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La Camera dei Rappresentanti USA approva il “Libya Stabilization Act”

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LIBIA – La Camera dei Rappresentanti degli USA ha approvato, il 28 settembre, un disegno di legge per la “stabilizzazione della Libia”, in cui Washington viene esortata a svolgere un ruolo più attivo nella risoluzione della crisi libica. Laddove effettivamente approvato, gli Stati Uniti potrebbero imporre sanzioni contro chi fornisce armi alle parti belligeranti scontratesi, per circa dieci anni, sui fronti di combattimento libici.

Il “Libya Stabilization Act” è stato approvato da 385 membri della Camera dei Rappresentanti statunitense, mentre sono stati 35 i voti contrari e 12 gli astenuti. Tuttavia, affinchè la legge diventi effettiva, deve essere ratificata dal presidente degli Stati Uniti, dopo l’approvazione del Senato a Washington. L’obiettivo è “promuovere una soluzione diplomatica al conflitto in Libia e sostenere il popolo libico”. A tal proposito, è stato chiesto al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di collaborare con la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) e il governo di unità nazionale per preparare le elezioni nazionali, previste per il 24 dicembre 2021, facendo sì che siano “libere, eque, inclusive e credibili”.

Come spiegato dal quotidiano al-Monitor, la legislazione bipartisan richiede, poi, al capo della Casa Bianca di imporre sanzioni contro gli individui stranieri che forniscono “un sostegno significativo alle milizie o ai gruppi paramilitari in Libia”, in violazione della risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tale risoluzione, nota come “embargo sulle armi libiche”, vieta il trasferimento di equipaggiamento militare e supporto in Libia da parte di entità straniere. Parallelamente, il Libya Stabilization Act prevede sanzioni contro attori non libici ritenuti essere responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Libia e chiede una maggiore assistenza da parte degli USA, anche a livello umanitario e sanitario. Non da ultimo, Washington viene esortata a promuovere la democrazia del Paese Nord-africano, a rafforzarne le istituzioni economiche e ad autorizzare indagini sui “beni sottratti alle persone e alle istituzioni libiche”. Infine, sono incoraggiati programmi di scambio a livello culturale ed educativo.

La proposta del Libya Stabilization Act da parte della Camera dei Rappresentanti risale al 2019, anno in cui la Libia era ancora alle prese con un conflitto civile. In particolare, il 4 aprile di quell’anno, il generale a capo dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), Khalifa Haftar, aveva lanciato un’operazione volta a prendere il controllo della capitale, Tripoli. Una versione rivista del disegno di legge è poi passata alla Commissione Affari Esteri della Camera, senza opposizione, ad aprile 2021, fino a giungere alla plenaria di settembre, dove ha ottenuto ampio consenso. Al momento, secondo quanto osservato da alcuni analisti, il Senato statunitense risulta essere sotto pressione, in quanto invitato ad approvare la legge prima delle elezioni presidenziali e legislative. Ad ogni modo, il passaggio del disegno di legge non risulta essere semplice.

Come riporta al-Monitor, un altro obiettivo della legislazione di Washington è, in realtà, impedire ad Haftar di concorrere alle elezioni. I sostenitori del disegno di legge hanno esplicitamente fatto il nome del generale libico nei propri appelli e l’improvvisa cancellazione di un contratto firmato dall’uomo forte di Tobruk con una società di lobbying americana è un primo indice degli effetti che le sanzioni potrebbero avere. Con l’approvazione del Libya Stabilization Act, il presidente statunitense, Joe Biden, potrebbe poi tenere sotto controllo non solo Haftar, un uomo “autoritario” già accusato di crimini di guerra, ma anche altre parti che alimentano l’instabilità libica. Nel disegno di legge viene fatto esplicito riferimento a Paesi quali Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, sostenitori dell’LNA nel corso del conflitto, considerati governi stranieri su cui bisognerebbe avviare indagini per il proprio coinvolgimento militare. Come evidenzia al-Monitor, viene citata anche la Turchia, oppositrice di Haftar, ma alleata degli USA.

Al di là delle sanzioni, il disegno di legge è considerato una vittoria per i gruppi di difesa dei diritti umani, e, al contempo, potrebbe rivelarsi un mezzo per gli Stati Uniti per arginare il conflitto libico, soprattutto nel caso in cui le tensioni dovessero riaccendersi. Ad ogni modo, rispetto al 2019, il contesto libico è mutato. Dopo la sconfitta di Haftar, a giugno 2020, le parti belligeranti hanno siglato un accordo di cessate il fuoco, il 23 ottobre 2020 e, sebbene Haftar eserciti ancora un’influenza significativa, i suoi sostenitori stranieri sembrano aver cambiato le proprie strategie. L’Egitto ha recentemente firmato una serie di accordi economici con il governo ad interim con sede a Tripoli, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno “abbassato il proprio profilo” in Libia, sebbene si sospetti che Abu Dhabi continui a sostenere mercenari nel Paese.

Parallelamente, il processo di transizione mediato dalle Nazioni Unite, avviato il 19 gennaio 2020 con la Conferenza di Berlino, ha contribuito a portare una tregua nel Paese Nord-africano e al conseguente avvio del processo politico, che ha visto la nomina di nuove autorità esecutive provvisorie, il 5 febbraio 2021. Tuttavia, restano ancora dei nodi da sciogliere. Primo fra tutti, l’allontanamento di forze e mercenari stranieri. A tal proposito, l’8 ottobre è stato concordato un piano d’azione, da svolgersi, presumibilmente, in quattro fasi. Anche il percorso economico è in una fase di stallo e divergenze interne sembrano compromettere sempre più le elezioni di dicembre.

