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CAIVANO. Il prete Patriciello scrive una lettera aperta alla Meloni chiedendo di legittimare l’illegalità.

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CAIVANO – Al parroco del Parco Verde Maurizio Patriciello non sono bastate le bugie riportate agli organi di stampa compiacenti e allineati ad un disegno che, fortunatamente, per chi ama la verità, va man mano delineandosi. Adesso, forse preso da un delirio di onnipotenza (opinione personale) – alimentato dalla più affermata popolarità che i media gli continuano ad offrire – cerca di dettare i tempi e l’agenda politica del Governo su quelle che possono essere le soluzioni al problema che egli stesso ha mostrato, gonfiato e ingigantito del Parco Verde.

Sia chiaro il traffico di stupefacenti, come la criminalità organizzata, all’interno del Parco Verde esiste, così come esistono gli occupanti abusivi e chi ha comprato casa, pur di avere un tetto sulla testa e ostentare il suo essere proprietario immobiliare, dalle mani dei camorristi.

Allora, il prete deve farci capire da che parte sta e cosa vuole che il governo faccia. Perché con il suo ultimo post su Facebook – Lettera aperta al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (leggi qui) – manda in confusione anche il più lastricato di buone intenzioni.

Da un lato invoca il governo a risolvere il problema del Parco Verde e abbattere la criminalità insistente al suo interno e dall’altra parte prega la Premier affinché si moderino i blitz delle Forze dell’Ordine perché al sol pensiero che azioni di rastrellamento possano far emergere abusivismo e altri reati, egli trema dalla paura per la povera gente!

Ma chi sarebbe la povera gente per il Patriciello? Chi ha comprato casa pur sapendo di acquistare l’immobile in maniera abusiva dalle mani di un camorrista? Forse chi, seppur con enormi sacrifici, sapeva di commettere reato? Anche se il prete della “legalità” ha tenuto a precisare che queste persone avevano la percezione di fare una transazione legale.

Morale della favola? Patriciello invoca alla Meloni una mega sanatoria per legittimare l’illegalità, riconoscere l’abusivismo di necessità per evitare che le istituzioni possano destarsi una volta e per tutte e fare l’unica cosa legale possibile per estinguere la criminalità da questo territorio, ossia: censire i reali assegnatari, sgomberare gli abusivi, abbattere i casermoni di cemento e amianto – tra l’altro dannosi per la salute di chi li occupa mentre il prete vorrebbe che questi continuassero a viverci – ed effettuare un nuovo Piano Urbano di edilizia popolare distribuendo i nuclei familiari sull’intero tessuto urbano metropolitano, evitando nuove ghettizzazioni e addensamenti criminali.

La cosa che lascia basiti chi realmente conosce le vicende caivanesi – nessuno meglio di chi è nato e cresciuto all’ombra del castello medievale – è che forse il prete dimentica, omette o non è a conoscenza che dal 1997 ad oggi la Regione Campania ha emesso almeno dieci provvedimenti, durante gli anni, che dessero la possibilità a chi ne facesse richiesta di sanare la propria posizione.

Quindi, se ad oggi all’interno di quelli addensamenti di povertà esiste ancora chi non ha regolato la sua proprietà immobiliare, due sono le cose: o non ha voluto farlo, o ha preso possesso della casa in maniera abusiva negli ultimi anni e in entrambi i casi, non si può parlare di povera gente dato che nel primo caso parliamo di persone che nonostante le sanatorie non hanno voluto perché non hanno intenzione di pagare tasse ad uno Stato che secondo il loro alternativo codice etico e morale sono convinte di vivere in uno Stato di ingiustizia, mentre nel secondo caso ci troviamo di fronte a nuovi residenti, arrivati dopo le sanatorie, a causa di un vero e proprio esodo partito da Secondigliano dopo la riqualificazione di alcune vele ottenuta grazie alla delibera comunale che ha permesso il lancio del nuovo step di Restart Scampia.

