In occasione dell’assemblea di Confindustria andato in scena presso il Parco della Musica di Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha così parlato ai presenti:
“Non c’è bisogno di particolare acume per osservare che gli imprenditori sono attori sociali essenziali nella nostra società. Basta pensare anche soltanto alla crisi della pandemia che abbiamo attraversato quando, insieme ad altre categorie, avete evitato che l’Italia si fermasse. Ne dà testimonianza il filmato che abbiamo visto, dimostrando che non siete, non siamo, un Paese senza memoria. Ho ringraziato più volte quanti negli ospedali, nei servizi, nelle aziende, nelle catene della logistica, nella Pubblica Amministrazione, hanno fatto sì che fronteggiassimo quell’improvvisa, sconosciuta e drammatica insidia. Grazie a voi che avete avuto coraggio, che avete anche fatto delle vostre fabbriche dei centri vaccinali in supporto a quelli pubblici! Grazie ai lavoratori delle vostre aziende che hanno assunto, con altrettanto coraggio, la propria quota di rischi! Siete stati, poi, protagonisti di una ripresa prodigiosa e positivamente contagiosa, senza eguali nei G7”.
Poi, prosegue parlando della sicurezza sul lavoro:
“L’economia di mercato non pone in discussione valori costituzionalmente rilevanti, quali il rispetto della dignità umana e il dovere di solidarietà. O l’art. 35, relativo alla tutela del lavoro, il 36, sulle condizioni di lavoro, o il 37 sulla donna lavoratrice. È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro”.
Poi, parla di costituzione e capitalismo: “Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici. Siete voi, a ricordare anche a me, che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini e, aggiungo, dei suoi mercati. Le imprese sono veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power. E sono, anche, agenti di libertà. Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. È una delle prime responsabilità sociali dell’impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive. Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco. Il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze, ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa”.
In seguito, si sofferma sul tema dell’economia: “Un’economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità. L’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa, anche adesso così come allora si deve richiamare il legame, per quanto possa a molti apparire scontato, tra economia e democrazia”.
Il Capo dello Stato cita anche Einaudi: “Ecco il messaggio che Luigi Einaudi consegnava il 31 marzo del 1947, nelle Considerazioni finali da Governatore della Banca d’Italia. A proposito della situazione economica, scriveva: ‘È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché sé stessi. Oggi diremmo: a noi stessi e agli altri popoli, coi quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione Europea. Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia, ovvero di impulsi di ansia, di paura. Sono due i possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti, secondo cui a fronte delle sfide che la vita ci presenta, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Oppure – ancor peggio – cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle”.