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Lavoro

LAVORO. Il “nuovo” CNR peggiore del “vecchio”?

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Inizia nel peggiore dei modi il percorso del CNR, così come ipotizzato nella manovra di bilancio 2022! Altro che rilancio e riorganizzazione!

Il 18 novembre 2021, per il 98° compleanno del CNR, il Direttore Generale dell’Ente, Dott. G. Colpani, ha in 3 minuti comunicato alle OO. SS. che 400 precari non saranno stabilizzati. Evidentemente il DG ha ritenuto il completamento del processo di stabilizzazione del personale precario una incombenza da liquidare frettolosamente. Ha dopo appena mezz’ora chiuso il tavolo di confronto con le OO.SS. dichiarando che l’Ente utilizzerà solo poco più di 3 milioni (a fronte di una disponibilità di circa 33 Milioni) per il processo di stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari che attendono ormai da anni e che hanno superato almeno due procedure concorsuali.

Il nuovo corso guidato da M.C. Carrozza (Presidente) e da G. Colpani (Direttore Generale) si sta
assumendo la grave responsabilità di mandare a casa più di 400 tra ricercatori e tecnologi, in attesa da anni di assunzione a tempo indeterminato e idonei secondo i requisiti C1 o C2 del Dlgs.75/17 e s.m.i. (personale con un’età minima di servizio di almeno 7, 8 anni).

Il più grande Ente di ricerca pubblico del Paese, negando l’utilizzo per l’assunzione di detto personale dei 22,8 milioni di euro messi a disposizione dal Decreto “Rilancio” dell’agosto 2020 (che il Consiglio di Amministrazione dell’Ente nella sua riunione odierna riallocherà alle spese per il personale), di fatto lascia senza lavoro quasi 400 lavoratrici e lavoratori che da anni e anni, senza alcuna tutela, contribuiscono al prestigio dell’Ente.

Le OO.SS. ritengono IMMORALE, ASSURDA, INCOMPRENSIBILE ED INACCETTABILE questa scelta dell’Amministrazione e dichiarano immediatamente la mobilitazione permanente e unitariamente PRESIDIANO ININTERROTTAMENTE il CNR fino a quando l’Ente non procederà all’assunzione di tutti gli aventi diritto.

Per questo motivo i Precari Uniti CNR hanno immediatamente pubblicato il seguente comunicato:

Il tempo delle chiacchiere e delle promesse è terminato! 280 ricercatori e tecnologi idonei in graduatorie di stabilizzazione ai sensi dell’Art.20 comma 2 del D.Lgs 75/2017 (Legge Madia) rischiano di veder interrotto il loro contratto di lavoro entro fine anno al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Le graduatorie delle procedure concorsuali espletate tre anni fa vedono infatti la loro naturale scadenza a metà dicembre e, in mancanza dell’assunzione a tempo indeterminato, 280 lavoratori della ricerca con competenze e professionalità consolidate ed esperienza pluriennale stanno rischiando di essere messi alla porta dopo aver contribuito, con partecipazione a progetti, pubblicazioni e brevetti, al prestigio dell’ente a livello nazionale e internazionale.

Dopo aver avuto rassicurazioni sulla volontà del completamento delle stabilizzazioni sia in occasione del CdA del 22 settembre che durante il tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali lo scorso 11 ottobre, improvvisamente i Vertici dell’ente hanno mostrato un cambio di passo, mettendo in dubbio l’esaurimento delle graduatorie.

Questa risposta non solo è irricevibile, ma indegna di un’amministrazione la cui Presidente Maria Chiara Carrozza ha più volte dichiarato, sia in sedi ufficiali, sia incontrando lo stesso personale precario in varie sedi del CNR, quanto la condizione precaria sia poco dignitosa e che i lavoratori della ricerca debbano ambire a un riscatto sociale e professionale.

Non è bastato evidenziare che il personale precario non abbia mai gravato, in anni di lavoro e sacrifici, sulle casse dell’ente, dal momento che è sempre stato rinnovato su fondi progettuali. Non è bastato mostrare che la produttività degli ultimi anni dei ricercatori e tecnologi precari dell’ente sia pressoché in linea con quella del personale strutturato. Sembra che nemmeno sia sufficiente, per questa amministrazione, avere la piena disponibilità delle risorse economiche, oltre ai 9,6 milioni di euro, di cui 3,3 vincolati, del DM n. 614 del 19/05/2021, anche i 22,8 milioni del Decreto Rilancia Italia (che devono essere necessariamente spesi per l’assunzione di personale), per assumere chi finora ha solo dato e mai ricevuto niente in cambio.