Questa è la realtà caivanese e non quella paventata dal prete del Parco Verde che continua ad illustrare una realtà distorta dei fatti, come quando ha fatto credere a tutti che lo stupro fosse avvenuto all’interno del Centro Sportivo “Delphinia”. Oggi, io starei molto attento a professare la misericordia, promuovendola anche al Governo – per fortuna viviamo in un Stato laico e le leggi degli esseri umani non sono uguali a quelle tramandateci via fax da un Signore con la barba bianca seduto su una nuvola nell’alto dei cieli – perché facilmente si può lasciare intendere tutt’altro tipo di messaggio e qui mi rifaccio proprio alle parole dello stesso prete: “Agendo in un certo modo, parlando in un certo modo, scrivendo in un certo modo, noi possiamo renderci complici di qualcosa di doloroso”.

Quindi la riflessione che sorge spontanea è: come mai il prete prima invoca la presenza dello Stato al Parco Verde e poi scrive una lettera aperta alla Meloni chiedendo la mano leggera per gli occupanti abusivi? Cosa intendeva il parroco per intervento dello Stato? Forse credeva che al Parco sarebbero arrivate cheerleader con i pon pon al posto delle Forze dell’Ordine? Il prete, prima di scrivere, ha fatto lui un censimento all’interno del Parco, dato che ha stabilito che gli occupanti abusivi sono quasi la metà? Lo stesso censimento di cui tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute hanno sempre avuto paura di effettuare. Unica Amministrazione che aveva avviato l’iter fu quella di Simone Monopoli, poi tutti sappiamo come è andata a finire la storia.

Allora se è tutto chiaro al Ministro di Dio, può rendere edotti tutti sul numero di occupanti abusivi (brava gente) e occupanti abusivi (malavitosi)? Patriciello metterebbe davvero la mano sul fuoco per dimostrare l’integerrimità degli occupanti abusivi del Parco? Cosa diversa invece per chi ha chiesto la sanatoria e non l’ha ottenuta per le lungaggini della burocrazia che a mio modesto avviso deve godere degli stessi diritti degli assegnatari.

Nella solita assenza di risposte ai miei quesiti, voglio andare anche oltre. Ammettiamo che quelli che hanno comprato casa dalle mani dei camorristi l’abbiano fatto realmente in una percezione di legalità – ammesso sempre che si possa giustificare tale atteggiamento – siamo sicuri che se la Meloni stesse ad ascoltare il prete “misericordioso” non si aprirebbe un precedente che riguarderebbe, a livello giuridico, anche gli abusi edilizi di tutto il territorio nazionale, depauperando così denaro dei contribuenti impiegati in anni e anni di duro lavoro delle Procure della Repubblica che continuano a perseguire chi ha commesso tale reato?

Forse il parroco, dopo l’unico traguardo tagliato sulla Terra dei Fuochi, facendo arrivare 200 milioni di fondi CIS – non si sa ancora come siano stati spesi – vuole farsi portavoce della battaglia sugli abusi edilizi cosiddetti “di necessità” partendo proprio dal Parco Verde? O semplicemente si vuole usare la propria posizione per favorire le persone perbene del Parco Verde? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Caivano

Anche a Caivano abbiamo i nostri Sangiuliano, sperando che preti, politici e frodatori non si innamorino anche di loro.

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CAIVANO – L’argomento del momento è la relazione sentimentale che è intercorsa tra il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la sua collaboratrice Maria Rosaria Boccia e a me non può venir meno il pensiero alla sua visita recente fatta a Caivano, dove preti, politici locali e imprenditori frodatori non hanno lesinato inchini e salamelecchi.

Così come il mio primo pensiero va a mio padre, una persona intelligente con la sfortuna di essere nato in un’epoca che non gli ha permesso di studiare, se no oltre alla sua saggezza, quante cose avrei potuto attingere di più da lui. Uno degli insegnamenti di vita che mi ha dato e che vorrei proporre a tutti i caivanesi è: “Fattell cu chi è meglio ‘e te e fance ‘e spese!”, ossia frequante chi è migliore di te al costo di mantenere quell’amicizia anche dal punto di vista economico.

