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Cronaca

A volte la violenza viene fomentata proprio da chi dovrebbe dare l’esempio

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CARDITO – E’ successo ieri, un triste epilogo ad un evento altrettanto triste. Ormai i social hanno cambiato radicalmente la nostra vita e con essa anche il nostro modo di agire. Se solo ci soffermiamo a vedere quanta gente sta esternando il suo odio per il diverso, solo perché Facebook o qualche altro social gli ha fatto scoprire il senso del branco.

Infatti finora tali sentimenti erano nascosti in ognuno di noi e la gente quasi si vergognava a far sapere in giro di sentire senso di ribrezzo verso quelli dalla pelle scura. Invece internet ha sdoganato questo sentimento, al punto tale da farlo sembrare una cosa normale, addirittura, in alcuni, una cosa da andarne fieri e li vedi li ad argomentare pure i loro obbrobri della mente con analisi di politica estera che Aleksandr Gorčakov fatti da parte.

Insomma la piena libertà dettata dai social ha sdoganato anche e soprattutto l’ignoranza abissale sui diritti umani e di questo non è immune il caro Luigi Leonardi testimone di giustizia salito alla ribalta della cronaca per essersi ribellato al pizzo nella provincia di Napoli.

Chi è Luigi Leonardi? Egli decise di rivolgersi a “Le Iene” per sollecitare la Prefettura ad assegnarli la scorta che gli toccava di diritto. Dopo aver raggiunto il suo scopo e ottenuto ciò che gli spettava ha pensato bene di imbracciare una lotta che lo vede combattente in prima linea per cambiare la legge che tutela l’incolumità dei testimoni di giustizia che ad oggi il diritto italiano li inquadra alla stregua dei collaboratori, quest’ultimi altro non sono che ex camorristi poi pentiti, mentre la categoria a cui appartiene Luigi Leonardi è quella di persone oneste che però subiscono minacce dalla camorra per colpa del loro senso di legalità.

Il testimone di giustizia Luigi Leonardi, forse forte della sua modesta popolarità ha deciso oggi, come fanno la maggior parte delle persone “famose”, di affrontare il tema della violenza sulle donne, forse preso anche dagli ultimi fatti di cronaca che non sono molto scollegati dal tema del razzismo illustrato prima, e lo ha fatto attraverso un post pubblicato sul suo profilo personale nella maniera più infelice che si potesse immaginare. Il post in questione – che tra l’altro ha scelto di posizionarlo nello spazio di copertina – recita: “Sono fermamente convinto che una donna ha il diritto di giustiziare un uomo che l’ha stuprata”.

leonardi post

Il post di Luigi Leonardi

Come si può notare il testimone di giustizia pone la frase tra virgolette e omette di scrivere che quell’affermazione appartiene ad Andrea Dworkin saggista statunitense e teorica del femminismo radicale, conosciuta soprattutto per una dura critica della pornografia. Leonardi dovrebbe sapere che la maggior parte degli utenti Facebook non conosce le regole giornalistiche e non riescono a distinguere se una frase appartiene a chi scrive o meno solo perché è racchiusa tra le virgolette. In parole povere il buon Leonardi, volge al maschile la frase, la fa sua e ne condivide il pensiero.

Ora premesso che il Leonardi, attualmente è in regime di protezione con tanto di scorta pagata dallo stato e allo stesso momento prende parte a vari eventi come convegni e meeting in qualità di opinionista o, appunto, testimone di giustizia e per il ruolo che grazie al suo impegno si è saputo ritagliare, lavora a stretto contatto con le autorità e forze dell’ordine, anche attraverso l’associazione nazionale di lotta contro le mafie “Antonino Caponnetto”. Egli non può neanche lontanamente formulare un pensiero del genere.

Il sig. Leonardi oggi non può pensare di essere un semplice cittadino libero di scrivere ciò che vuole dal suo profilo Facebook senza avere nessun impatto sulla nostra società. Il cittadino Leonardi è stato sostituito dal personaggio pubblico quel giorno stesso che ha deciso di chiedere aiuto a “Le Iene”, facendosi così conoscere da tutta Italia. Oggi per il ruolo che ricopre e per i sermoni che ha dispensato in giro, il signor Leonardi, da molti è visto come un esempio da seguire, un’istituzione. Se solo si va a vedere quante adesioni d’odio si sono registrate nei commenti sotto quel triste post, la cosa diventa preoccupante. Un personaggio pubblico che ricopre un ruolo che si rivede nella piena legalità non può fomentare odio e invocare la legge del taglione. Il suo pensiero non può coincidere con una legge del medioevo. Lui che la legge la vuole cambiare. Non vorremmo pensare che i suoi sforzi siano solo mirati a migliorare le condizioni di vita dei testimoni di giustizia. Così come non vogliamo pensare che i ricordi dei suoi tristi momenti di quando veniva vessato dalla camorra li posta su facebook solo perché, come la “donna” all’interno di quel post, non ha potuto farsi giustizia da solo.

