

Editoriale
La classe politica di Frattamaggiore deve ancora abituarsi alla libertà di stampa
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FRATTAMAGGIORE – Stamattina voglio raccontarvi delle strane abitudini di gran parte della classe politica. Soprattutto nel rapporto con la stampa e con la comunicazione. Ne parlo con consapevolezza rispetto a quanto mi è accaduto in queste settimana. Abbiamo raccontato i fatti, semplicemente cosa è accaduto prima del Consiglio comunale dove l’unità del gruppo consiliare del Pd è andata, com’era facile prevedere, in frantumi. Abbiamo spiegato prima del Consiglio cosa avessero deciso i singoli consiglieri democratici. E i fatti ci hanno dato ragione.
Le reazioni? C’è chi ha minacciato querele non sappiamo per cosa, verificato che abbiamo solo riportato il “dietro le quinte” di azioni politiche e poi abbiamo espresso una valutazione evidente su cosa abbiano prodotto quelle azioni: la distruzione del gruppo consiliare del Pd.
Addirittura un consigliere comunale chiama in redazione, chiede una presa di distanza dall’articolo e quando gli ricordiamo che sul suo conto abbiamo solo anticipato la sua assenza al Consiglio, quindi era libero di dichiarare il contrario, ossia che avrebbe partecipato alla seduta, resta senza parole e riesce solo a pronunciare la frase: “No, no, sarò assente”. Allora abbiamo scritto la verità. Magari, vuole darci una sua opinione o versione diversa sulla dinamica dei fatti? Risposta secca, “no, no”.
Insomma, ci ha telefonato per un saluto affettuoso. Voleva smentire qualcosa che nemmeno lui sapeva. Capita quando si va in fibrillazione. Questo perché non si è abituati alla stampa libera, quella che s’informa, che racoglie fatti, li scrive e nelle analisi seguenti riconosce meriti e demeriti senza posizioni precostituite. Qui c’è l’abitudine, al netto delle ipocrisie, da parte della politica di controllare la stampa. E basta anche una minaccia di querela per far cancellare qualche articolo. È accaduto anche questo. Ci perdonerete, “Minformo” è altra roba.
In una dinamica democratica, raccontiamo i fatti e vogliamo dare a tutti la possibilità di esprimere un pensiero, di raccontare versioni diverse, di esprimere la propria valutazione, la propria visione dei fatti. Un giornale libero, aperto. A breve arriverà sui territori anche il nostro cartaceo e “MinformoTv” lancerà nuovi format televisivi, quotidiani e di approfondimento settimanale. Con ospiti ed una presenza costante sui territori. Insomma, la politica a Frattamaggiore deve uscire fuori dalla campana di vetro nella quale ha vissuto fino ad oggi.
La stampa non si compra, non si guida, non si zittisce e non si minaccia. Noi le notizie le raccogliamo in prima persona, non attendiamo che il politico di turno porti qualche carta magari avendo anche un obiettivo subdolo da raggiungere poco edificante e nasconderlo dietro la bandiera della legalità un attacco ad un avversario politico senza nemmeno metterci la faccia. E lo si fa armando una penninna di poco conto. Di esempi ne potremmo fare tantissimi.
Preferiamo assumerci l’onere e l’impegno di “scavare” i fatti, di ricostruire dinamiche e azioni, di informare i cittadini su ciò che accade nel dietro le quinte, senza altro interesse se non la verità. E, ripeto, “Minformo” è aperto a tutti coloro che vogliono esprimere una posizione. Le minacce di querela, però, lasciatele nel dimenticatoio. Ci farete più bella figura e ne guadagnerete in credibilità. Anche perché le querele temerarie lasciano il tempo che trovano e poi è assurdo che un giornalista va querelato per intimidirlo mentre tra loro si delegittimano, s’infangano, raccontando peste e corna l’un dell’altro e poi, come se nulla fosse, li trovi insieme attorno ad una tavola per decidere quali azioni mettere in campo. Un po’ di serietà non guasterebbe. Se ritengo che una persona sia un poco di buono, non mi fermo con lui nemmeno a prendere un caffè. Figuriamoci se condivido un’azione insieme oppure un percorso lungo finalizzato alla campagna elettorale. Si chiama dignità.