A Caivano questo aforisma non l’ha mai messo in pratica nessuno. Si sono innamorati subito di personaggi ambigui, opportunisti e menzogneri. Hanno creduto come da bambini alla favola di Pinocchio, da adulti al risanamento del territorio promesso dalla Meloni. A distanza di tempo non solo abbiamo scoperto, come largamente anticipato dal sottoscritto, che la Meloni ha solo sottratto un bene alla comunità per vendersi agli occhi del mondo l’immagine della Premier mecenate ma ha anche lasciato il territorio alla mercè della criminalità, forse più di prima: vedi stesa silente al Parco Verde, la ricostituzione di un nuovo gruppo criminale che continua a gestire estorsioni sul territorio e la mancata presenza del padrone di casa – Comune di Caivano nelle persone della terna commissariale prefettizia – all’evento della chiusura estiva del Delphinia, con l’aggiunta dell’assenza costante dagli uffici del Commissario Straordinario di Governo del buon Fabio Ciciliano da quando è stato nominato Capo della Protezione Civile.

Tornando al Ministro della Cultura, i caivanesi non hanno capito che un’istituzione non può permettersi una condotta morale discutibile e se andiamo indietro nel tempo, possiamo scorgere che tali inconvenienti si registrano sempre tra i partiti di centro destra. Il cavaliere su questo, col suo bunga bunga, ha fatto scuola. Con questo non voglio dire nel centrosinistra non esistono tradimenti e/o altri vizi, solo che forse li sanno nascondere meglio, chissà.

Anche a Caivano abbiamo i nostri Sangiuliano. Solo che forse, dato anche il momento non idoneo più che alimentare i loro sogni di gloria, preferiscono restare nelle retrovie per la paura di essere linciati.

Ad esempio abbiamo due aspiranti candidati a sindaco che fregandosi del fallimento della vecchia classe dirigente caivanese e di conseguenza anche della loro disfatta, continuano a perpetrare, di nascosto, vecchie abitudini anche quelle simili al Ministro Sangiuliano, addirittura si vocifera che uno di questi, laddove fallisse il suo tentativo, abbia promesso alla sua amante di farle fare la Sindaca a Caivano, mentre un altro, nella sua immagine pulita di uomo colto con tanto di famiglia del Mulino Bianco al seguito, nasconde a quelli che dovranno essere i suoi elettori, la sua omosessualità con tanto di relazione extraconiugale stabile.

In più di tremila editoriali redatti non sono mai trasceso nella vita personale dei personaggi politici dei quali, al contrario, mi sono sempre soffermato sulla loro condotta politica e tengo a ribadire che ognuno di noi, con la sua vita può giocare come vuole, così come può esprimere liberamente la propria sessualità ma ricoprire un ruolo istituzionale richiede altro. Bisogna, prima di tutto essere onesti col popolo che si è decisi di rappresentare e avere, come pre requisito, nel nome di una responsabilità politico-istituzionale, una condotta eticamente giusta.

Per questo i caivanesi non dovranno ripetere lo stesso errore di credere a dei delegati opportunisti, immorali e superficiali ma pretendere un rinnovamento sano della classe dirigente, perché il momento è quello buono e i fatti di cronaca consumati sul territorio con il secondo scioglimento degli organi elettivi per ingerenze criminali lo recriminano e contestualmente devono rivendicare, in netta controtendenza col pensiero lecchinario dei profeti salvatori della patria e dei frodatori fiscali finora registrati sul territorio, una rappresentanza politica degna della loro storia e del loro nome, eticamente integerrima, intellettualmente preparata, competente e visionaria.

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Caivano

CAIVANO. Il polo universitario nell’Ex ICIF sarà per sempre una università illegittima grazie alle deroghe del Governo Meloni

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CAIVANO – Con il finto risanamento del territorio caivanese non si finisce mai di stupire. Ho dovuto già largamente illustrare come i cittadini caivanesi non hanno minimamente percepito i 54 milioni pubblicizzati dal Governo Meloni dedicati al comune gialloverde. Ho già ampiamente trattato il tema Delphinia e i suoi 13 milioni di euro fantasma e grazie anche al supporto dell’On. Francesco Emilio Borrelli con la sua interrogazione parlamentare, abbiamo denunciato lo spreco di denaro pubblico avvenuto sulla sola parte progettuale del nuovo teatro “Caivano Arte”, per non parlare dei circa 5 milioni di euro “regalati” al Comune di Afragola e Frattamaggiore e dei 3,2 milioni investiti per la riqualificazione della chiesa adiacente al Tribunale Napoli Nord di Aversa.