Fermo restando che uno stupro equivale ad ammazzare una donna nell’anima e non esiste nessuna pena che potrebbe equiparare il dolore che una vittima prova in quegli attimi, ma questo non giustificherebbe mai, in nessun modo, l’altrettanta violenza che una donna potrebbe rivendicare nei confronti del suo aggressore. Soprattutto per un credente come me che pensa che solo Dio può decidere sulla vita e sulla morte di un individuo.

E allora è qui che mi domando: se anche un uomo, che dalla mattina alla sera e in lungo e in largo passa le sue giornate a parlare di giustizia, si lascia andare ad affermazioni del genere, perché non lo può fare un cittadino qualunque? E se tutti siamo legittimati a farlo, allora non ci meravigliamo quando per le strade si continuano a registrare stupri, omicidi, tumulti e bagarre tra bianchi e neri. A volte il cattivo esempio arriva proprio da chi non dovrebbe arrivare e Luigi Leonardi è la dimostrazione vivente.

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Cronaca

Paura ad Aversa, rissa tra ragazzini in zona Seggio: i dettagli

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Episodio di violenza avvenuto ieri sera ad Aversa, dove si è consumata una rissa tra due gruppi di ragazzini.

Secondo le prime informazioni, il primo gruppo era in evidente stato di alterazione dovuto probabilmente all’alcol, quando si è incrociato con l’altro gruppo dando vita ad una rissa. Il motivo sarebbe la richiesta di una sigaretta da parte del primo gruppo, ma al rifiuto dell’altra banda si sarebbe scatenata una furiosa discussione con calci e pugni ai membri secondo gruppo.

Pertanto le vittime sono tutte minorenni e hanno sporto denuncia ai carabinieri per i fatti accaduti in zona Seggio. Indagini in corso per rintracciare i responsabili.

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Cronaca

Napoli, baby gang picchia a colpi di casco il titolare di un takeaway: la denuncia

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Era lo scorso 13 ottobre quando il titolare di un takeaway sito in piazza Monteoliveto a Napoli è stato aggredito e picchiato da quattro giovani.

Secondo le prime informazioni i quattro stavano consumando uno snack all’esterno del locale, quando gli si è avvicinato l’uomo per rimproverarli del troppo casino. A quel punto però, è nata una discussione sfociata ben presto in una rissa, con i quattro che hanno afferrato i caschi e colpito violentemente il malcapitato, che per difendersi ha usato come arma uno sgabello.

Pertanto, tale episodio è giunto all’attenzione del deputato Francesco Emilio Borrelli, che ha così commentato:

“Ancora una volta il cuore della città è teatro di violenze ad opera di baby-gang. L’ennesimo episodio che dimostra quanto questi ragazzini siano educati e pronti alla reazione violenta, spesso senza che vi siano reali motivi scatenanti, e motivati ad arrecare quanti più danni possibili agli avversari/vittime attraverso anche l’utilizzo di armi bianche, improvvisate o addirittura da fuoco. Più danni possibili vuol dire anche arrivare ad uccidere, come successo troppo spesso e come potrebbe ancora capitare se non si argina il fenomeno con misure preventive, con una riforma della giustizia minorile e con un programma sociale di rieducazione totale. Le strade sono sempre più in mano ai giovani criminali e in particolare il centro storico sta diventato invivibile e sempre più simile ai peggiori quartieri malfamati dei paesi del Terzo Mondo”.

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Cronaca

Blitz dei carabinieri tra Scalea, Cetraro e Ancona: sgominata rete di spaccio nel Cosentino

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Blitz dei carabinieri tra Scalea, Cetraro e Ancona, dove all’alba di stamane sono state eseguite quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati.

Stando ad una prima ricostruzione è stata smantellata una presunta associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, dedita allo spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi comuni da sparo, nonché lesioni personali aggravate dal metodo mafioso.

Le indagini hanno consentito di accertare l’operatività a Scalea, nel Cosentino, di un sodalizio criminale dedito allo spaccio di stupefacenti di vario tipo, principalmente cocaina, che si riforniva di narcotico da due canali di approvvigionamento, uno napoletano, l’altro cetrarese.

Pertanto le acquisizioni investigative hanno permesso di ricostruire la dinamica di un’azione ritorsiva da parte dei membri del sodalizio ai danni di un soggetto che aveva assunto un comportamento evidentemente ritenuto oltraggioso nei confronti di alcuni indagati.

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