Certo, chi è abituato a comportarsi così, ci metterà tempo per adeguarsi alla libertà di stampa, ad una stampa non controllata, non gestibile. E forse, proprio la presenza di un’attività d’informazione seria, potrà migliorare col tempo persino la qualità e i comportamenti della politica.
Una distorsione che si verifica anche nella Comunicazione. Frattamaggiore è l’unico comune dove comunica il sindaco e al massimo un paio di consiglieri comunali. Poi silenzio. E chi comunica non parla di temi, non aggiorna i cittadini sulla politica, sui nuovi assessori, sulla composizione della nuova giunta, sugli aggiornamenti amministrativi. Niente. Non è comunicazione politica. Al massimo, chi si sforza, mette foto belle come se fosse un influencer, il compleanno suo, dei figli, della mamma, del papà, del nonno. Come se fosse Chiara Ferragni e non un politico da cui i cittadini vorrebbero solo ottenere informazioni e anche riflessioni sulla vita politica e amministrativa della città.
La cosa peggiore accade quando un consigliere scrive un post polemico, all’improvviso, dopo anni di silenzio, per essere “chiamato” e poi a telefonata avvenuta lo cancella. Qui è normale perché non si parla e se si parla, pure con toni alti, lo si fa con l’indicazione sempre di una parte politica. Quindi, è sempre tutto funzionale alla politica e gestito dalla politica. La critica, l’offesa. Tutto organizzato e gestito dalle parti politiche. Toni alti, toni bassi, silenzio, lo decide sempre la politica.
Nessuno lo confermerà ma che sia una realtà storica e determinata, me l’hanno confermato proprio quei politici in decadenza che questo meccanismo a Frattamaggiore l’hanno inventato. Quindi, da questo punto di vista bisogna migliorare e soprattutto iniziare ad abituarsi alla libertà di stampa, all’informazione che verifica e racconta, che esprime giudizi e che dà spazio a tutte le posizioni. E spero che pure i politici frattesi inizino finalmente a parlare di temi senza alzare polveroni scandalistici per coprire i “bubboni” che si annidano da anni negli uffici come la questione rifiuti (nessuno ha scritto un rigo), la questione delle cooperative (anche su questo tema le cose concrete e veramente da chiarire nessuno le ha ancora scritte), tanto per citare un paio di esempi. Qui si parla di legalità ma non si ha il coraggio nemmeno di raccontare le questioni giudiziarie per ciò che sono.
La classe politica di Frattamaggiore deve imparare a mettersi in gioco mettendoci la faccia, assumendo posizioni e assumendosi la responsabilità delle decisioni e delle azioni.
Tornando al disastro Pd, una domanda che approfondiremo: com’è possibile dare credibilità a consiglieri che decidono di fare un’azione contro il sindaco e la giunta quando hanno in giunta degli assessori? Uomini di lotta e di governo. Fa già ridere così. Anche su questa elementare valutazione, nemmeno un rigo. Passa tutto inosservato perché come detto è sempre la politica che guida, detta tempi, modi e temi.
Giustifichiamo la fibrillazione di questi giorni dopo i nostri articoli, ma “Minformo” è altra cosa. A disposizione di tutti per parlare, intervenire, per rilasciare dichiarazioni, interviste, in Tv, sul giornale web o sul cartaceo che a breve troverete in distribuzione gratuita sul territorio.
Fatti, riflessioni, opinioni e spazio a tutti. Questi siamo noi
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CARDITO – Cardito. L’intervista al sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, apre ad una serie di riflessioni che meritano di essere approfondite sul piano politico. Anche per alzare l’asticella del dibattito, troppo appiattita su Cirillo, unico soggetto politico emerso in questi dodici anni, e non per colpa del primo cittadino.
In vista delle prossime elezioni, e quindi di un ciclo nuovo che si dovrà aprire, è necessario già oggi piantare qualche seme che dovrà poi fiorire.
