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Napoli

Cardarelli, due trapianti salvavita di fegato durante le feste di Pasqua

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Durante le festività di Pasqua, il lavoro del Centro Trapianti di Fegato del Cardarelli di Napoli non si è fermato portando a termine due interventi salvavita realizzati tra il Sabato Santo e la Pasqua, grazie al lavoro di medici, infermieri e operatori sociosanitari delle équipes del Dipartimento Trapianti e dell’Unità Operativa Complessa Terapia Intensiva Fegato.

Il direttore generale, Giuseppe Longo, ha spiegato che i dati della donazione degli organi in Campania sono ancora bassini:

Gli ultimi dati disponibili ci dicono che in Italia si sta diffondendo la cultura della donazione, anche se ancora oggi il numero di chi sceglie questo enorme gesto di generosità è troppo basso. La Campania sta migliorando quanto a donazione di organi, ma è ancora fanalino di coda tra le regioni. Sono convinto che non si tratta di una questione di generosità, i campani hanno sempre mostrato di avere un grande cuore; sicuramente nei prossimi anni anche questo dato cambierà. I primi due anni della pandemia – prosegue – sono stati pesantissimi sotto il profilo delle donazioni, ma il nostro Centro Trapianti ha fatto un lavoro straordinario che ha consentito di non fermare mai l’attività. Questi due nuovi interventi hanno restituito speranza a persone che ormai credevano persa ogni possibilità, ed è fortemente simbolico che siano arrivati in concomitanza con la Pasqua“.

«Essere riusciti ad evitare contraccolpi nonostante il carico legato alla pandemia non è stato semplice, ma è sempre stato un obiettivo della direzione strategica. Il lavoro fatto ci conforta e ci dice che gli sforzi sostenuti da tutto il personale hanno dato i risultati sperati», sottolinea il direttore sanitario Giuseppe Russo.

Gli interventi sono riusciti alla perfezione e i pazienti verranno presto dimessi.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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