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CAIVANO. Caos nel Pd. Casaburo e Paolella salutano. E Angelino si mette in cerca di una poltrona

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CAIVANO –  Il segretario del Pd Antonio Angelino non si è accorto ancora che tra pochi mesi si terranno le elezioni e Simone Monopoli al Comune non c’è più. Possibile che con un commissario al Municipio, un altro scioglimento anticipato al buio, il segretario del Pd nelle sue uscite pubbliche non sia in grado di dare ancora una risposta alla città sulla fase di costruzione? Non serve a nulla utilizzare frasi fatte che dicono tutto e niente sulle coalizioni ampie, sulla priorità ai programmi, sul risanamento. Questa si chiama demagogia, politichese all’ennesima potenza che starebbe bene eventualmente su un politico affermato e non su un soggetto che alla prima uscita elettorale non è stato nemmeno eletto consigliere.

Il sindaco è stato sfiduciato così come ha voluto Forza Italia di Ponticelli e Buonfiglio. Il Pd si è accodato persino nei cambiamenti di percorso sempre decisi dagli azzurri. Ma qual è la proposta alternativa? Angelino dimostra di non avere nemmeno una linea precisa. Figuriamoci la proposta. Anzi, da indiscrezioni trapelate, risulta che il giovane segretario di sezione stia cambiando una linea al giorno ma sempre per garantire se stesso piuttosto che il partito. Un atteggiamento che aumenta i malumori interni e nel lungo periodo rischia di trasformare il PD in un contenitore vuoto non solo di idee ma addirittura di voti, innanzitutto l’emorragia.

Franco Casaburo e Maria Paolella devono solo ufficializzare la decisione già comunicata a tutti durante una riunione dove proprio il segretario è uscito con le ossa rotte. Uno dei fondatori del Pd, Casaburo appunto, e il capogruppo consiliare uscente, Maria Paolella, fedelissimi del presidente De Luca e in termini di consensi sicuramente i più forti dei “democratici” a Caivano, e non solo per i voti ma anche per la stima e l’autorevolezza, ufficializzeranno l’addio alla sezione anche ai cittadini a breve, almeno fino a quando il segretario sarà Angelino. E i malumori dilagano anche in soggetti come Arcangelo Della Rocca e Franco Marzano tanto per citare i più conosciuti. Il ragionamento è semplice. Antonio Angelino ha fatto carte false per sfiduciare Monopoli insieme a Forza Italia perché puntava a candidarsi a sindaco. Non a capo di una coalizione vincente. Angelino sa bene che il centrosinistra, l’Udc e i centristi mai potevano trovare la sintesi sul suo nome.

La sua decisione di candidarsi a sindaco di bandiera spalleggiato solo da Luigi Sirico, resta una opportunità personale per garantirsi la sedia in Assise. Gliel’hanno fatto anche credere ma adesso che si fa sul serio Angelino è tornato coi piedi per terra ed ha capito che ha difficoltà persino a determinare questa ipotesi. Un segretario che non riesce a mettere il partito nemmeno sulla propria candidatura a sindaco è destinato, qualsiasi cosa farà, al fallimento. E allora in queste ore, i malumori nel PD aumentano come affermano “fonti qualificate interne” che per il momento non usciranno allo scoperto per capire i prossimi eventi e le prossime mosse del segretario di sezione Angelino. Tra conferme e smentite di rito davanti ai cittadini, nulla cambia sulla realtà delle cose e un “dietro le quinte” che nel PD si arricchisce giorno dopo giorno di intrighi e veleni che i diretti interessati mai racconteranno davanti ai cittadini. Lo stesso Della Rocca è con un piede nel PD, un piede in Articolo 1 e con parte della testa al centro. L’obiettivo è vincere. Il PD, l’omogeneità delle alleanze, il programma, sono argomenti per gettare fumo negli occhi ai cittadini. Il PD non è stato capace nemmeno di assumere una posizione netta per ribadire quello che dovrebbe essere ovvio. Porte chiuse a Forza Italia. Invece il segretario non assume nemmeno questa posizione perché nell’ottica di un “assalto alla diligenza” tutti i voti potrebbero servire alla causa. Tutti i voti. Ecco perché oltre Monopoli all’orizzonte non si vede un progetto serio ma solo manovre per garantirsi posti al sole. Tant’è che addirittura Antonio Angelino sta verificando un’altra possibilità; se non riesce a strappare la candidatura di bandiera sarebbe pronto a trattare con chiunque facendo rinunciare al Pd la candidatura a sindaco ma la firma sull’alleanza del segretario “peserà” un assessorato proprio per Angelino. Ed anche questa ipotesi ha ulteriormente aumentato i mugugni all’interno dei “democrat”.

Tutto questo perché hanno sfiduciato Monopoli al buio, senza avere nemmeno le idee chiare sul futuro al punto che il Pd non ne parla con certezza e non può nemmeno permettere l’impegno che i “Forzaitalioti” restano, nonostante la sfiducia a Monopoli, incompatibili per quello che hanno dimostrato in questi due anni, per visione della città, per collocazione politica e ideologica col PD. No. Nemmeno questo. Perché un eventuale “padiglione” ha bisogno di tutti, innanzitutto dei 4 di Forza Italia. Questo è il PD di Caivano.

Questa a Caivano la chiamano “politica”. La prossima puntata, invece, sarà dedicata a quella lobby che determina, decide, non si candida e quindi non si vede. Imprenditori dal “doppio filo” che in campagna elettorale attireranno, anche per le denunce prodotte da Monopoli, l’attenzione dell’Antimafia a tutto campo: sui metodi di reperimento del consenso, sulla eventuale mobilitazione dei galoppini legati al mondo criminale, sulla composizione delle liste e sui portatori di interessi non collettivi. Aver impedito a Monopoli di parlare in aula davanti alla città, non significa avergli messo il bavaglio. Anche perché la battaglia per la legalità, dopo quello che si è visto, non sarà appannaggio esclusivo di Monopoli. Ma anche chi prenderà le distanze, decidendo pure di stare a casa, da un eventuale coalizione “padiglione”, darà sicuramente il contributo alla causa: liberare Caivano! Per sempre.

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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