Partiamo da una premessa. Giuseppe Cirillo ha azzerato in questi dodici lunghi anni i vecchi schemi. Cosa significa? Non esistono più divisioni o squadre predefinite, che sanciscono alleanze già precostituite oppure soggetti politici che non possono dialogare al di là dei posizionamenti di questi anni. Uso un termine forte per rendere l’idea: il sindaco è cresciuto politicamente a dismisura. La classe politica locale non è riuscita a stare al suo passo. Anzi, di passi ne ha compiuti ma all’indietro. Ciò ha provocato due elementi: azzeramento del dibattito politico, drastica riduzione dei soggetti politici. In minoranza, alcuni sono partiti da giovani promesse e chiudono l’esperienza nel totale anonimato. In maggioranza singolarmente non esiste nessuno: tutti fedelissimi del primo cittadino. Come detto, un appiattimento su Cirillo così forte che ha azzerato la politica e superato i vecchi schemi.
Adesso, nella costruzione del dopo dodicennio, l’unico che ha dettato la prima ricetta è sempre il capo dell’amministrazione carditese. Punta alla politicizzazione del quadro: centrodestra e centrosinistra. Legittimo, soprattutto per la sua visione di alto profilo maturata pure da vicepresidente della Città metropolitana e quindi ormai abituato ad altri palcoscenici e ad altri livelli rispetto, e lo dico con rispetto e dispiacere, al degrado che caratterizza questi territori.
Questa è una visione del futuro, nella costruzione del futuro, che dovrà tramutarsi in concretezza. E bisogna capire se sarà l’unica in campo come è accaduto in questi 12 anni oppure se ci sarà dell’altro. Non lo può sapere nessuno, almeno in questo momento. E allora proviamo a sviluppare un ragionamento su dati oggettivi e che aiutano la riflessione. Penso che Nunzio Raucci abbia capito che la sua ambizione personale di voler fare il candidato a sindaco nonostante nessuno lo volesse, ha rappresentato negli anni il migliore alleato di Cirillo e della sua scalata.
Quindi, in un contesto dove la politica è stata azzerata, innanzitutto bisogna togliere da mezzo le ambizioni personali. E in un deserto, dove politicamente non è cresciuto nemmeno un fiore e dove il primo cittadino ha azzerato, superato, cancellato, i vecchi schemi, da dove ripartire. C’è chi nel deserto vede solo sabbia e null’altro. E chi, affidandosi ad una visione più ottimista, coglie da quel deserto un’opportunità. Qualsiasi cosa si deve costruire e indipendentemente da chi la deve costruire, si parte da zero. Quindi, sarà molto più semplice. In cosa si tramuta questo contesto? Tutti possono parlare con tutti.
Non ci sono più barriere precostituite da gruppi contrapposti. Per intenderci, il gruppo Barra può tranquillamente ragionare con Cirillo e stabilire un percorso insieme. Le vecchie ruggini tra i protagonisti del dopo Barra sono ormai superate, vecchie, lontane proprio grazie a ciò che ho spiegato in apertura: i vecchi schemi sono stati abbattuti. Il primo passo, quindi, è quello di individuare chi sono i soggetti politici. E, badate bene, c’è una sottile differenza tra consiglieri comunali e soggetti politici. Mi spiego meglio. I soggetti politici sono coloro che riescono ad avere un peso nell’opinione pubblica e sono soggetti aggregatori capaci di mettere in piedi una lista. Due esempi e si torna sempre lì, Giuseppe Cirillo e Peppe Barra. Sono soggetti che storicamente hanno dei gruppi politici e sono in grado di partorire due liste ciascuno.
I candidati nelle liste, per quanto forti, tra chi è rimasto a casa e chi siede in consiglio comunale, vengono un attimino dopo. In maggioranza non ci sono leader autonomi capaci di ragionare sullo stesso piano con il sindaco. Ripeto, sono tutti a seguito di Cirillo e il sindaco dovrà preoccuparsi di comporre liste in grado di garantirli. Saranno ottimi candidati da 300 e 400 voti, ma da qui a trasformarsi in soggetti politici ce ne passa. La stessa cosa vale per l’opposizione. Raucci è un candidato al Consiglio che ti fa la differenza. Ma il soggetto politico che fa le liste resta Giuseppe Barra. Quindi, alla fine di questa esperienza bisognerà comprendere chi saranno i soggetti aggregatori, chi saranno i soggetti politici, quanti ne saranno e quali tavoli si metteranno in piedi.
