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Napoli

Manfredi troppo lento: Bassolino insoddisfatto “Nessun miglioramento dopo 7 mesi dal voto”

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Antonio Bassolino ancora critico nei confronti del sindaco Gaetano Manfredi. L’ex primo cittadino e ministro ha scritto su Facebook: “Sono passati sette mesi dal voto del 3-4 ottobre e dall’elezione del nuovo sindaco Manfredi. Non è molto e neppure poco: è comunque il doppio del classici primi 100 giorni. Ma finora nella vita quotidiana della città non si intravede uno scatto, una novità, un concreto miglioramento: forza!”.

Anche un mese fa, dopo le elezioni, Bassolino rimproverò il sindaco “Manfredi è stato eletto il 4 ottobre e proclamato sindaco il 18 ottobre ma il comune è ancora senza giunta pur essendoci stato tutto il tempo per pensarla e nominarla. Si faccia presto e bene, per piacere: dai tempi delle scelte e dalla qualità delle persone dipende tutta una parte del difficile cammino da percorrere per il bene della città”.

D’altra parte Gaetano Manfredi dichiara “Veniamo da una vecchia amministrazione – le parole pronunciate da Manfredi a 100 giorni dalla sua elezione – che è stata dieci e sappiamo cosa abbiamo trovato, quello che abbiamo ereditato. Non abbiamo bisogno di questioni di immagini, dobbiamo dare risposte concrete e soprattutto dobbiamo risolvere i problemi in maniera definitiva. Per far questo abbiamo bisogno non solo di tempo, ma di un intervento strutturato che adesso grazie anche al supporto del Governo avremo anche delle risorse economiche che ci consentiranno di farlo. Abbiamo trovato un Comune disastrato dal punto di vista amministrativo e senza un euro in cassa. Quindi è un percorso molto importante da portare avanti, anche faticoso e duro, però noi siamo convinti di dare una risposta strutturale alla città. Cambiarla radicalmente, senza immagine ma con sostanza”.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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