Oggi, scopriamo un’altra decisione da parte del Commissario Ciciliano che se solo l’avesse pensata un Amministratore comunale qualsiasi, minimo sarebbe stato linciato dalla magistratura, dalla folla e dai giornali, ma, siccome al neo capo della Protezione Civile è tutto dovuto, si può permettere anche di far acquisire a patrimonio comunale, con la complicità della terna commissariale prefettizia, edifici che mettono in serio pericolo di salute i cittadini e che, in realtà, non potrebbero neanche godere di un’adeguata dichiarazione di agibilità, data l’annosa mancata bonifica della falda acquifera che da anni caratterizza quegli edifici, tra l’altro, argomento già trattato dalla testata di cui mi fregio esserne il direttore responsabile (leggi qui).

Stiamo parlando dei cinque milioni di euro messi a disposizione dal Commissario Straordinario per progetti finalizzati alla costruzione o rigenerazione di edifici e spazi nell’area del Comune di Caivano da destinare ad attività educative e formative, realizzati dalle istituzioni universitarie, di cui 3,2 milioni di euro dovranno servire per il polo universitario che dovrà essere ubicato nei locali sulla S.S. Sannitica, una volta di proprietà della ex ICIF immobiliare srl e per i quali assistemmo alla passerella da parte del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che a maggio scorso firmò un protocollo di intesa con il quale il Comune mise a disposizione i locali che verranno adeguati per accogliere al più presto quattro nuovi corsi di laurea.

E qui i dubbi nascono come i funghi. Con quale potere la terna commissariale prefettizia ha potuto mettere a disposizione tali locali? Ovvero, con quale potere ha potuto acquisire a bene patrimoniale quei locali se dall’ultimo verbale della Conferenza dei Servizi redatto dall’Unità operativa dirigenziale della Regione Campania – Autorizzazioni ambientali e rifiuti, quei locali risultano essere privi di avvenuta bonifica delle falde acquifere?

Per tali problemi c’è stata anche una divergenza giudiziaria tra coloro che la Regione riteneva colpevoli e indampienti e l’ente di Santa Lucia stesso, dove il TAR ha riconosciuto il fatto che mancano prove inconfutabili sulla colpevolezza dell’inquinamento da parte degli attuali proprietari degli immobili (Ex ICIF Immobiliare srl di Antonio Mennillo, Gestimm srl di Giuseppe Aprovitola e ICIF Costruzioni srl di Pietro Magri) ma è pur vero che all’indomani della sentenza del Tribunale Amministrativo che annullava il provvedimento della Regione Campania fatti salvi gli ulteriori provvedimenti della stessa Amministrazione, i proprietari degli immobili non hanno fornito successive documentazioni attestanti le motivazioni per le quali si ritenessero non colpevoli dell’inquinamento delle falde acquifere prodotto dalla produzione di calce, anche se la stessa produzione sia stata cessata da oltre un trentennio.

Ora, non tocca a noi, stabilire chi è colpevole dell’inquinamento e a chi spetterebbe la bonifica delle falde acquifere. Un dato è certo! La bonifica a quel terreno andava fatta e non è stata eseguita e contestualmente, in assenza della stessa, si è messo e si sta mettendo a repentaglio la salute dei cittadini così come ebbe a puntualizzare l’ex Sindaco Enzo Falco nella missiva indirizzata al suo Responsabile Urbanistica e come ebbe modo di esternare nell’ultima Conferenza dei servizi quando spiegò le motivazioni del suo rifiuto a prendere in consegna gli edifici derivanti dalla lottizzazione dell’ex ICIF.

Allora la domanda di un semplice cronista, osservatore del territorio, nasce spontanea: se quegli appartamenti nuovi di zecca, così come già scritto in passato,rappresentano un serio pericolo di salute per chi li abita nonché una natura illegittima basata su permessi di costruire che non potevano essere rilasciati poiché manchevoli di autorizzazione da parte dell’ottava unità operativa della Regione Campania, e gli edifici antistanti dedicati ai quattro corsi universitari presentano gli stessi problemi, con quali autorizzazioni il Governo Meloni, il Commissario Ciciliano e la terna commissariale prefettizia hanno potuto realizzare il polo universitario a Caivano? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Caivano

Il risanamento Meloni distrazione per trasformare Caivano in città di stoccaggio rifiuti con la complicità degli ambientalisti.

