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Politica

Usa, Trump in conferenza stampa: “Il nostro controllo di Gaza sarà a lungo termine, diventerà la riviere del Medio Oriente”

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Durante la conferenza stampa con Benjamin Netanyahu, il presidente americano Donald Trump si è così espresso circa i rapporti tra Stati Uniti e Israele. Ecco le sue parole:

“I legami tra Usa e Israele sono indistruttibili, anche se negli ultimi due anni i rapporti sono stati messi a dura prova. Ma con me e te saranno più forti che mai. Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza, un controllo a lungo termine che porterà stabilità al Medio Oriente, Gaza sarà la rivière del Medio Oriente. I palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri Paesi in pace, Gaza è un simbolo di morte e distruzione per decenni, i palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative”.

Poi, la parola passa al premier israeliano, che ha così dichiarato:

“Dall’attacco del 7 ottobre stiamo combattendo i nostri nemici e cambiando il volto del Medio Oriente. Abbiamo devastato Hamas, abbiamo decimato Hezbollah. Israele non è mai stato così forte, ma per assicurare il nostro futuro dobbiamo finire il lavoro. La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà”.

Tuttavia, su quest’ultimo punto, è arrivata la pronta replica di Riad:

“Non ci sarà alcuna normalizzazione delle relazioni con Israele senza la creazione di uno Stato palestinese indipendente”.

Rincara la dose il funzionario di Hamas, Sami Abu Zuhri, che ha così commentato:

“Le dichiarazioni di Trump sul suo desiderio di controllare Gaza sono ridicole e assurde, e qualsiasi idea di questo tipo può infiammare la regione. Gli Stati Uniti prendano il controllo di Gaza per ricostruirla, dopo che è stata distrutta negli ultimi 15 mesi di guerra”.

Pertanto, in un comunicato ufficiale, il presidente dei palestinesi Mahmoud Abbas ha così affermato:

“Il presidente Mahmoud Abbas e la leadership palestinese respingono fermamente gli appelli a impadronirsi della Striscia di Gaza e a trasferire i palestinesi dalla loro patria. In risposta agli appelli americani per lo spostamento dei palestinesi da Gaza, ‘non permetteremo che i diritti del nostro popolo vengano calpestati'”.

Afragola

AFRAGOLA. Il Consiglio di Stato condanna le scelte dell’Amministrazione. Cambia la ditta della raccolta rifiuti

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AFRAGOLA – Incapacità, dilettantismo o malafede? Ai posteri l’ardua sentenza. È la prima riflessione che qualsiasi cittadino che usi costantemente il buon senso possa fare in merito alla questione servizio di igiene urbana nel comune afragolese.

E della settimana scorsa la sentenza del Consiglio di Stato che sancisce, accogliendo e non ribaltando il ricorso al Tar presentato dalla vecchia ditta della raccolta rifiuti Velia srl, che a quest’ultima debba essere affidato il Servizio e non alla vincitrice del bando di gara Ecology srl.

Si, avete capito bene, quei camion nuovi di zecca acquistati o noleggiati dalla ditta appaltatrice del servizio fantamilionario, devono tornare in rimessa per non essere mai più utilizzati. Ma andiamo per gradi.

Il Comune di Afragola con determinazione n. 1992 del 28 dicembre 2023 aggiudica a favore della Ecology s.r.l. della gara per l’affidamento del servizio integrato di raccolta, spazzamento e smaltimento rifiuti. Gli atti sono stati impugnati dinanzi al T.a.r. per la Campania, con due distinti ricorsi, corredati di motivi aggiunti, da Velia Ambiente s.r.l., società terza classificata nella graduatoria di gara (RG 945/2024) e da Isola Verde Ecologia s.r.l., seconda classificata (RG 972/2024). Con la sentenza n. 4437 del 26 luglio 2024 il T.a.r. per la Campania, riunendo i
due ricorsi principali, li ha rigettati, compensando tra le parti le spese di lite, ritenendo altresì fondato in sede conclusiva del corpo motivazionale, seppur “per completezza”, il ricorso incidentale proposto da Ecology avverso l’ammissione di Isola Verde, attesa la mancata integrazione da parte di quest’ultima del requisito del servizio continuativo almeno annuale nell’ambito del triennio rilevante.

A questo punto la Velia srl si vede costretta a ricorrere al Consiglio di Stato ma nel frattempo, nonostante il Consiglio di Stato avesse accolto ulteriori memorie il 28 ottobre 2024, il Comune di Afragola nella persona del dirigente all’Ambiente Nunzio Boccia, sollecitato dalla politica, alcuni giorni prima, a contenzioso in corso, decide di affidare l’appalto, facendo apporre le firme sui contratti alla Ecology srl e dando inizio al nuovo corso della nuova ditta.

