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Economia e Finanza

Cresce l’inflazione. Cosa succede in Italia e perché non può essere utilizzato l’IPCA

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ITALIA – Si parla spesso e mal volentieri in questo periodo della c.d. inflazione, cioè l’aumento medio del prezzo dei beni e dei servizi in un determinato periodo temporale. Se, tuttavia, il prezzo in questione non subisce un aumento sporadico ma continuativo ed annuale allora di parla di “aumento del costo della vita”.

Si tratta di concetti di natura teorico-economica, con i quali, tuttavia, noi cittadini ci interfacciano quotidianamente. Negli ultimi mesi la crisi pandemica, l’aumento del costo dell’energia (causato solo in parte dall’invasione in Ucraina della Russia) e le difficoltà scaturenti dalle interruzioni della catena di approvvigionamento di alcuni beni tra cui i semiconduttori e i prodotti metallici hanno conseguito all’aumento esponenziale dei prezzi di molti beni di uso comune e massiccio.

Con l’invasione russa dell’Ucraina, poi, l’aumento dei prezzi dell’energia è diventato ancor più problematico. La Russia, infatti, è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas, soprattutto in Europa.

Le conseguenze di questo insieme di cause è visibile già dal primo trimestre del 2022 in cui le bollette dell’elettricità sono aumentate del 55%, quelle del gas del 41,8%. Si tratta di cifre destinate a salire.

Un aumento dei prezzi non è di per sé negativo, ma diventa problematico se ad esso, tra le altre misure di supporto, non corrisponde un aumento dei salari. E’ il caso del nostro Paese.

In Italia esiste un meccanismo proposto dai sindacati nella contrattazione collettiva con i rappresentanti delle realtà produttive per tener conto dell’aumento dell’inflazione. Si tratta dell’indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato), che ogni tre anni viene usato per aggiustare i salari previsti dai contratti collettivi del lavoro.

L’IPCA ha però un grosso problema: in questo meccanismo di aggiustamento non sono comprese le oscillazioni dei prezzi legate all’import di prodotti energetici, che sono tra le cause principali dell’aumento dei prezzi degli ultimi mesi.

Esisterebbe già, insomma, un meccanismo per tenere conto di aumenti dell’inflazione eccezionali come quello attuale, tuttavia non è automatico ed esclude tutti i lavoratori a cui non si applica un contratto collettivo (come gli autonomi, i lavoratori della ”gig economy” e tutte le persone con contratti atipici).

La conclusione sembrerebbe dunque unica: trovare nuovi e più efficaci strumenti per affrontare le incognite che gli eventi inaspettati degli ultimi due anni hanno sollevato.

Economia e Finanza

La sfida dell’Irpef: ridurla fino a 50mila euro

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Alleggerire l’Irpef per i redditi fino a 50mila euro.

E’ la nuova sfida che il governo potrebbe realizzare con la prossima manovra economica. Rappresenterebbe un nuovo passo in avanti rispetto all’ultimo intervento che ha ridotto – ma solo per quest’anno – le aliquote da quattro a tre, con un beneficio soprattutto per i redditi bassi.

Il nodo rimane però sempre lo stesso, quello delle risorse. Che, conti alla mano, potrebbero non essere di poco conto. Tutto comunque dipenderà dalla riuscita dell’operazione ‘concordato preventivo biennale’. Il governo ha semplificato e reso conveniente questo strumento pensato per le partite Iva ma in concreto la prima scadenza di pagamento con le adesioni è prevista per il 31 ottobre prossimo e solo dopo sarà possibile verificare le risorse.

Intanto è già caccia alle risorse per confermare quanto già approvato per quest’anno. Non solo il taglio del cuneo e la prima tranche dello sconto Irpef, ma anche le decontribuzioni per le mamme lavoratrici. Proprio su quest’ultimo capitolo sembrano arrivare prime certezze. Non solo per confermare lo sgravio, ora limitato ad un solo anno per le mamme lavoratrici con soli due figli, ma anche per estenderlo dalle dipendenti alle lavoratrici professioniste, alle mamme con partita Iva.

