CARDITO – Finalmente un po’ di luce su una questione che durava ormai da troppo tempo. Infatti per quattordici lunghissimi anni alcuni cittadini carditesi hanno dovuto fare da spola negli uffici dei Tribunali per far valere i propri diritti. Per colpa di un provvedimento sbagliato – la famosa delibera 13/2003 – che all’epoca dei fatti, nel lontano 2013, secondo la classe dirigente di allora poneva rimedio all’abusivismo edilizio.
Stiamo parlando della famosa questione della zona B1 dove i residenti di quella zona specifica di Cardito, grazie a quella delibera di giunta del 2013 con allora sindaco Giuseppe Barra potettero ampliare la volumetria ai propri edifici. Senza entrare nei meriti della questione visto che la 13/2003 è nota a tutti. Ricordiamo solo a chi ci legge che tale delibera fu poi dichiarata illegittima sia dalla Regione che dal TAR ed è per questo che poi chi aveva già investito e costruito dietro consenso degli amministratori carditesi si è visto dover percorrere un itinerario burocratico lungo e tortuoso pur di difendere i propri diritti e i sacrifici di una vita. Logicamente e apparentemente non si può stabilire che un immobile è abusivo se il Comune che dovrebbe rilasciare l’autorizzazione ti crea un documento che ti permette di costruirlo, ma in realtà chi lo doveva stabilire? Ecco perché la sentenza del Consiglio di Stato pubblicata il 28 Settembre scorso è destinata a fare la storia di Cardito.
Infatti all’interno del documento che alleghiamo in basso, si legge testualmente: “Considerato, all’esito della delibazione tipica della fase cautelare, che, ferma l’esigenza di una celere definizione della vicenda da parte dell’amministrazione comunale, l’esercizio del potere sostitutivo regionale non presenta una chiaro fondamento legale, atteso che la normativa regionale applicabile lo limita alla sola fattispecie di immobile privo di titolo e non anche a quella di immobile realizzato sulla base di un titolo edilizio annullato. P.Q.M. Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, Sezione Sesta, accoglie la domanda cautelare proposta con l’atto di appello indicato in epigrafe e, per l’effetto, in riforma dell’ordinanza impugnata sospende l’efficacia dell’atto impugnato in primo grado”. Questo significa che le case costruite nella famosa zona B1 non sono da considerarsi privo di titolo, visto che la normativa regionale vigente non presenta, nello specifico, un chiaro fondamento legale e la Regione Campania può decidere se abbattere o meno un immobile, solo se quest’ultimo è privo di titolo. In parole povere chi ha costruito un immobile grazie o per colpa della Delibera di giunta 13/2003 non l’ha fatto in maniera illecita e Il Consiglio di Stato ha stabilito che quell’immobile non si può considerare privo di titolo.
Logicamente i cittadini carditesi che hanno investito i soldi di una vita, magari per costruire una casa per i propri figli, almeno sotto questo punto di vista, non vedranno depauperare i propri sacrifici e questo lo stabilisce il Consiglio di Stato. Ma questo però non vuol dire che l’atto in se, adottato dall’allora amministrazione comunale non fosse illegittimo.
Infatti la questione politica di allora non verteva su quanto espresso dal consigliere Marco Mazza che a mezzo Facebook scrive: “Abbiamo avuto sempre ragione a sostenere che gli immobili edificati con la delibera 13 del 2003 non sono come quelli privi di titolo”. Poiché quello che asserisce il consigliere non è stato mai messo in discussione e in questo caso non esiste nessun “Noi” o “Voi” che tenga su una questione la cui soluzione era affidata ad organi sovracomunali. La questione sollevata è stata sempre quella sull’illegittimità della delibera che all’epoca nasceva per risolvere si un problema ai cittadini carditesi, ma c’era già qualcuno che poneva l’allerta sulla genuinità dell’atto, asserendo che così facendo non si faceva altro che, vista l’illegittimità del documento, di creare ulteriori problemi a chi doveva fare uso di tale provvedimento. E la dimostrazione che gli obiettori della famosa delibera avessero ragione sta nel fatto che per ben quattordici anni queste persone sono stati sballottati da uno sportello all’altro all’interno dei vari Tribunali.
Quindi, morale della favola, grazie o per colpa della Delibera di giunta 13/2003 alcuni cittadini hanno potuto vedere realizzata la casa della propria vita, ma è pur vero che per colpa di questo “maledetto” provvedimento illegittimo, quegli stessi cittadini hanno passato quattordici anni d’inferno, con la paura, ogni giorno, di perdere la propria casa.
Di questo e di tutto quello che ha contornato questa triste vicenda carditese ne parleremo domani sera in “Tazebao” insieme all’artefice di questa famosa delibera Peppe Barra e insieme a uno dei più grandi oppositori dell’epoca a questa delibera Giovanni De Cicco. Domani sera (Giovedì 5 Ottobre ndr) alle ore 19:00 in diretta streaming sulla pagina ufficiale di MINFORMO.