Cirillo sicuramente dovrà partire dalla sua continuità e dovrà comprendere attorno a lui chi sarà in grado di fare una lista di candidati al consiglio comunale. E lo stesso vale per coloro che aspirano, magari a qualcosa di nuovo. Prima delle ambizioni personali e prima di mettere in piedi tavoli dove siedono soggetti che rappresentano solo se stessi, bisognerà verificare chi farà le liste. I consiglieri uscenti saranno in grado di comporre una lista? Oppure gli uscenti sono da considerare semplici candidati da inserire in qualche lista che magari sarà messa in piedi dai veri soggetti politici che in questi cinque anni sono stati fuori dal civico consesso?
Domande che contengono un ragionamento sottile e magari le possono comprendere solo gli addetti ai lavori. Ma hanno un significato enorme e proprio la mancata risposta, ad oggi, a queste domande, giustifica ciò che sta accadendo. Ad un anno dalle elezioni non c’è ancora un tavolo politico con soggetti riconosciuti per tracciare la continuità di Cirillo; men che meno non c’è un tavolo politico di alternativa. E torniamo al punto di partenza del mio ragionamento: dalle ceneri dei vecchi schemi, dalla sabbia di questo deserto può nascere qualsiasi cosa. E servirà davvero tanto tempo per capire chi ha davvero polvere da sparare e chi, invece, dovrà pensare solo a salvare se stesso in chiave politica.
Ecco perché l’unico che ha avuto l’autorevolezza per provare a parlare di futuro ed a dettare uno schema chiaro, netto, preciso, è stato Peppe Cirillo. Centrosinistra puro, con partiti e civiche, apertura al Movimento Cinque stelle e Europa verde. Ha una traccia incontestabile. Poi si “peserà” la valenza di eventuali soggetti politici che siederanno a quel tavolo oppure si tratterà di un leader indiscusso e tanti candidati al civico consesso.
Tutto il resto è da costruire. E ad oggi oltre le liste di Peppe Barra non si vede nulla all’orizzonte: né soggetti politici uscenti dal civico consesso capaci di fare una lista, né soggetti politici fuori dal Consiglio che si sono fatti avanti come promotori di una lista.
Aprovidolo e Mirone di Forza Italia non sappiamo se la metteranno in piedi. Lo stesso vale per Luigi Iorio. Tutto da verificare. Così come è da verificare se, magari, più avanti, ci sarà qualche ritorno di fiamma di soggetti politici che vengono dal passato e saranno ancora capaci di mettere insieme persone che vogliono candidarsi e partecipare.
Questo spiega perché non esistono al momento tavoli. Non c’è il tavolo della continuità e non esiste il tavolo dell’alternativa. Esiste Peppe Cirillo e nient’altro. Ed è davvero una sconfitta per tutto il resto della classe dirigente. In parte appiattita su Cirillo, in parte espressione solo di ambizioni personali.
Nel deserto è vero che c’è il vantaggio di partire da zero e si può avere anche l’ambizione di costruire Dubai. Nessuno pensava possibile costruire una città avveniristica e moderna proprio nel cuore della sabbia. Eppure, ci sono riusciti. Ma prima di riuscirci c’è stato chi ha avuto la capacità, la competenza e la forza di pensarlo e di renderlo possibile. In questo momento manca proprio questo.
Caivano
CAIVANO. Angelino non vuole i voti della camorra? Allora spiegasse candidature in odore di camorra e il silenzio su fatti illegali
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1 giorno fail
31 Marzo 2025
CAIVANO – Le elezioni sono ancora lontane ma sul territorio c’è qualcuno che sente il dovere di guadagnare terreno dato il suo silenzio durante i due anni di commissariamento e la totale assenza di azioni forti che potessero far luce sui fatti di camorra nell’ex Amministrazione Falco e lo fa nel peggiore dei modi, col vittimismo tanto caro a quella parte della politica tipica dei radical chic col cuore a sinistra e portafogli a destra.
