CAIVANO – L’esclusione alla messa alla prova per alcuni reati commessi da minori prevista dal Decreto Caivano potrebbe essere incostituzionale. A sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale è stato il giudice del tribunale per i minorenni di Roma, Federico Falzone, che ha ravvisato profili di illegittimità e informato la presidente del Consiglio e i presidenti di Camera e Senato, come riporta la Repubblica.
L’ordinanza del magistrato di Roma parte da un caso di violenza sessuale di gruppo avvenuto tra gennaio e febbraio 2024, attualmente oggetto di un procedimento penale. Nel ricorso alla Consulta, Falzone sottolinea che il divieto di messa alla prova contrasta con l’articolo 31 della Costituzione, che tutela l’infanzia e la gioventù, e con l’articolo 3, poiché introduce una disparità di trattamento tra i reati. Secondo il giudice, infatti, la possibilità di accedere a percorsi rieducativi rimane per i minori imputati di associazione mafiosa, ma viene negata a quelli accusati di violenza sessuale aggravata.
Altro segno tangibile questo – se dovesse essere confermata la incostituzionalità del decreto – dell’approssimazione e del dilettantismo di questo Governo nei confronti dei più basilari principi costituzionali e democratici.
Dopo il caso Albania e l’Autonomia Differenziata ci manca il Decreto Caivano per collezionare la trilogia antidemocratica che evidenzia sempre di più un ideale totalitario che ha in mente la Premier Meloni.
L’ho scritto e detto a più riprese. L’idea repressiva e dell’Ordine che ha in mente questo governo non è stata la soluzione per Caivano e non lo sarà per le altre periferie.
Dopo l’approfondimento costituzionale fatto al “Decreto Caivano” si dovrebbe anche smentire e sbugiardare le ultime dichiarazioni della Premier fatte sempre inerente al “Modello Caivano” quando dice: “A Caivano abbiamo dimostrato che le cose possono cambiare. È un modello che vogliamo estendere a tutte quelle realtà dove lo Stato è stato meno presente o, peggio, ha scelto di fare un passo indietro”.
Se lo Stato deve fare un passo avanti in questo modo, allora: No Grazie! A Caivano, è meglio che lo si sappia ma che lo si ripeta all’infinito, non è cambiato nulla! Le piazze di spaccio si sono spostate al centro della città, la trasmissione “Il Presidio” andata in onda su Rai3 (guarda qui) racconta fedelmente il triste spaccato criminale ancora insito sul territorio. Così come non è stato debellato il sistema delle estorsioni ancora presente in città e qualche negoziante o industriale ne sa qualcosa.
Alla forte repressione, a tratti anche pesante, con carri militari a transitare per il territorio e una mancata attenzione verso l’economia sociale è seguita una preoccupante depressione che continua a far chiudere attività e abbassare la spesa procapite di oltre il 20%.
Insomma il “Modello Caivano” finora ha portato solo la riqualificazione del Centro Delphinia che alimenta le speranze di qualcuno che già da tempo ha messo gli occhi su quella struttura abbandonata e che oggi sta virando le sue attenzioni anche su quello che doveva essere un campo di Padel ma poi vicissitudini giudiziarie hanno determinato lo stop ai lavori.
54 milioni di euro da spendere in deroga a qualsiasi norma civile e l’unica cosa che si registra è un enorme spreco di denaro fatto su un centro sportivo, su quattro aule universitarie, sulle macerie di un teatro che chissà se vedremo all’impiedi di nuovo e su un campo sportivo dove mai sono iniziati i lavori. Insomma la Premier Meloni e tutti quelli che le sbavavano dietro nella speranza di un ruolo che conti, ci fanno capire dove e in che modo questo governo abbia risanato la nostra amata e già martoriata Caivano?
Alla propaganda clerico-fascista io non ci sto più! È giunta l’ora che tutti i caivanesi si rendano conto che con la demagogia, il populismo ma soprattutto con le mezogne di regime non si va da nessuna parte. Per risollevare le sorti di Caivano bisogna che ci sia una riforma che parta dal basso che miri all’autogestione del proprio territorio, quando capiremo questo saremo già su una buona strada.