CAMPANIA – “Un periodo di didattica a distanza nelle scuole della Campania? È un’ altra idiozia che è circolata in Italia. Io ho detto il contrario. Degli imbecilli mi hanno attribuito questa proposta, in questo Paese si parla a capocchia, è intollerabile”. Lo afferma Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, interpellato sull’intenzione di prevedere un periodo di Dad prima di Natale.
“Ho visto una dichiarazione di Lucia Azzolina che parlava di Dad”, aggiunge riferendosi all’intervento critico dell’ex ministro dell’istruzione a proposito dei protocolli adottati dall’esecutivo. “Noi stiamo facendo tutto il contrario, per tenere aperte le scuole l’interno anno scolastico. Abbiamo firmato un accordo con l’Ordine degli psicologi e qualcuno ci dice: ‘volete chiudere’, ma allora, siete imbecilli”, spiega De Luca.
“Il Governo – dice ancora De Luca – ha deciso ieri che basta un solo contagio in una scuola per chiuderla. Mi aspettavo una valanga di proteste dalle mamme “No Dad”. Incredibilmente, invece, non ha parlato nessuno. Siamo davvero un Paese di squinternati. Purtroppo in questo momento è necessario questo giro di vite sulla scuola”, afferma il medico che aggiunge. “Ci sono tanti casi di Covid-19, se si fosse mantenuta la regola dei tre contagiati per tornare alla Dad, si sarebbe lasciato un focolaio un pò troppo ampio”.
Anche Paolino Marotta, irpino presidente dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis), esprime un giudizio positivo sulle nuove indicazioni del governo “Da diversi giorni – afferma Marotta – si registrava in tutte le regioni un sensibile e preoccupante aumento dei contagi, che interessava soprattutto gli alunni del primo ciclo. Una situazione epidemiologica che determinava in capo ai dirigenti scolastici un lavoro sempre più gravoso e insostenibile per la difficoltà di individuare i cluster, mandare in quarantena le classi, attivare la Dad, rispondere ai genitori, contattare i Dipartimenti di Prevenzione, come previsto dal programma di sorveglianza con testing.
Intere settimane, comprese le giornate di sabato e di domenica, passate a gestire casi, a fare tracciamenti e comunicazioni ai genitori, a girare agli uffici sanitari prenotazioni dei tamponi T0 e T5, un lavoro snervante, oscuro, non riconosciuto, al quale spesso seguiva un lungo silenzio delle aziende sanitarie, che non erano più in grado di fare i tamponi ‘a tempo zero’ (T0) e giustificavano l’inerzia con le più diverse motivazioni”. E accusa: “Sarebbe il caso che, una buona volta, Governo e Parlamento prendessero atto del vistoso malfunzionamento delle strutture sanitarie regionali e intervenissero di conseguenza”.