Sto parlando dell’ex leader dell’opposizione Antonio Angelino che rilasciando un’intervista al mio caro amico e collega Antonio Mattia, ancora una volta parla di attacchi, fango e clima rovente nei suoi confronti. Ma quando? Ma dove? Finora, quel po’ che ho letto, scritto e sentito in giro è tutto frutto della sacrosanta verità e in parte delle sue stesse mancanze e con questo editoriale cerco di spiegarmi meglio.
Per quello che mi riguarda, da questa testata è uscita fuori la notizia che il fratello socio e amministratore della SIA Center ha aperto un bar nella zona ASI senza alcuna autorizzazione da parte del Consorzio e con una SCIA presentata al SUAP con una descrizione dell’attività totalmente differente da quella prevista e autorizzata dal Consorzio ASI e non solo (leggi qui e qui).
A distanza di poche settimane si scopre che tale attività messa su completamente in maniera abusiva, in realtà ha interessato anche il V settore, quello dell’Urbanistica, poiché in data 18 novembre 2024 l’allora Responsabile Fioravante Giordano invia sia al fratello di Antonio Angelino sia al suo tecnico di fiducia un Avviso del procedimento finalizzato al diniego della SCIA in sanatoria presentata il 22 agosto del 2023 poiché l’immobile dove insisteva il bar presentava una difformità nella parte sottostante che ha comportato un aumento volumetrico dell’immobile oggetto della SCIA in sanatoria. Ampliamento volumetrico soggetto a Permesso di costruire in Sanatoria e non a SCIA in Sanatoria come si è tentato di sanare nell’agosto 2023. Siccome è l’occupante dell’immobile incriminato ad essere ritenuto responsabile dell’abuso, il fratello dell’ex Consigliere Antonio Angelino, attraverso il suo tecnico di fiducia Arch. Nicola Chiacchio, comunicò al Responsabile Giordano che provvedevano con una SCIA di auto-abbattimento in Sanatoria per eliminare l’abuso, solo che fino alle dimissioni dell’ex Responsabile dell’Urbanistica, all’interno degli uffici del V settore non è mai arrivato nessun ulteriore comunicazione in tal senso.
Allora come adesso, dato che è ufficiale la discesa in campo dell’ex Consigliere Angelino, è doveroso sapere qual è la sua posizione dato che ha dichiarato a chiare lettere di voler governare ed amministrare la città di Caivano, dopo tutta l’onta che ha dovuto subire, rispetto al reato commesso dal fratello e soprattutto qual è la sua posizione rispetto al modus operandi di alcuni tecnici sul territorio che pur di ottenere permessi e autorizzazioni ricorrono spesse volte al cosiddetto “pezzotto” in fase di presentazione delle istanze.
Queste legittime richieste ovviamente denotano anche quale sia il modus operandi del sottoscritto e di quanto sia confermato, ancora una volta, il coraggio di metterci sempre la faccia e di non nascondermi dietro altre testate come qualcuno, sul territorio, ha tentato di far passare il messaggio.
Per quanto riguarda, invece le altre testate, sento il dovere di difendere la categoria e il diritto di cronaca, specialmente quando si tratta di vicende che riguardano personaggi pubblici e temi di interesse pubblico.
A me non interessa se ciò che è scritto in quella lettera anonima corrisponda al vero oppure no, questo lo stabiliranno gli organi inquirenti. Io invece tengo solo a fare un parallelismo col passato, perché se di fango si deve parlare allora di fango bisogna parlare.
La redazione di lettere anonime è una condotta sempre registrata a queste latitudini e non ricordiamo solo quelle che riguardano l’ex Consigliere Angelino e grazie alla quale ha potuto aprire la sua campagna elettorale con tanto di vittimismo, e allora mi domando: dove stava Antonio Angelino quando l’ex Amministrazione Monopoli veniva raggiunta da dossier anonimi e all’interno dei quali venivano coperte di fango persone perbene, sindaco compreso?
Al tempo ricordo che era l’epoca in cui i consigli comunali erano caratterizzati dalle uniche azioni politiche che portavano la firma di Antonio Angelino che si riducevano alla sola offesa nei confronti del Sindaco Monopoli con l’appellativo “fascista, fascista, fascista” o sbaglio?
