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Napoli

Covid, liceo di Napoli in protesta: “Restiamo senza docenti anche 5 o 6 ore”

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Con la ripresa delle lezioni in presenza in piena quarta ondata di Covid, era prevedibile che le scuole avrebbero incontrato più di qualche difficoltà. È il caso dei Liceo Artistico Ss Apostoli di Napoli, che da qualche giorno è in protesta per la mancanza di docenti.

Da qualche giorno sulla scuola sono affissi dei cartelli su cui si legge “Cercasi professori” e “Affittasi cattedra”. I liceali hanno cominciato una protesta che proseguirà anche nei prossimi giorni, con il sostegno dei genitori, per le gravi mancanze che si ritrovano a vivere in questi giorni.

Su 7 ore di lezione ci ritroviamo senza docenti anche 5 o 6 ore“. Questo quanto raccontano a Il Corriere del Mezzogiorno le due rappresentanti d’istituto. “Il problema della mancanza di docenti risale a settembre. L’aumento dei contagi non è l’unica causa del problema. Nella mia classe mancano da inizio dell’anno i docenti di italiano, storia, storia dell’arte, inglese e discipline plastiche.”.

Oltre ad aver dato il via alla protesta, il collettivo gli studenti del liceo SS Apostoli sta facendo circolare sui propri canali social un comunicato con i motivi della protesta, tra i quali la richiesta di sanificare adeguatamente le classi e di far rispettare le norme anti-contagio. In questa situazione, il dirigente scolastico ha ribadito il proprio impegno ad affrontare i problemi che sta vivendo il liceo:

Le difficoltà che stiamo vivendo al liceo artistico di Napoli sono comuni a tutte le scuole d’Italia in questo momento. Il Covid e il picco di contagi rendono l’organizzazione farraginosa“, afferma Valter de Bartolomeis, dirigente del Liceo Artistico . “Da parte mia e di tutto il personale scolastico stiamo compiendo il massimo sforzo per superare le difficoltà, garantire il diritto allo studio e restituire ai ragazzi una condizione di normalità“.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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