Il problema della legge elettorale, l’ultima, quella che ha suscitato non poche polemiche da parte di una fetta di eletti e di cittadini, non è tanto le modalità con cui viene votata in aula o, stando al tecnicismo della questione, sulle regole che si intendono stabilire per avere un governo stabile e duraturo.
A mio parere quello che più dovrebbe scandalizzare il cittadino medio, è il modo in cui le parti cercano di accaparrarsi il consenso.
Da una parte abbiamo le posizioni del partito che l’ha proposta, il PD di Renzi, il rottamatore che è riuscito a rottamare se stesso, incauto fanfarone dell’annuncio falso, quello del “se non vinco il referendum mi do l’eutanasia politica”, del “non voglio fare le scarpe a Letta”, e via discorrendo in un crescendo di bugie da far accapponare la corteccia al Pinocchio più famoso che, di fatto, ha vinto la prima mano blindando la legge con il voto di fiducia.
Il parere del suo avversario di sempre, il Movimento 5 stelle, quello del “fidatevi di me” di grillica memoria, quello delle epurazioni facili e della querela per fini politici, ma anche l’unico partito che ha avuto il coraggio di far entrare in Parlamento dei perfetti sconosciuti e incompetenti capaci poi di imparare meglio di altri marpioni e attempati politici, come nel caso del leader Di Maio, del Presidente della commissione di vigilanza della Rai Fico e del sanguigno Di Battista, resta quello della contrapposizione a una legge che ritengono ingiusta e poco democratica, un editto che depreda il cittadino della sua peculiare possibilità di scegliere i suoi candidati che, di fatto, sarebbero imposti direttamente dai vertici dei partiti.
Queste prime due parti rappresentano, stando ai sondaggi, oltre il 50% degli elettori qualora si andasse oggi alle urne.
Vi sono poi una caterva di altri partiti, alcuni più a destra, altri declinati verso una sinistra oggettivamente più conservatrice, che dovrebbero costituire la parte “indipendente” della politica italiana. Parliamo di Sinistra Italiana, nata dalla fusione di SEL e gli scissionisti del PD capeggiati da Stefano Fassina, di Articolo Uno di Bersani più vicino alle posizioni della vecchia DC di cui sembra voler conservare l’idea di un cristianesimo laico, e per ultimo Alternativa Popolare di Angelino Alfano il cui mentore fu Berlusconi e che ha appoggiato, nel tempo, ogni forma di governo eletto e non eletto.
A loro andrebbe circa, sempre stando ai sondaggi, l’8% dei voti.
La parte di centrodestra consistente è data da Forza Italia che, dopo un periodo in cui pareva volesse sparire a causa delle belligeranze erotiche del suo capo spirituale, potrebbe contare su un 15% abbondante che insieme a quello dell’intollerante Salvini (altro 15%) e al 5% di Fratelli D’Italia della Meloni, mamma della fortunatissima Ginevra, potrebbe restare al palo nonostante la nuova legge elettorale.
La Meloni, però, è contraria a questa legge che, secondo lei, è stata progettata su misura per il partito di maggioranza renziano attualmente al governo con il provvisorio Gentiloni, i cui meriti saranno descritti in un articolo a parte quando parleremo dell’infinitivamente piccolo e, di conseguenza, contraria alle posizioni del gigante della politica Brunetta e a quelle della Lega.
La politica è fatta di astuzie, si sa, e quello che abbiamo descritto è lo scenario che appare al primo sguardo degli ingenui elettori italiani.
Di fatto i partiti hanno sempre cercato di cavalcare l’onda dell’indignazione popolare, checché se ne possa dire del Movimento Cinque Stelle, tutti i partiti, prima o poi, hanno provato ad arrivare alla pancia dell’elettorato, tutti, senza esclusione alcuna.
Ritornando ai numeri.
Nessuno ce la può fare da solo, le accozzaglie politiche sono obbligatorie.
Immagino Bersani, D’Alema e Renzi seduti in un bar mentre sorseggiano un Martini.
“Dunque” – dice Matteo – “Io propongo la legge, voi fingete di essere contrari”.
“Ahahah” – sorride Bersani mentre si batte una mano sulla coscia – “Ovvio, poi tanto ci alleiamo e fottiamo tutti. Quel Grillo, chi si crede di essere? La politica siamo noi, l’abbiamo gestita per secoli, figuriamoci se ci può far paura un comico con il suo fantoccio Di Maio. Ha pure sbagliato a scegliere il premier lo stupido, avesse proposto Di Battista o Fico, un po’ mi sarei preoccupato”.
D’Alema a quel punto si alzerebbe.
“Scusate ma devo portare a pisciare il cane, siamo d’accordo allora?”.
“Si certo, scisc scisc”, gli risponderebbe Renzi.
Stessa scena tra Salvini, Berlusconi e la Meloni.
Qualsiasi legge elettorale non potrebbe sfuggire ai numeri, l’universo è matematico, la vita altrettanto, la politica è fatta di numeri ma anche di persone e spesso ci sono state sorprese inaspettate.
Stando a questi, il PD dovrebbe ritornare alla guida del paese, ma Berlusconi ci ha abituati al suo fingersi morto per poi azzannare all’improvviso, la Lega con le sue posizioni nazionaliste potrebbe rappresentare la parte maggioritaria di un centro inclinato fortemente a destra e a molti Italiani potrebbe piacere.
Contro il Movimento cinque stelle gioca la storia, quella di un popolo poco abituato alle rivoluzioni e succube delle invasioni, una comunità che si è adagiata su un dopoguerra quieto e senza clamori, l’inconciliabile rappresentazione del dissenso alla luce dell’agio, il mansueto esistere di ovini ruminanti.
La logica della ragione cozza contro il muro di uno status che nessun italiano vuole perdere. In un paese libero e democratico ognuno è libero di fare ciò che vuole, anche darsi delle regole non scritte, dove la comodità di non pagare le tasse è data a tutti e il parcheggio in doppia fila un diritto assoluto.
Gli Italiani stanno a guardare, come le stelle nel più famoso best seller di Archibald Joseph Cronin.