All’epoca dare del fascista ad un uomo, ad una persona perbene, che ricopriva una carica istituzionale non voleva dire servirsi dell’uso del fango? Il sottoscritto non ricorda opere o azioni di solidarietà da parte del surrogato consigliere di minoranza nei confronti della fascia tricolore quando veniva raggiunto da attacchi da parte della stampa o da lettere anonime tese a ledere la sua onorabilità!? Eppure adesso il leader di Caivano Conta vorrebbe fare appello al buon senso dei cittadini e della stampa compiacente per non fare uscire fuori, forse la verità, che interessa soprattutto alcuni componenti della sua famiglia e il suo comportamento silente nei confronti delle loro azioni.
L’argomento più delicato me lo sono, invece, conservato alla fine. A meno che il Consigliere Antonio Angelino non voglia anch’egli intraprendere la strada e la carriera del “professionista” dell’antimafia per nascondere le sue posizioni scomode tutto è niente. Mi riferisco alle sue rindondanti e ripetitive dichiarazioni sul fatto che nel 2020 ha gridato a gran voce di non voler i voti della camorra. Peccato per lui che però a contare siano i fatti e non le parole, perché per tutti basterebbe dire “la camorra è una montagna di merda” per allontanare qualsiasi dubbio di commistione, connivenza o assoggettamento alla criminalità organizzata.
Contano i fatti dicevo e i fatti del 2020 dicono che l’ex Consigliere Antonio Angelino è stato eletto anche grazie ai voti di Martino Pezzella – attualmente in carcere e condannato in primo grado a 9 anni e 8 mesi per associazione camorristica – allora candidato tra le file proprio della coalizione che vedeva Antonio Angelino candidato a Sindaco. Come se per la serie dicessimo: “non vogliamo i voti della camorra mentre candidiamo soggetti in ondore di camorra che poi verrranno condannati per camorra”.
Insomma se il tema non fosse così delicato e serio ci sarebbe da ridere e se non fosse che il leader di Caivano Conta – nonostante voglia vendersi eternamente per il giovane che avanza – sfiora quasi i quarant’anni, si potrebbe pure dire: “son ragazzi” ma affidargli le sorti di un’intera comunità con questi presupposti è alquanto azzardato se poi a tutto questo aggiungiamo che la sua campagna elettorale sarà sponsorizzata dai tecnici – architetti e ingegneri edili -, costruttori più in vista della città e un eurodeputato dem che è anche suo padrino di nozze Lello Topo, allora avrei seri dubbi a credere che la candidatura a Sindaco di Antonio Angelino sia la vera salvezza per Caivano.
L’eurodeputato è famoso per aver condotto la sua campagna elettorale alle ultime elezioni europee portando a cena in un ristorante di Giugliano ex Sindaci di Comuni sciolti per camorra, imprenditori colpiti da interdittiva antimafia e amministratori locali anti Pd tra cui Salvatore Bizzarro, imprenditore del settore dei trasporti ed ex presidente del consiglio comunale di Marcianise in provincia di Caserta. L’azienda di Bizzarro, “Autotrasporti Bizzarro” alcuni mesi prima fu colpita da interdittiva antimafia dalla Prefettura di Caserta. L’accusa è quella di un legame dei dipendenti con il clan Belforte, operante proprio a Marcianise, città dove Bizzarro è stato consigliere comunale e anche proprietario della squadra di calcio, il Real Marcianise. Alla stessa tavola era seduto anche Andrea Villano, ex Sindaco di Orta di Atella, a destra del tavolo con maglione nero e barba. Il Comune fu sciolto durante la sua amministrazione nel 2019 per infiltrazioni camorristiche. A Villano fu contestato di avere agito in continuità con la precedente amministrazione, quella di Angelo Brancaccio, condannato al carcere proprio per camorra, ed aver affidato deleghe a persone legate ad ambienti malavitosi ed alle precedenti amministrazioni. Villano è stato anche dichiarato incandidabile, tanto che ha dovuto rinunciare alla successiva campagna elettorale. Villano nel 2022 è finito a processo per voto di scambio in una vicenda assai curiosa. L’ex Sindaco è accusato di aver distribuito mozzarella agli elettori in cambio del voto durante il ballottaggio delle elezioni comunali del 2018. Nella tavolata “a ferro di cavallo” compaiono anche Marcello De Rosa, Sindaco di Casapesenna, e suo fratello Lello De Rosa, funzionario del Comune di Teverola, sempre in provincia di Caserta. Il Sindaco Marcello De Rosa, nell’aprile del 2023 è stato condannato a 3 anni per falso in atto pubblico. I De Rosa a Casapesenna sono una famiglia politica importante, lo stesso Lello, fratello dell’attuale Sindaco, in passato è stato a sua volta vice Sindaco del Comune casertano, nell’amministrazione di Casapesenna guidata da Fortunato Zagaria e sciolta per infiltrazioni mafiose perché accusata di intrattenere legami con il boss dei casalesi, Michele Zagaria, al tempo latitante.