Per questi motivi, dal 18 novembre, per il personale precario, con il supporto delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, riprende la fase di mobilitazione. Qualsiasi proposta che si allontani dall’assunzione dei 400 precari dell’ente, considerando le graduatorie in scadenza e le altre tipologie di precari al di fuori delle graduatorie (comma 1 non prioritari), che aspettano da tre anni il completamento delle procedure di stabilizzazione, sarà rispedita al mittente. La mobilitazione non terminerà fino a che non vi sarà l’assunzione dell’ultimo avente diritto secondo Legge Madia, perché i lavoratori della ricerca non sono usa e getta“.

Lavoro

Napoli, presidio a piazza Municipio degli ex Osa Napoli Servizi

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Si sono radunati in centinaia davanti alla sede del Comune di Napoli, per manifestare, attraverso uno sciopero e un presidio pacifico, il proprio malcontento nei confronti di quello che ritengono un atteggiamento “approssimativo e discriminatorio nei confronti dei lavoratori, con conseguenze pesantissime sulla loro vita”.

L’iniziativa è stata promossa dalla Fisascat Cisl di Napoli ed ha coinvolto i dipendenti della Napoli Servizi appartenenti all’ex settore Osa.

La mobilitazione, si legge in una nota, «è stata organizzata per denunciare i motivi di conflitto verso la società partecipata del Comune di Napoli. In discussione la riorganizzazione che non prevede un piano industriale; la questione relativa alla sicurezza sul lavoro e la salute dei dipendenti messi a rischio nel passaggio delle mansioni; la presenza di un mansionario non in linea con il Ccnl e infine la delicata vicenda legata ai livelli di inquadramento inferiori e cambio orario di lavoro».

«Siamo arrivati allo stremo, ci stanno colpendo nella nostra dignità – ha detto Pietro Contemi, segretario Fisascat Cisl – l’amministrazione comunale deve prendere atto che questo management va cambiato e si debba ristabilire le regole contrattuali».

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Cronaca

Non si ferma la protesta degli OSS di Gesco: oggi sit-in in piazza Garibaldi

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Con i cori «Giù le mani dal sociale» e «Il lavoro non si tocca», questa mattina si è spostata alla Stazione Centrale di Napoli la vertenza degli operatori sociali che da due settimane sono in piazza tutti i giorni contro i licenziamenti forzati voluti dalla Asl Napoli 1 Centro per 300 operatori di un raggruppamento di cooperative sociali con capofila Gesco.

Una manifestazione pacifica che si è conclusa con un corteo che ha fiancheggiato i binari ferroviari, per spostarsi poi fuori la linea 1 della metropolitana in piazza Garibaldi
“Ad una settimana dal 31 ottobre data che vedrà definitivamente 300 operatori espulsi dal lavoro per volontà della Asl Napoli 1 Centro – ha spiegato il presidente di Gesco Giacomo Smarrazzo – ancora nessun segnale concreto ci è giunto dall’Asl”.

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Attualità

Diritto alla disconnessione, stop a mail e telefonate fuori dall’orario di lavoro

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La proposta di legge depositata alla Camera da un gruppo di parlamentari del Pd mira a definire il diritto alla disconnessione anche in Italia.
Il progetto di legge definisce come comunicazione “qualsiasi forma di contatto tra datori di lavoro e lavoratori o tra lavoratori effettuata tramite telefono, mail, servizi di messaggistica istantanea o piattaforme di collaborazione”.

Inoltre viene rimarcato il diritto a non ricevere comunicazioni fuori dall’orario di lavoro e, in ogni caso, per un periodo minimo di dodici ore dalla fine del turno lavorativo. In caso di urgenze il lavoratore è tenuto a leggere le comunicazioni e ad adempiere ai propri obblighi solo alla ripresa dell’orario lavorativo.

Secondo il progetto di legge, inoltre, dovrebbero essere i datori di lavoro a dover fornire gli strumenti digitali, con i relativi costi di gestione a carico, nelle imprese con più di quindici dipendenti dove le comunicazioni di servizio e la prestazione lavorativa avvengono prevalentemente attraverso strumenti digitali.

Ma chi ne beneficerebbe? Oltre a tutti coloro che non hanno il diritto definito dal proprio contratto, ne beneficerebbero anche lavoratori autonomi e professionisti: a questo proposito ordini e associazioni professionali sarebbero tenuti ad adeguare i propri codici deontologici entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge.

Il primo firmatario di questa proposta di legge, Arturo Scotto, ha dichiarato: “È un diritto di ciascun lavoratore e ciascuna lavoratrice poter chiudere al termine del turno il proprio rapporto con il lavoro, perché nessuno può vedere sacrificato il proprio tempo di vita sulla base esclusivamente del volere del datore di lavoro”.

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