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CAIVANO“Ecco, la musica è finita. Gli amici se ne vanno. E tu mi lasci solo più di prima”. Recitava così un famoso brano del compianto cantautore Franco Califano e sono versi questi, che si sposano perfettamente con l’attuale situazione caivanese.

Passate le elezioni europee, spenti i riflettori e le telecamere della campagna elettorale a Caivano col governo Meloni che ha piazzato qui gente, che seppur professionisti e professionali, ahimé, non conoscendo bene il territorio, non avendo avuto tempo per conoscerlo o non avendo voluto conoscerlo, hanno creato solo caos e disservizi più di prima.

Lo stesso caos in cui è finito il governo attuale con la voglia spasmodica di far passare la legge sull’Autonomia Differenziata. Una legge che piace solo alla Lega, che si fa piacere a Fratelli d’Italia e che mal digerisce Forza Italia.

Ma a rompere le uova nel paniere, oltre alle opposizioni che con molto successo, grazie alla spinta delle regioni meridionali, hanno già raggiunto il traguardo delle 500mila firme utili all’indizione di un referendum per abrogare tale legge, ci si mette anche la CEI (Conferenza episcopale italiana) che nella persona di Francesco Savino ha manifestato tutta la contrarietà dei vescovi italiani alla riforma sull’Autonomia differenziata: “una legge che divide il Paese e rischia di rendere ancora più «povero e spopolato» il Mezzogiorno”. Un attacco, quello della Cei, che arriva dopo mesi di malumori contro il governo sui temi sociali: dall’immigrazione, all’abolizione del reddito di cittadinanza, alla minore attenzione alle fasce deboli del Paese.

Dal canto suo Fratelli d’Italia, attraverso alcuni portavoce del partito, fa trapelare tutto il suo “stupore” per la posizione presa dalla Chiesa, demandando, contestualmente, l’ordine di scuderia di non replicare per non alzare i toni della discussione, sperando che la notizia passi in subordine, e che presto sui giornali si parli d’altro.

Gia alcuni giorni fa, sull’argomento si espresse anche l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia definendo la riforma sull’Autonomia differenziata: “un progetto politico perverso”.

A Caivano come al solito le cose non vengono comprese come si deve e come sempre c’è qualcuno che vorrebbe far passare un messaggio fuorviante della realtà per alimentare i propri interessi.

A differenza di tutto l’ambiente ecclesiastico, nel comune gialloverde c’è un prete che fino a ieri, in pieno stile politico, ha seguito, con la sua comunicazione, il passo della propaganda meloniana sul territorio, senza disdegnare elogi e complimenti, mettendo bocca su tutto, persino sulla polemica nata con l’incontro di boxe tra Angela Carini e Imane Khelif alle ultime olimpiadi. Oggi stranamente sul tema Autonomia differenziata non si è espresso.

Un prete diviso a metà. Da un lato la passione per la politica come la coltivano la maggior parte dei comuni mortali appartenenti al mondo materiale e dall’altro lato la vocazione verso un dio fatto di amore, giustizia ed equità. Il prete di Caivano, non sa cosa scegliere e nel dubbio resta in silenzio.

Ci farebbe enormemente piacere, invece, sapere cosa ne pensa in proposito. Se è d’accordo con l’amica Premier – la stessa che finora a Caivano ha dato modo di far spendere al governo 54 milioni di euro, tutti finiti nelle tasche degli amici romani e degli amici degli amici di Rome, e di certo nessun euro speso è servito a ravvivare l’economia caivanese né con questi soldi ha creato redditività per qualche caivanese – o con i suoi superiori, che senza coltivare interessi personali, preferiscono uscire fuori da alleanze storiche con la destra nazionale per difendere i più deboli e chi è rimasto indietro!?