Intanto il giudizio va avanti e mentre al Comune va in scena il decorso marketing dell’avvio lavori con tanto di conferenza stampa e presentazione della nuova ditta, e mentre i giudici del Consiglio di Stato decidevano di revocargli l’appalto e di affidarlo alla terza in classifica Velia srl certificandolo attraverso la sentenza del 29 gennaio scorso, il Sindaco Pannone e il dirigente Nunzio Boccia decidono di mettere a sistema anche l’acconto del 20% sulla prima annualità e tutto questo avviene sempre a giudizio in corso lo scorso dicembre a pochi giorni prima delle festività natalizie.

Allora oltre alla domanda di cui sopra altre sorgono spontanee: cosa spinge la politica a fare queste scelte quando è consapevole che la situazione potrebbe essere ribaltata da un momento all’altro dai giudici del Consiglio di Stato? Veramente il Sindaco Pannone o chi per esso ha voluto fare l’indovino sulla sentenza? Perché pagare il 20% di acconto su un’annualità dove non sarebbe mai stata certa la sua fine? Perché andare anche contro il parere del Dirigente all’Economia che non l’aveva firmata? Perché fare tutto questo spreco di denaro pubblico? Come dicevano i latini: cui prodest haec omnia? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Ambiente

Ancora mistificazioni sulla Terra dei Fuochi. Tutta la verità sulla Sentenza della CEDU

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CAIVANO – Non so gli altri, ma tra le tante cose del mio lavoro che mi tengono occupato, ho trovato il tempo di leggere e tradurre le 184 pagine della Sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti Umani) che secondo alcuni soloni del procurato allarme sulla Terra dei Fuochi, in Campania, lo Stato avrebbe lasciato morire varia gente di tumore dopo aver fatto troppo poco per contrastare l’inquinamento: questo, almeno, si è letto in qualche riassunto giornalistico, perché la sentenza supera le 500mila battute e c’è da chiedersi chi l’abbia letta davvero.

Bene, il sottoscritto ci ha messo un po’ ma alla fine, come spesso gli accade, è riuscito a mettere su la verità: Innanzitutto La sentenza riconosce ritardi e inefficienze da parte dello Stato italiano sul tema dell’Ambiente e delle ecomafie, ma non afferma che tutta la Campania sia contaminata o che ci sia un legame diretto tra inquinamento e tumori. Non impone bonifiche generalizzate, né conferma l’esistenza di un biocidio. Non stabilisce che i prodotti agricoli della regione siano pericolosi.

Inoltre: la CEDU ha evidenziato carenze nelle politiche ambientali, infatti che la 628 del 2015 scritta dall’allora Ministro dell’Ambiente Sergio Costa – lo stesso che nella sua ignoranza in materia, nel 2013 sequestrò 13 campi di coltura a Caivano perchè nei pozzi attigui fu trovata presenza di metalli pesanti nell’acqua di irrigazione, salvo poi scoprire, a distanza di sei anni che quei valori erano normali dalle nostre parti perché trattasi di acqua di origine vulcanica data dalla presenza del vicino Vesuvio – fosse farraginosa lo abbiamo sempre saputo. La sentenza non ha sancito l’esistenza di un biocidio né ha stabilito un nesso diretto tra inquinamento e mortalità. Un dettaglio che non fa comodo alla narrazione di chi auspica ad un risarcimento in denaro ai parenti di persone morte per tumori.

La stessa narrazione che fa il prete Patriciello nel suo articolo su Avvenire e sui propri social, dove ricorre come sempre alla retorica del martirio e all’ennesima operazione di marketing del dolore, un concentrato di pathos che, sotto la maschera della denuncia civile, si trasforma in un manifesto di allarmismo e approssimazione. La Terra dei Fuochi viene ridotta a un’eterna fossa comune, una narrazione che si nutre di tragedie e indignazione, ma che, puntualmente, evita il rigore dell’analisi e il peso delle prove. Il solito copione: emozione senza razionalità.

L’incipit dell’articolo è un classico esercizio di pornografia del dolore: bambini morti, madri disperate, infermiere affrante. Ogni parola è studiata per far leva sulle emozioni del lettore, per evocare un’ingiustizia cosmica senza nemmeno prendersi il disturbo di fornire una base solida ai propri argomenti. Ma dov’è il dato epidemiologico? Dov’è la prova scientifica della correlazione tra l’inquinamento e l’aumento dei tumori? Nulla. Solo lacrime e accuse vaghe.