Pertanto, afferma al-Monitor, nel caso in cui la comunità internazionale perdesse il controllo del processo di transizione, le indagini sulla vendita di armi e sulle violazioni dei diritti umani diverrebbero ancora più importanti. Il disegno di legge al Congresso statunitense verrebbe affiancato da meccanismi simili già in vigore, tra cui il Global Magnitsky Act, che autorizza sanzioni contro gli individui responsabili di violazioni dei diritti umani, e la Missione d’inchiesta indipendente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla Libia.

Tuttavia, è possibile che la versione del disegno di legge al Senato non venga adottata prima delle elezioni libiche, ammesso che avvengano in tempo, e, in tal caso, la candidatura di Haftar come futuro capo di Stato potrebbe non essere ostacolata. La sua vittoria potrebbe poi portare i gruppi armati della Libia occidentale a rifiutarsi di accettare il risultato, innescando potenzialmente un nuovo conflitto. Anche le sanzioni non saranno automatiche e la loro imposizione ad alleati e partner statunitensi, come gli Emirati Arabi Uniti o persino la Francia, anche quest’ultima sostenitrice di Haftar, potrebbe complicare o bloccare qualsiasi azione.

Di per sé, è improbabile che il Libya Stabilization Act salvaguardi il fragile processo di pace delle Nazioni Unite dai potenziali rischi. Se convertito in legge, però, potrebbe consentire al governo degli Stati Uniti di possedere uno strumento con cui mettere in guardia gli attori che minano il processo di pace libico, rafforzando i meccanismi già esistenti e portando davanti alla giustizia chi abusa dei diritti umani. Il tutto consentirebbe a Washington di svolgere un ruolo più attivo nella fase di transizione libica.

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Guerra, Putin avverte: “Il conflitto è globale, pronti a colpire Usa e Gran Bretagna”

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Durante un drammatico discorso alla nazione, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il test su un obiettivo militare in Ucraina di un nuovo missile balistico ipersonico, l’Oreshnik. Ecco le dichiarazioni del leader del Cremlino:

“Il permesso dato dagli Usa e dalla Gran Bretagna a Kiev di attaccare in profondità il territorio russo con i missili da loro forniti ha fatto assumere al conflitto un carattere globale, e Mosca si riserva il diritto di colpire anche le infrastrutture militari di Washington e Londra”.

Inoltre Putin ha precisato che contro il nuovo missile, capace di viaggiare a 2-3 km al secondo, non esistono difese aeree efficaci. Mosca continuerà a testarlo in questo conflitto, scegliendo gli obiettivi “sulla base delle minacce alla sicurezza della Federazione Russa”, ma avvertendo in anticipo i civili perché abbandonino le aree che potrebbero essere attaccate.

Tuttavia, il monito più inquietante lo ha lanciato agli Usa e alla Gran Bretagna, confermando che sei missili Atacms americani e un numero imprecisato di Storm Shadow britannici sono stati lanciati tra martedì e mercoledì sulle regioni russe di Bryansk e Kursk.

Pertanto, Putin ha aggiunto: “Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei Paesi che permettono l’impiego delle loro armi contro le nostre strutture. E in caso di un’escalation di azioni aggressive, risponderemo in modo deciso e simmetrico”.

Secondo il presidente, “la Russia è pronta a risolvere pacificamente tutti i problemi, ma è pronta anche a qualsiasi sviluppo degli eventi”.

Poi, l’attenzione del leader russo, si sposta sugli Stati Uniti e sul nuovo presidente Trump, il quale aveva promesso di riportare la pace tra Mosca e Kiev:

“Gli Stati Uniti hanno sbagliato a stracciare unilateralmente il Trattato sulle forze intermedie nucleari (Inf) che, firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, aveva messo al bando gli euromissili. E la decisione di abbandonarlo fu presa proprio durante la presidenza Trump, nel 2019. Quindi Mosca deciderà se e dove schierare missili a corto e medio raggio sulla base delle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti”.

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Salvini sulla decisione della Corte Penale Internazionale: “Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto”

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Il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto a margine dell’assemblea Anci, parlando della recente decisione della Corte Penale Internazionale di elevare un mandato d’arresto nei confronti del leader israeliano Netanyahu.

Ecco le sue dichiarazioni:

“Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri. Non entro nel merito delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni. Adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso e pericoloso, perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà, le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.

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Giugliano, via Santa Caterina da Siena rivede la luce dopo sei anni: l’annuncio del sindaco

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Via Santa Caterina da Siena a Giugliano rivede la luce dopo sei anni di attesa. Infatti, dopo il crollo dovuto alle forti piogge del 23 febbraio 2018, arrivano buone notizie.

L’annuncio è stato dato dal sindaco di Giugliano, Nicola Pirozzi:

“È una notizia che segna un momento fondamentale per la nostra città: la Regione Campania ha approvato un finanziamento di 20 milioni di euro per il rifacimento del collettore fognario di via Santa Caterina da Siena. Si tratta di un’opera attesa da oltre 6 anni, da quella terribile notte in cui la strada crollò, causando enormi disagi e difficoltà per i residenti di via Santa Caterina e delle zone limitrofe”.

Poi, prosegue: “Questa situazione non poteva e non doveva continuare oltre. Fin dall’inizio del mio mandato, mi sono battuto con determinazione per ottenere le risorse necessarie a risolvere definitivamente questo problema. Oggi posso dirvi che quella promessa non è rimasta tale: abbiamo raggiunto un traguardo importante, che rappresenta un segno concreto del nostro impegno quotidiano per migliorare la città”.

Infine, Pirozzi ha poi spiegato che è in fase di realizzazione il progetto esecutivo:

“Dopo l’aggiudicazione dell’appalto finalmente partiranno i lavori, ponendo fine ad una situazione che per troppo tempo ha penalizzato il nostro territorio”.

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