NAPOLI – Da diverse settimane alcune Cooperative sociali che vantano crediti nei confronti del Comune di Napoli di svariate mensilità sono finite nell’occhio del mirino delle sigle sindacali, nello specifico nella persona di Marco D’Acunto responsabile FP Cgil che artatamente e sistemicamente, a cadenza periodica, usando una ed una sola testata giornalistica rilascia dichiarazioni faziose e fuorvianti asserendo di indire scioperi – anche questi sistematicamente annunciati e poi annullati – poiché alcune operatrici dell’Infanzia, dipendenti delle tre cooperative sociali vincitori di bando pubblico e affidatari dell’appalto del Servizio di Asili Nido Comunali delle municipalità 2-6-7-8-9-10 e non 2-4-7-9-10 come riportato dalla testata di cui si serve il D’Acunto non avrebbero percepito stipendio per svariate mensilità.
Premesso che già una volta la redazione di Minformo si è occupata di questo caso smentendo le dichiarazioni del Sindacato, premesso che la Cooperativa sociale presa di mira dalla sigla sindacale e dalla testata giornalistica ha solo prestato il proprio avvalimento e non è affidataria del servizio e premesso anche che come già anticipato queste cooperative sociali in realtà vantano crediti per un un numero imprecisato di mensilità dal Comune di Napoli mentre il credito vantato dalle operatrici non è di certo quello riportato dalle dichiarazioni del D’Acunto, ci si domanda perché tanto accanimento e perché queste notizie fuorvianti vengono pubblicate da una sola testata giornalistica?
Andando ad indagare scopriamo che la testata giornalistica rea di aver raccolto sistematicamente e periodicamente dichiarazioni lesive nei confronti delle Cooperative sociali affidatarie del Servizio Asilo Nido al Comune di Napoli ha sede all’interno del Gruppo di Imprese Sociali Gesco nella struttura del complesso polifunzionale INAIL di Napoli.
Ma cos’è il Gruppo Gesco? È un Consorzio di Cooperative sociali anch’esso presente tra gli affidatari del Comune di Napoli. Infatti in ATI con altre due Cooperative nel Comune di Napoli si aggiudicava la gestione di Asili nidi d’infanzia del Lotto 3 nello stesso bando pubblico a cui hanno partecipato le cooperative di cui sopra.
In poche parole, non è escluso che dietro gli attacchi della testata giornalistica di cui si serve il Responsabile CGIL fatte artatamente a cooperative concorrenti al proprio padrone di casa, ci possa essere la regia occulta del Presidente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Gesco.
Ma chi è il Presidente del Gruppo Gesco? Nientepopodimenoché il Consigliere Comunale di Napoli nonché Presidente della Commissione Politiche Sociale Sergio D’Angelo. Praticamente un conflitto di interessi fatto uomo.
Ora, premesso che l’art. 63 comma 1 n. 2 Tuoel, prevede una causa di incompatibilità per i consiglieri comunali che si trovano ad aver parte direttamente o indirettamente in appalti nell’interesse del comune. E’ rilevante l’affidamento di un servizio di progettazione definitiva ed esecutiva relativa ad un lavoro pubblico.
Così come è rilevante che il Gruppo Gesco non gestisce solo asili nidi per il Comune di Napoli ma anche altri servizi, allora la domanda è: come mai nessun Consigliere comunale, anche di opposizione non ha mai fatto presente, neanche interrogando il Consiglio Comunale, sull’incompatibilità del Consigliere D’Angelo? Come mai nessun dipendente comunale ha effettuato verifica sull’incompatibilità del soggetto affidatario? Come mai l’Amministrazione Comunale non ha effettuato il suo ruolo di controllore dando indirizzo al Settore di adempiere all’obbligo sancito dal Codice degli Appalti di notifica all’ANAC di una eventuale mancata od omessa dichiarazione di compatibilità nel caso che il soggetto rappresentato risulti essere un Amministratore dello stesso Comune affidatario del Servizio?
Un’altra chiara e lampante evidenza è la scadenza prossima dei servizi sopra menzionati e non vorremmo che tutto questo, considerando inoltre che l’articolo sulla testata inquilina del Gruppo Gesco sia stato scritto proprio da una dipendente del Gruppo Gesco, non sia stato fatto ad arte per farlo funzionare da deterrente nei confronti delle cooperative attuali gestrici del servizio e da esempio per quelle intenzionate a partecipare al prossimo bando. Ai posteri l’ardua sentenza.