Infatti la Sentenza della CEDU condanna l’Italia per non aver fatto tanto sulla questione Ambiente, ma chi ha fatto ricorso – a proposito è giusto precisare che dei 41 ricorrenti sono stati accolti solo i ricorsi di pochi mentre quelli delle Associazioni sono stati scartati – non ha informato che grazie alla narrazione sensazionalistica di procurato allarme fatta dal prete e dai suoi adepti in Campania sono arrivati migliaia di milioni di euro tutti in bonifiche inesistenti o non percepite e che qui voglio elencare: 220 milioni di fondi CIS portati direttamente dall’allora Ministra Carfagna direttamente nella chiesa di Patriciello – da sottolineare che all’interno di essi c’erano anche 2,5 milioni di un progetto presentato direttamente dal prete anticamorra – 500 milioni dai fondi PNRR per i siti rimasti orfani di colpevoli; 450 milioni dalla Legge di Stabilità del 2016; 500mila euro per la costruzione di quattro siti operativi della Protezione Civile; 2 milioni per la gestione dei presidi operativi collocati a SMA Campania; 1,4 milioni per evoluzione sistema informativo I.Ter per la gestione legate alle attività della Terra dei Fuochi; 700mila euro per attività di pattugliamento di tre squadre composte da personale SMA Campania; 6 milioni di euro per la realizzazione di un sistema di sorveglianza intelligente del territorio con sensori radar e l’acquisto di sette droni utilizzati dal personale di SMA Campania; 1,5 milioni di euro ai Carabinieri per l’acquisto di droni, laboratorio avionico mobile, 500 tablet per implementazione del Sistema ODINO su cui installare App per segnalazioni di abbandono rifiuti e incendi roghi; 1 milione ai VV FF per aver messo a disposizione cinque uomini e un mezzo per ogni presidio operativo. Squadre attivate per lo spegnimento degli incendi dei roghi; 8,1 milioni a SMA Campania per la gestione dei presidi oeprativi per due anni; 750mila euro ai VV FF per ogni presidio operativo dedicato allo spegnimento degli incendi dei roghi tossici.

Allora più che alimentare una narrazione mistificatoria e fuorviante atta solo alla richiesta di ulteriore esborso di fondi pubblici, ci si dovrebbe indignare e domandare che fine abbiano fatto tutti questi soldi, in quali tasche siano finiti e domandarsi se chi oggi grida al risarcimento o alle responsabilità dello Stato abbia vigilato sulla tracciabilità di questi fondi.

Chi grida oggi alla vittoria, mistificando e ribaltando ancora una volta la verità, come fa anche il prete Patriciello nelle sue ultime uscite, dimentica quello che ha affermato in passato e quali erano, secondo questi, i veri colpevoli e quindi il loro bersaglio.

Patriciello non ha mai dato colpe al Governo centrale, tanto è vero che li chiamava spesso a far passerelle in Chiesa per chiedere aiuto e lì ci sono passati tutti da Renzi a Conte per finire alla Meloni su altri argomenti. Il modus operandi è stato sempre lo stesso, deligittimare le istituzioni locali accusandole di gravi colpe e mancanze per poi creare un vuoto colmabile solo con l’intervento del Governo attraverso la sua intercessione. Un copione riuscito e finalmente messo in scena con la venuta della Premier Giorgia Meloni ma sempre contrastato dal sottoscritto proprio per non incappare in quella confusione istituzionale di cui oggi Caivano ne è vittima.

Oggi, invece si grida alla vittoria, e si è contenti di una fantomatica condanna allo Stato Italiano addossando le colpe perfino ai politici ma la sentenza intende, nondimeno, la magistratura e le sue inchieste che hanno combinato poco. Praticamente la mancata applicazione delle norme e delle leggi, non l’inoperazione e la immobilizzazione del legislatore.

Tra l’altro la magistratura, per esempio, da oltre 10 anni ha fermato e impedito coltivazioni sulla base di «anomalie geomagnetometriche», e questo significa che alcuni sensori avevano rilevato qualcosa sotto terra. Quindi hanno poi scavato? Hanno verificato? No, ma il sospetto preventivo è bastato per bloccare terreni, rovinare aziende e criminalizzare filiere produttive.

Inoltre c’è da aggiungere che la superficie contaminata corrisponde all’1 per cento della piana agricola (non l’ha detto solo Vincenzo De Luca, ma anche Raffaele Cantone) come hanno già certificato Arpac, Iss, progetto Ecoremed e diverse commissioni parlamentari.

