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Guerra in Ucraina, Zelensky pronto a negoziare: “ci sono compromessi ai quali non siamo pronti a scendere”

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ITALIA– Guerra Ucraina-Russia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si dice pronto a negoziare con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha affermato lo stesso Zelensky in un’intervista alla Cnn.

”Penso – dice il premier ucraino – che dobbiamo usare ogni formato , ogni possibilità di negoziare, di parlare con Putin. Ma se questi tentativi dovessero fallire, significa che questa è una Terza Guerra Mondiale”, ha aggiunto Zelensky. ”Le forze russe sono venute per sterminarci, per ucciderci” ha detto il presidente ucraino, sottolineando che ”con la dignità del nostro popolo e del nostro esercito abbiamo potuto dimostrare di essere stati in grado di assestare un colpo potente, siamo stati in grado di contrattaccare”.

Allo stesso tempo, però, Zelensky ha aggiunto che ”sfortunatamente la nostra dignità non sta salvando vite”. Di qui la necessità di negoziare con Putin. ”Se c’è anche solo un uno per cento di possibilità per noi di fermare questa guerra, penso che dobbiamo sfruttarla. Dobbiamo farlo” perché ”ogni giorno stiamo perdendo persone, persone innocenti sul terreno”.

Nel corso dell’intervista Zelensky ha poi sottolineato che ci sono ”compromessi sull’integrità territoriale” dell’Ucraina che Kiev non può accettare nei negoziati con la Russia. ”Ci sono compromessi ai quali, come Stato indipendente, non siamo pronti a scendere”.

Il presidente ucraino ha poi sottolineato “se fossimo stati membri della Nato, la guerra non sarebbe iniziata” ha poi ribadito il presidente ucraino nell’intervista alla Cnn, durante la quale ha detto che vorrebbe “ricevere garanzie di sicurezza per il mio Paese, per il mio popolo”. “Se i membri della Nato sono pronti a vederci nell’Alleanza, allora lo facciano immediatamente, perché la gente muore ogni giorno – ha sottolineato – Ma se non siete pronti a preservare le vite del nostro popolo, se volete solo lasciarci a metà strada, se volete vederci in questa posizione dubbia in cui non capiamo se ci potete accettare o meno… non potete metterci in questa situazione, non potete costringerci a stare in questo limbo”.

“Se ci crede davvero, se non è un gioco, allora continueremo a combatterlo. Se non è un gioco, se è serio, se pensa che questa sia la sua missione per conquistare il nostro territorio e se vede neonazisti nel nostro Paese, allora emergono molte domande su cos’altro è capace di fare per portare a termine la sua missione”, ha concluso.

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Corte penale internazionale: mandato di arresto internazionale per Netanyahu per ‘crimini di guerra’

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La Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell’ambito della guerra a Gaza “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra” commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”, riferisce una nota parlando di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”.

La Camera preliminare I della Corte penale internazionale “ha emesso all’unanimità un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, comunemente noto come Deif”, il capo militare di Hamas che Israele ritiene di aver ucciso in un bombardamento sulla Striscia di Gaza lo scorso luglio.

Lo si legge in una nota della Corte la quale spiega che, dopo ulteriori richieste di informazioni a Israele e Palestina, la Camera preliminare “non è in grado di stabilire se Deif sia stato ucciso e sia ancora in vita”. Pertanto, ha emesso il presente mandato d’arresto contro Deif “per presunti crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina almeno dal 7 ottobre 2023”. La nota ricorda inoltre che la Procura aveva chiesto anche l’arresto di “altri due importanti leader di Hamas, vale a dire Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar”, ma le richieste sono state ritirate “dopo la conferma della loro morte”. “L’accusa – prosegue la nota – continua a indagare sui crimini nel conflitto in corso e prevede che verranno presentate ulteriori domande di mandato d’arresto”.

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Corte dell’Aja, Shell vince in appello contro gli ambientalisti

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I giudici olandesi hanno respinto l’appello da parte di gruppi ambientalisti che sostenevano che il gigante petrolifero Shell non faceva abbastanza per tagliare le proprie emissioni di gas serra, annullando una decisione storica del 2021.

“Il giudizio finale della corte è che il ricorso di Milieudefensie (ong ambientalista, n.d.r.) non può essere accolto. La Corte d’Appello annulla quindi il giudizio originale”, ha detto la giudice Carla Joustra alla Corte d’Appello dell’Aja. 

Un tribunale olandese di primo grado tre anni fa fa aveva stabilito che Shell doveva ridurre le sue emissioni di carbonio del 45% al 2030, poiché stava contribuendo ai “terribili” effetti del cambiamento climatico. Sia Shell che i gruppi ambientalisti avevano fatto appello. La sentenza del 2021 era stata vista come una vittoria storica per gli attivisti del clima che avevano fatto causa: Milieudefensie, la branca olandese di Friends of the Earth, e altri sei gruppi. 
I giudici di appello hanno sostenuto invece che “Shell sta già facendo che quello che ci si aspetta”. La società “deve dare un contributo appropriato agli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi – ha detto la giudice Joustra -. Tuttavia, la legislazione climatica esistente non fornisce una percentuale specifica di riduzione per le singole società”.

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“Una pizza numero 40, per piacere” e arrivava la cocaina: tre persone in manette

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La polizia tedesca ha smantellato un caso che sembra uscito direttamente da un film.

Al centro dell’indagine, una pizzeria di Düsseldorf, utilizzata come copertura per il traffico di cocaina nascosta sotto le pizze.

Tutto è iniziato a marzo, quando un ispettore del lavoro ha rinvenuto tracce di cocaina nella cucina del locale, scatenando l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno rivelato un sistema ben organizzato.

I clienti che ordinavano la pizza numero 40 ricevevano non solo la pizza, ma anche la droga nascosta sotto di essa.

Sebbene i dettagli sugli ordini e i costi non siano stati resi noti, è emerso che il proprietario, un 36enne di origine croata, era coinvolto in una rete criminale.

La scorsa settimana, la polizia ha arrestato tre persone, tra cui un giovane tedesco di origine russa, considerato il capo dell’organizzazione. L’operazione ha portato al sequestro di 1,5 kg di cocaina, 400 g di cannabis, 280.000 euro in contanti, orologi di lusso e armi, trovati nell’appartamento del proprietario.

Nonostante un breve rilascio, il titolare ha ripreso le sue attività illecite, fino a quando, in agosto, è stato arrestato definitivamente e la pizzeria è stata chiusa.

Le indagini hanno rivelato che l’organizzazione gestiva anche serre di cannabis in diverse proprietà, tra cui una a Mönchengladbach con 300 piante. L’operazione, che ha coinvolto oltre 150 agenti e perquisito 16 proprietà in 9 città, ha smantellato l’intera rete criminale.


(fonte: worldy.it)

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