La nuova sfida Irpef, comunque, non è una suggestione. Il vice-ministro all’economia, Maurizio Leo, non aveva nascosto già dal novembre scorso, quando si decise la riduzione da 4 a 3 aliquote l’obiettivo di fare ulteriori passi avanti per i redditi fino a 50.000 euro. Un mantra che ha ripetuto più volte a anche in una recente intervista.

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Economia e Finanza

Napoli chiama Milano per gestire il patrimonio immobiliare: MM come partner della nuova società di Palazzo San Giacomo

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La Newco per il patrimonio arriverà in giunta a strettissimo giro e si chiamerà con ogni probabilità “Napoli Patrimonio” e gestirà l’intero patrimonio del Comune. 

La novità è che il Comune ha attivato «interlocuzioni di carattere politico – si legge nel corpo della delibera proposta dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta – per esplorare la possibilità di attivare una collaborazione istituzionale con li Comune di Milano anche per li tramite della sua società in house MM Spa che gestisce l’Erp (Edilizia pubblica residenziale) per Milano e Bergamo finalizzata».

La sostanza è che da un lato la costituzione delle nuova Società corrisponde alla necessità di una gestione dello sterminato patrimonio di Palazzo San Giacomo tesa a valorizzare lo stesso. Dall’altro è il primo passo concreto per dare seguito all’ultimo pezzo dell’attuazione del “Patto per Napoli” cioè la riorganizzazione delle aziende comunali. Perché Milano come partner? Perché MM è un colosso che funziona già da mezzo secolo e ha un know how unico non solo per la gestione del patrimonio, ma anche per altri rami che riguardano i servizi delle amministrazioni locali. Una operazione “pubblico-pubblico” che garantisce la valorizzazione del patrimonio con una gestione totalmente pubblica. La delibera serve a liberare definitivamente NapoliServizi dalla gestione degli immobili comunali e costituire per quest’ultima una nuova strategia e finalità: sarà una società “Global service”. Si occuperà di verde, impianti sportivi e impianti comunali, servizi cimiteroale e servizi scolastici, anche qui il nuovo piano industriale è in via di redazione. NapoliServizi infatti continuerà a lavorare sul patrimonio – sull’ordinario – fino al 31 dicembre. Dal Primo gennaio la palla sarà tra i piedi della Newco. In autunno – in ogni caso – tutte le Partecipate dovranno avere una loro mission ben definita che deve avere come bussola «i principi di efficienza, di efficacia e di economicità».


(fonte: ilmattino.it)

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Attualità

Lunedì nero con il crollo delle Borse, si teme l’effetto domino: potrebbe innescare una recessione

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La Borsa di Tokyo chiude con un deciso rimbalzo la seduta di oggi dopo il drammatico calo di ieri.

L’indice Nikkei ha registrato un’impennata del 10,23% salendo a 34.675,46 punti. L’indice Topix ha invece chiuso a +9,3% a 2.434,21 punti. 

Dopo una storica “svendita” dovuta alle preoccupazioni per l’economia americana e al rafforzamento dello Yen la Borsa di Tokyo oggi è rimbalzata già dall’inizio degli scambi.

“Si prevede che il mercato inizierà nettamente al rialzo, poiché dovrebbe eseguire un rimbalzo naturale dopo il crollo di ieri mentre il dollaro-yen si muove verso il deprezzamento dello yen”, ha detto Monex. 

Le Borse europee si muovono attorno alla parità dopo una partenza leggermente positiva e il crollo di diversi mercati alla vigilia: gli indici azionari del Vecchio continente ondeggiano incerti, con Piazza Affari che sale dello 0,2% in un clima che rimane molto nervoso e volatile. Bene Seul e Taiwan, piatti i listini cinesi.

A Wall Street la bolla si sta sgonfiando, si teme l’effetto domino. Ci si chiede se sarà un crollo confinato ai mercati o se si innescherà una recessione.

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