Mentre Caivano, territorio cui Patriciello ha sempre reclamizzato essere la capitale della Terra dei Fuochi, non rientra in quelle aree ritenute pericolose poiché, da analisi Arpac non c’è nessun terreno inquinato secondo i criteri indicati nella legge 242 del Testo Unico dell’Ambiente e se a tutto questo aggiungiamo che l’ASL Na2 nord non ha mai certificato una maggiore incidenza tumorale rispetto al resto d’Italia, si può benissimo comprendere come la sentenza non sia la condanna definitiva dello Stato italiano per un genocidio ambientale, come alcuni vorrebbero far credere. Specialmente e soprattutto a Caivano.

Tanto è vero che molti ricorrenti non erano nemmeno residenti in aree effettivamente colpite dalle presunte violazioni e che i casi presi in considerazione dalla CEDU non rientrano neanche nelle aree interessate dalla Terra dei Fuochi.

Non vi è mai stata alcuna correlazione scientificamente provata tra inquinamento e tassi di mortalità nella Terra dei Fuochi né la Sentenza lo certificherebbe.

I giornali hanno amplificato e deformato il contenuto della sentenza per renderla più sensazionale. Si è diffusa l’idea che la CEDU abbia certificato una mattanza sanitaria, quando in realtà la Corte ha solo rilevato carenze nelle politiche di gestione del rischio ambientale, senza attribuire cause precise.

Insomma, è brutto da dire, sembra assurdo: ma la CEDU ha deliberato come se fossimo fermi al 1996 o al 2013, quando imperversavano le dichiarazioni televisive del pentito camorrista Carmine Schiavone le cui uscite apocalittiche (parlò di scorie nucleari e della morte, entro vent’anni, di tutti i campani) si sono rivelate infondate. Ma è proprio a partire dal 2013 che i monitoraggi hanno rilevato una mancanza di contaminazioni dei suoli e delle falde acquifere, è da allora che i Patriciello, scrivono che «hanno ucciso» le colture di pomodori, melanzane, carciofi, pesche, mandorle, albicocche e mele: una bugia stra-certificata ma che intanto ha danneggiato spaventosamente il Pil campano, anche perché i consumatori, in tutti i supermercati italiani e non solo, smise di comprare certi prodotti.

Uno degli aspetti più gravi dell’ennesima mistificazione fatta sulla Terra dei Fuochi è il modo in cui Patriciello dipinge chiunque osi mettere in discussione la sua narrazione. La parola “negazionisti” viene usata in modo deliberatamente infamante, senza alcuna distinzione tra chi ha cercato di minimizzare il problema per interessi personali e chi, con dati alla mano, ha semplicemente contestato le esagerazioni mediatiche.

In questa categoria, secondo il prete di periferia, rientrano scienziati, agronomi, esperti di qualità agroalimentare e ricercatori oncologici come la scienziata Paola Dama, che hanno osato dire che non tutti i terreni della Campania sono contaminati, che i prodotti agricoli locali non sono avvelenati e che la narrazione apocalittica ha portato a un danno economico immenso e ingiustificato. Tra questi “negazionisti” ci sarebbero anche gli autori degli studi che hanno dimostrato che i livelli di contaminazione sono nella norma e che i prodotti campani sono tra i più controllati d’Europa. Per Patriciello, la verità è accettabile solo se conferma la sua pseudo-indignazione.

La narrazione di Patriciello è il perfetto esempio di disinformazione emotiva: privo di dati verificabili, costruito su una retorica binaria “buoni contro cattivi”, incapace di fare i conti con la complessità della realtà. Il vero problema non è negare che la Terra dei Fuochi esista, ma il modo in cui viene strumentalizzata: trasformata in una farsa mediatica che oscura il lavoro della scienza, danneggia l’economia locale e spinge la politica a scelte dettate dal panico anziché dall’evidenza.

La verità è un’altra: il disastro ambientale della Terra dei Fuochi esiste, ma è stato usato come un’arma narrativa per imporre un racconto che non regge alla prova dei fatti. E finché questo sarà il paradigma dominante, l’informazione su questo tema resterà tossica tanto quanto i rifiuti che denuncia.

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POLITICA

Regionali, De Luca: “Si fanno chiacchiere, senza guardare a chi fa i fatti”

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«Avete sentito parlare di elezioni ma non avete sentito qualcuno parlare dei problemi della Campania. Sembra essere tornati alla Prima Repubblica, se non ancora a prima della Prima Repubblica, quando i cacicchi si riunivano a Roma e si distribuivano le candidature e le cariche, una Regione a te, un Comune all’altro senza parlare dei problemi».

Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del consueto appuntamento social del venerdì.

De Luca non ha fatto espressamente riferimento alla questione del terzo mandato che lo riguarda, ma ha sottolineato che «si fanno chiacchiere, senza guardare ai fatti, a chi fa i fatti»

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