Forse per questo, oggi su questi territori, si tenta di tornare alle origini, rispolverando un vecchio tema, sempre legato al mondo delle emergenze, delle bonifiche e delle somme urgenti, della Terra dei Fuochi. Un argomento dove anche qui, come al Parco Verde, manca la volontà politica di risolvere il problema. Un problema che come detto e ridetto, va risolto a monte con il contrasto al lavoro nero e a quello del parallelo e non a valle con la repressione ai roghi tossici, beccando qua e la, ogni tanto, un manutengolo della camorra o un rom che occupa l’ultimo tassello della filiera criminale del ciclo dei rifiuti.

E mentre tutti, in questi anni, hanno guardato al dito mentre il sottoscritto e tanti come lui, indicava la luna, il progetto di desertificare i campi agricoli caivanesi per permettere alle aziende del nord di installare, negli stessi terreni, impianti di stoccaggio rifiuti, trasformando la cittadina gialloverde da città a vocazione agricola a pattumiera d’Italia, con l’aiuto di qualche personaggio ambientalista funzionale alla causa, si sta via via concludendo.

Nel baillame del finto risanamento del territorio, legato ai finti stupri – perché trattasi di abusi sessuali su minorenni – avvenuti nella finta location del Delphinia, a novembre 2023 in località omo morto, ai confini col Comune di Acerra, sono partiti i lavori del progetto Biotech, da parte dell’Edison Next ramo del gruppo Edison, per la costruzione di un impianto di produzione biogas metano derivante dal trattamento di Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano e da sfalci di potatura. I rifiuti, che proverranno dai comuni limitrofi della provincia di Napoli, saranno sottoposti a un processo di digestione anaerobica per essere trasformati in due nuove materie prime: biometano e compost di qualità, da usare per il giardinaggio e in agricoltura.

L’impianto che vedrà la luce entro la fine del 2025 è dimensionato per trattare 80mila tonnellate di rifiuti all’anno utili ad avere una produzione a regime di circa 1.000 standard metri cubi ora di biometano. Il gas verde prodotto verrà immesso per la maggior parte nella rete Snam e sarà destinato alla decarbonizzazione del settore dei trasporti.

Se a questo aggiungiamo che la Biotech srl, presto in località cinquevie, realizzerà un sito di compostaggio, dato che l’opposizione del Comune di Caivano fatta in epoca Amministrazione Enzo Falco, molto probabilmente sarà respinta, così come è stata respinta quella fatta dal Commissario Mone per l’impianto sopra citato, e considerando che sul territorio già insiste uno Stir e un biodigestore anareobico, sito di stoccaggio rifiuti, aziende per il trattamento di carcasse animali, senza contare un termovalorizzatore a pochi passi, possiamo pensare, senza tema di smentita che far diventare Caivano terra di stoccaggio dei rifiuti è un progetto che parte da lontano, da molto lontano.

Ad avvalorare la tesi di un umile editorialista come me è soprattutto il silenzio dei tanti ambientalisti che mentre si shakerano come un Mojito preparato dal miglior barman su una spiaggia tropicale al grido di “ci state ammazzando tutti” riferendosi al fenomeno dei roghi tossici, nessuno di essi mette bocca sull’installazione di enormi impianti di stoccaggio rifiuti che oltre a deturpare l’ambiente con questi grossi mostri di ferro, nella distrazione di tutti, specialmente di notte, sono anche soliti spegnere qualche depuratore, facendoci inalare i lezzi emanati dal frutto del loro lavoro e vendendoceli come profumo di pasticceria.

Ovviamente, inutile stare qui a ribadire che in tutto questo, quei personaggi politici sul territorio che si stracciavano le vesti subito dopo gli arresti di ottobre scorso, vendendosi come i puritani e che oggi non parlano, perché conoscono bene il loro fallimento per essere stati silenti, ignavi e omertosi su cose ben risapute, continuano a stare in silenzio su temi importanti come questi, perché allineati e coperti al Sistema come sempre e da sempre, nel mentre però, sottobanco, tentano di dare risposte all’elettorato, nelle uniche modalità conosciute, alimentando il concetto di clientela politica, basando il loro attivismo sul principio di metamorfosi diritto-favore, dimostrando, ancora una volta, che dall’ennesimo scioglimento per ingerenze criminali, non hanno imparato perfettamente nulla. E che matita ce ne liberi presto.

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