a scatenare la polemica sono state le motivazioni addotte dai giudici, ritenute “comprensibili”, poiché “arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate”.

Pertanto Elena, sorella di Gabriela Trandafir, uccisa a fucilate dal marito, ha così dichiarato:

“Niente ergastolo a lui per darlo a noi. Ho provato un dolore profondo e tanta rabbia, perché hanno ucciso mia sorella e mia nipote per la seconda volta. È una nuova profonda ferita. Le motivazioni della sentenza sono semplicemente offensive. Temevo che sarebbe finita così, perché ho assistito a tutte le udienze del processo e non c’era da aspettarsi niente di diverso”.

Poi, aggiunge: “Montefusco è spietato, perché non si è mai detto pentito e non ha mai versato una lacrima, mai. Mentre tutto questo poteva essere evitato. Mia sorella aveva chiesto aiuto, fatto denunce su denunce e quasi tutte sono state archiviate. Non le hanno creduto, se non fosse stato così sarebbe ancora viva, lei e sua figlia. E ora ci sentiamo sconfitti, ma non rinunceremo a ottenere giustizia”.

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Cronaca

Furio Colombo è morto: addio al fondatore de Il Fatto Quotidiano

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Lutto nel mondo del giornalismo per la scomparsa di Furio Colombo, morto stamane all’età di 94 anni. Egli è stato giornalista e inviato Rai, editorialista de La Repubblica, direttore dell’Unità, fondatore del Fatto Quotidiano, parlamentare per tre legislature per i Ds, l’Ulivo e il Pd.

Ecco la nota della famiglia:

“Nella mattinata di oggi è deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria. Intensissima la sua attività di giornalista, che lo ha visto inviato della Rai e corrispondente dagli Stati Uniti, editorialista di Repubblica, direttore de L’Unita, fondatore del Fatto Quotidiano. Parlamentare per tre legislature per i Ds L’Ulivo e il Pd. Ha svolto un’intensa attività culturale come autore di testi letterari e cinematografici e diretto per tre anni l’Istituto di Cultura di New York, nonché titolare di cattedra alla Columbia University. Ha svolto anche incarichi aziendali prima alla Olivetti e poi come Rappresentante Fiat negli Stati Uniti”.

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Cronaca

Pestato dal branco per volere del nipote del boss: i dettagli

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Violenta aggressione subita da un uomo da parte del branco, su disposizione di uno storico esponente del clan dei Casalesi, Gaetano Della Volpe, nipote del boss Raffaele, il quale avrebbe convocato la vittima per un regolamento di conti per poi farlo pestare.

In particolare la banda avrebbe picchiato la vittima con mazze, tirapugni e uno storditore elettrico, bloccandole le braccia e percuotendola con calci e pugni, al punto da procurargli gravi lesioni personali.

Secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, Della Volpe avrebbe convocato la vittima in un bar di Lusciano per regolare i conti, ma proprio in quel luogo l’avrebbe fatto pestare dai propri scagnozzi. Pertanto il nipote del boss è stato arrestato e associato ai domiciliari con altre cinque persone.

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