Tutta brava gente insomma e siamo sicuri che questi restano amici e commensali del testimone di nozze dell’ex Consigliere Antonio Angelino e che lo stesso non conosca neanche i commensali del suo amico Topo ma lo stesso ci può assicurare che il suo testimone di nozze con le sue amicizie resteranno lontani dagli affari caivanesi? Dubbio legittimo di un cittadino caivanese attento, già infangato – sul vero senso della parola – dai maggiori mass media nazionali per avere la sola colpa di essere nato a Caivano e che non vorrebbe di nuovo il nome della sua città scritto a carattere cubitali sulle principali testate giornalistiche italiane.
Caivano
CAIVANO. Il vecchio sistema politico approfitta del silenzio e dell’omertà per riemergere
Pubblicato
4 settimane fail
7 Marzo 2025
CAIVANO – Al di là della difesa a oltranza che io possa prendere nei confronti dei tanti professionisti, operai, commercianti, imprenditori e persone perbene, in questa città restano ancora vive alcune criticità legate ad un recondito stile di pensiero che va assolutamente sconfitto e abbattuto.
A Caivano, ancor più di prima si respira un’aria di omertà e di ignavia, la stessa che ha reso la nostra città capitale del degrado. Ieri la si mostrava nei confronti dei clan e dei politici corrotti, oggi nei confronti della terna commissariale prefettizia. Ovviamente i motivi sono ben diversi e vorrei anche dirlo. Nel primo caso vigeva la paura, la pavidità, l’assoggettamento e il rispetto forzato, nel secondo caso invece, il silenzio serve per dimenticare, per assuefare la cittadinanza ad un qualcosa che dovrà tornare ad essere quello che è sempre stato.
Come essere stato l’unico a parlare all’indomani degli arresti, oggi sono l’unico a parlare e scrivere delle condanne ricevute dagli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Nessuno di quelli che da qui a breve si venderà come il risolutore dei problemi caivanesi ha avuto modo di ringraziare magistratura e forze dell’Ordine per l’encomiabile lavoro svolto finora e per aver reso giustizia alla comunità gialloverde individuando e condannando coloro che finora, ovviamente tutti innocenti fino al terzo grado di giudizio, sono considerati colpevoli del decadimento caivanese.
Tutti in penoso silenzio. Lo stesso silenzio che servirà alla città per dimenticare quanto prima questa brutta parentesi di cronaca nera che ha avvolto la nostra collettività. Il tempo utile per far tornare a parlare gli uomini di sistema. Gli stessi che finora navigavano nel mondo politico e sociale in perfetto equilibrio con le zone d’ombra della città. Gli stessi che fino a ieri non hanno proferito parola sui danni provocati prima dalla criminalità organizzata e poi quelli di immagine provocati dal procurato allarme di nani, profeti, saltimbanchi e ballerine. Gli stessi che si sono fatti scivolare addosso la strumentalizzazione della propria immagine colettiva nel nome di una sprecopoli studiata ad hoc dal Governo per fomentare le tasche degli amici degli amici. Gli stessi che oggi tentano di riorganizzarsi nelle segrete stanze, lontano dai riflettori e dalle orecchie della stampa locale e che domani vorranno salire sui palchi della campagna elettorale al grido di: “siamo il nuovo che avanza”…”Siamo noi la società civile che si rimpossesserà della vita politica della nostra comunità”…”Siamo noi che abbiamo denunciato e che la camorra è una montagna di merda”…”W Falcone, W Borsellino, W Siani, W Peppino Impastato e don Diana”… Insomma usciranno fuori anche i “professionisti” dell’antimafia in salsa pane e peperoni.
