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CAIVANO. L’opposizione alimenta un clima d’odio usando l’alibi dello scioglimento.

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CAIVANO – La politica a queste latitudini sta prendendo sempre più la piega degli inciuci e delle strumentalizzazioni. Non c’è un personaggio politico che sia in grado di argomentare o mettere dei contenuti validi all’interno dei propri scritti per poi tramutarli in fatti che possano sollevare la città gialloverde dalla melma in cui sta sprofondando.

C’è un effetto molto pericoloso che si sta insediando nei pensieri di tutti gli addetti ai lavori – politici e stampa – e su quest’argomento vorrei fare qualche riflessione in più e cercare di ristabilire la verità secondo documenti e atti prodotti dalle varie autorità giudiziarie che si sono succedute e che noi di Minformo e pochi altri si sono letti. Sto parlando della strumentalizzazione dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche passato e quello che ci si augura possa ritornare.

La politica nostrana, specie quella dell’opposizione, pare stia praticando il credo del: “O siamo noi a governare o facciamo in modo di farvi sciogliere per camorra”. Una pratica tra l’altro già attuata in passato con gravi conseguenze per la città e ne spiego subito il perché cercando di ristabilire la verità.

Sono bastate poche righe di un giornalista che ha voluto restare anonimo, non si sa per quale motivo, scritte su una testata che fino ad ora si è occupata, in maniera cartacea, solo del territorio afragolese che recitavano: “A differenza di Simone Monopoli però il nuovo sindaco conosceva i soggetti e poteva lasciarli fuori, come aveva fatto il suo avversario Antonio Angelino” – riferendosi al gruppo di Noi Campani e facendo intendere come alcuni dei monopoliani, anche tra Orgoglio Campano, siano stati menzionati nella relazione dello scioglimento – per far scattare i polpastrelli al vanesio leader di Caivano Conta e farlo correre sul suo profilo social a mettere in evidenza quanto sia vero ciò che ha scritto il collega.

Allora cerchiamo di ristabilire alcune verità. La prima è che non è vero che il Consigliere Antonio Angelino non ha voluto Orgoglio Campano e Noi Campani, il primo gruppo non si è mai seduto al tavolo del centro e tutti ricorderanno che Angelino firmò un documento dove accettava di essere a capo di una coalizione dove era presente anche il gruppo di Noi Campani, poi firma rimangiata per altri motivi, già descritte su queste pagine (leggi qui per approfondire) e quando si tentò di rifare di nuovo la coalizione fu il gruppo di “Noi Campani” a rifiutare per motivi di inaffidabilità del candidato a sindaco. La seconda verità è che nessuno dei consiglieri di “Noi Campani” attualmente in carica sono stati menzionati nella relazione di scioglimento.

Per terza, quella più importante da conoscere e da tenere in mente anche in futuro è che forse è giunta l’ora di finire di strumentalizzare chi è stato menzionato nella Relazione di Scioglimento del 2017 perché i fatti succeduti hanno dimostrato che non c’è ragione di farlo, in quanto tra le posizioni di tutti quelli menzionati, le uniche a non dover essere state stralciate e che hanno dovuto subire un processo civile di incandidabilità sono state quelle di Luigi Falco ex assessore e che adesso non è presente né in Consiglio né in giunta, Enzo Pinto attualmente all’opposizione con il Consigliere Antonio Angelino, perché candidato nella sua coalizione e Raffaele Celiento consigliere dell’opposizione dimissionario nella consiliatura Monopoli che permise l’entrata in Consiglio comunale proprio ad Antonio Angelino perché primo non eletto nella sua stessa lista. Questi tre poi tutti e tre assolti dalla magistratura hanno potuto avere la possibilità di potersi di nuovo candidare a Settembre scorso. L’unico a pagare il prezzo dell’incandidabilità è stato solo l’ex Sindaco Simone Monopoli che tra l’altro ha già scontato il suo “debito” con il diritto civile e che la produzione dei documenti sta dando larga ragione alla sua condotta amministrativa. Forse è quest’ultimo elemento che sta cominciando a diventare la preoccupazione di chi forse comincia ad intravedere all’orizzonte una probabile sfiducia ed una imminente nuova campagna elettorale? Ma torniamo alle verità.

Nel gruppo di Noi Campani, l’unico ad essere menzionato nella Relazione di Scioglimento è stato il suo segretario, poi diventato assessore per sei giorni Claudio Castaldo e anche qui c’è da stabilire un fattore importante. Nella relazione il succitato assessore viene menzionato come parente acquisito di un ex boss della camorra e per fortuna la legge italiana stabilisce che ritrovarsi parenti criminali non è una colpa, tanto è vero che la posizione del Castaldo venne immediatamente stralciata dal processo di incandidabilità e forse né il giornalista né l’ex Segretario del PD cittadino sanno che per quanto riguarda l’affidamento della gara sui rifiuti alla Buttol srl è l’allora dirigente Vito Coppola a essere finito a processo mentre il Castaldo non ha mai ricevuto neanche una notifica a riguardo. Quindi perché ogni tanto esce fuori, tra politica e stampa, questo tema?

Semplice. Nessuno dei due organi ha contenuti validi per poter attaccare la fazione opposta. Caivano allo stato attuale vive un momento storico ancora più pericoloso di quello preceduto dalla venuta della Commissione d’Accesso. Un vuoto istituzionale che si rifugia nell’alibi della criminalità per gettare fango sull’avversario senza cognizione di causa e senza prove alla mano. Perché, un osservatore attento, si domanderebbe: Se si posseggono le prove di ciò che si scrive sui social, dove stanno le denunce penali portate in Procura?

Un altro periodo del post del consigliere Angelino che fa capire quanto vuota sia quest’opposizione e come la sua azione sia basata sul rancore personale è quando pur condividendo la cronaca fatta dal giornalista ha da ridire quando si parla del Presidente del Consiglio Francesco Emione.

Il giornalista scrive: “Francesco Emione ormai è il vero ed unico leader del centrosinistra. Ancora una volta il risultato elettorale è frutto dei suoi consensi. Senza Emione e la sua lista, il centrosinistra non esiste. Non va nemmeno al ballottaggio”. Piccato, invece lo riprende a mezzo Facebook il consigliere Angelino scrivendo: “Al netto di una considerazione personale del giornalista sulla futura leadership del centro sinistra Caivanese, che fa sinceramente sorridere e impallidire allo stesso tempo”.

Oltre il rancore personale che Angelino prova nei confronti del Presidente del Consiglio, da queste dichiarazioni appare ovvio che chi si ritrova a fare di nuovo il consigliere perché candidato a sindaco scelto da una coalizione basata su un’altra vendetta personale – poi avremo modo di approfondire anche quest’altra verità – per il solo motivo di essere giovane e di provenire da un’altra consiliatura di minoranza perché surrogato di Raffaele Celiento con un bagaglio di 230 voti circa – tanto è il peso specifico elettorale del Consigliere Angelino – non può comprendere quanto sia oggettiva l’osservazione del collega e neanche in che unità si può misurare la leadership di una coalizione.

A differenza di Angelino, Francesco Emione è testimone di 831 consensi, delegato da altrettanti cittadini caivanesi. Finora fedele al suo ruolo e mai sopra le righe, ha saputo mantenere testa alla crisi di governo innescata dal suo stesso partito senza mai farsi fagocitare da essa, partecipando alle riunioni del proprio gruppo risanando le ferite interne. Nel contempo non ha fatto mai mancare il suo contributo alle esigenze di tutti i consiglieri come determinato dal suo ruolo di Presidente, imparziale, dell’Assise Pubblica.

Quindi se un’opposizione intelligente non riesce a intravedere o a riconoscere una leadership dell’avversario tre sono le cose: o non è opposizione intelligente, o nutre odio verso quella leadership o la desidera avendola da sempre desiderata. Ma questo è un argomento che affronterò nei prossimi editoriali.

Una cosa è certa! Quest’atteggiamento non giova alla comunità e le lotte intestine alla maggioranza, con la conseguente indagine partita sulle incompatibilità degli assessori e correlate dichiarazioni mendaci fatte dagli stessi e la continua minaccia di un richiamo alla Commissione d’Accesso con la speranza di distribuire nuove onte sulle teste degli attuali amministratori non faranno altro che buttare Caivano nel baratro delle assenze istituzionali e allora chi è che allo stato attuale può parlare di responsabilità? Nessuno!

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CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Caivano

Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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