Sono gli stessi che oggi non vedono un buco a terra, eppure credo che con le loro auto ne hanno beccato pesantemente qualcuno grosso. Sono gli stessi che oggi non si indignano sull’ennesima proroga illegittima affidata alla Green Line – società di igiene urbana – e che non scrivono di quanto questa terna commissariale prefettizia non sia stata in grado di risolvere i veri problemi della città, attraverso l’indizione di una gara per la raccolta di rifiuti solidi urbani o quella inerente la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade comunali – settore delicato che ha visto protagonista l’ex Assessore Carmine Peluso, oggi condannato a cinque anni e otto mesi per associazione camorristica – e sono sempre gli stessi che non hanno mostrato alcun interesse al fatto che la stessa terna commissariale non si sia proprio interessata alla redazione del PUC, demandando questa enorme responsabilità all’Amministrazione politica che verrà eletta. Eppure tra vecchi esponenti della classe dirigente, gli stessi che si stanno muovendo a mo’ di moti carbonari, ci sono alcuni in pieno conflitto di interessi poiché coltivano rapporti con tecnici del territorio appartenenti alle lobby del cemento. Forse credono che una volta eletti loro, gli farà comodo andare avanti a colpi di varianti al Piano regolatore, fregandosene ancora, ancora e ancora del benessere collettivo?
Ma saranno gli stessi che, malauguratamente per loro non venissero eletti, si dimostreranno i più competenti in diritto amministrativo e urbanistico. Saranno i primi che sputeranno veleno, dopo pochi mesi dall’insediamento della nuova Amministrazione, all’indirizzo di chi sarà costretto, nelle more dell’indizione di nuovi bandi ad indirizzo pubblico, a prorogare ulteriormente i servizi o a continuare a vivere per inerzia ancora con affidamenti diretti e somme urgenze inerenti la manutenzione ordinaria.
Fino a quando non si farà quadrato intorno ai reali problemi della città, fino a quando non si capirà che l’interesse collettivo è superiore e prioritario a quello personale, fino a quando non si riuscirà a comprendere che il male assoluto di questa città è il silenzio omertoso creato, promosso e attuato da un sistema ben rodato, fino a quando non si riuscirà a comprendere che il silenzio dei furbi non basta e che gli enti preposti a sciogliere gli organi elettivi con Prefettura a capo ragionano secondo canoni ben prestabiliti e a quelli non si può sfuggire indossando una maschera nuova, allora questa comunità non avrà mai la possibilità di risorgere e riformarsi.
L’unica soluzione e lo dico fino a quando avrò fiato in gola: è la formazione di una nuova classe dirigente con a capo un leader autorevole, impavido che abbia come priorità la tutela dell’immagine della propria comunità e l’abnegazione verso l’interesse collettivo, che coltivi o abbia coltivato rapporti con alcuni esponenti autorevoli – padri nobili – della città e rappresentanti delle istituzioni sovracomunali, in maniera tale da garantire una competenza amministrativa e una stabilità governativa che possa durare almeno i cinque anni del proprio mandato.
Il resto è solo tutto quanto già visto. Dopo il loro ingiustificato silenzio potranno dire e raccontare tutte le favole che vorranno, saranno sempre quelli appartenenti ad un vecchio sistema che all’indomani di tutto quanto accaduto sul nostro territorio, dato l’alto prezzo pagato dalla comunità caivanese, si è totalmente azzerato. Adesso non resta altro che un sussulto di dignità della società civile che possa relegare allo zero assoluto quell’azzeramento. Confido nella parte sana e nelle persone perbene della città che vorranno porre un punto alla storia politica caivanese, girare pagina e cominciare tutto da capo.

CAIVANO. L’ex Sindaco Falco. Un’intervista che si poteva evitare. Al posto di difendere la comunità difende sé stesso

Commercio, sempre più negozi cittadini e centri commericali chiudono con ricadute sull’occupazione

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