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Cronaca

Scandalo a Ischia, prete accusato di atti sessuali su minorenne

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Non c’è pace per l’isola di Ischia, che dopo la vicenda del sacerdote autosospesosi per una relazione con una parrocchiana sposata e madre di due figli, deve ora affrontare un altro scandalo.

Infatti, un prete dell’isola è al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli, che a seguito di una denuncia ha disposto la perquisizione domiciliare a casa del sacerdote, poi sfociata in un sequestro.

Pertanto il reato di cui è accusato il parroco è grave: atti sessuali su minorenne. Contestualmente, sono stati sottoposti a sequestro i dispositivi informatici nella disponibilità del prete, tra cui computer e cellulare.

Ecco quanto dichiarato dal vescovo di Ischia, Monsignor Carlo Villano, in una nota:

“Alcuni organi di stampa locali riferiscono oggi di un mandato di perquisizione e sequestro ai danni di un sacerdote ischitano, nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli. La delicatezza di questa fase preliminare chiama tutti a quel senso di responsabilità e rispetto verso i vari soggetti coinvolti”.

Cronaca

Orrore a Palermo, 13enne violentata nel quartiere Borgo Nuovo: caccia al responsabile

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Orrore a Palermo, dove una ragazzina di 13 anni residente in un comune della provincia, è stata violentata lo scorso sabato notte da un ragazzo più grande.

Secondo una prima ricostruzione la giovane si trovava nell’ospedale Di Cristina di Palermo con la madre, quando a seguito di un litigio con quest’ultima avvenuto nell’atrio del nosocomio, si è allontanata per prendere una boccata d’aria.

A quel punto, vagando di notte per la città, si è imbattuta in un ragazzo più grande che l’ha portata in un angolo buio di una piazza del quartiere Borgo Nuovo perpetrando la violenza sessuale nei suoi confronti.

Pertanto la Polizia di Stato si è messa subito sulle tracce del responsabile degli abusi, che ha approfittato della 13enne che era ubriaca e drogata, dopo la notte di eccessi trascorsa in compagnia dello sconosciuto.

Tuttavia, dopo la violenza, la vittima è tornata in ospedale e ha raccontato tutto con l’aiuto di una psicologa, venendo trasferita presso una comunità fuori dalla Sicilia. Intanto i poliziotti indagano per rintracciare il giovane stupratore.
   

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Cronaca

Ercolano, rubarono bracciali in oro dal valore di 60mila euro: arrestate due delle tre responsabili

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Era lo scorso mese di agosto, quando tre donne fecero irruzione in una gioielleria di Ercolano portando via una serie di bracciali dal valore di 60mila euro.

Pertanto, i carabinieri della tenenza di Zingonia e quelli delle stazioni carabinieri di Sesto San Giovanni e Misano Adriatico, di concerto con la tenenza CC di Ercolano, hanno rintracciato e tratto in arresto due delle tre responsabili, con la terza che ha fatto perdere le proprie tracce.

Esse sono già note alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, e sono ora gravemente indiziate del furto con destrezza. Infatti le tre si sono camuffate con parrucche e occhiali per sfuggire all’identificazione, entrando all’interno della gioielleria per chiedere informazioni sull’acquisto di gioielli, per poi presentarsi il giorno seguente acquistando preziosi con 800 euro in contanti.

A quel punto, accattivatasi la fiducia del titolare, hanno approfittato del fatto che questi si fosse momentaneamente allontanato dal banco per compiere il furto di un rotolo di bracciali preziosi in oro, del valore di 60.000 euro circa.

Tuttavia il titolare del negozio si è accorto del furto solo il giorno dopo, denunciando il tutto ai carabinieri di Ercolano, i quali sono riusciti a individuare le responsabili grazie ai filmati delle telecamere interne ed esterne all’attività commerciale.

Pertanto una delle indagate è stata trasferita in carcere, mentre un’altra sottoposta ai domiciliari. Ancora in fuga la terza complice, sulle cui tracce ci sono i militari dell’Arma.

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Cronaca

Blitz della GdF, scoperta maxi frode fiscale di oltre 127 milioni: scatta il sequestro

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Maxi operazione della Guardia di Finanza di Pisa e Napoli, che nell’ambito di una serie di indagini coordinate dalla Procura partenopea hanno accertato una maxi frode fiscale di oltre 127 milioni di euro, con 54 persone iscritte nel registro degli indagati.

Pertanto i finanzieri hanno eseguito la confisca nei confronti di 51 società presenti sul territorio nazionale e di 54 persone. Queste sono indagate per numerose violazioni finanziarie che hanno generato un illecito risparmio di imposta pari ad oltre 46 milioni di euro, nel periodo dal 2019 al 2021, nonché per aver consumato, fino al 2024, condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio per oltre 81 milioni di euro.

Inoltre, sono stati posti sigilli a complessi aziendali, beni mobili ed immobili, tutti riconducibili agli indagati o nella loro disponibilità. Le indagini hanno consentito di individuare un’associazione per delinquere finalizzata alla creazione di società cartiere riconducibili principalmente a soggetti residenti in provincia di Napoli e Caserta, costituite al solo di scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti nei confronti di società clienti localizzate in Toscana, Campania, Marche e Veneto, imprese operanti nei settori della pelletteria e delle calzature, così da garantire alle stesse un’indebita detrazione dell’Iva.

In particolare, i clienti finali fruitori delle fatture, complessivamente 34 società, una volta ricevuta la falsa fattura ed il relativo documento di trasporto ottenuto mediante l’impiego di ditte di trasporto compiacenti, pagavano le forniture fittizie mediante bonifici bancari. Ricevuti i pagamenti dai clienti ed effettuati quotidiani giri di bonifici tra i diversi conti correnti intestati alle numerose aziende del gruppo, i principali indagati facevano confluire le somme su conti correnti di istituti di credito situati in Cina, sempre a mezzo bonifici, per poi rientrarne in possesso sotto forma di denaro contante, avvalendosi di persone di nazionalità cinese residenti a Napoli.

Poi, una volta che gli istituti bancari hanno iniziato a porre attenzione alle operazioni, i componenti del gruppo hanno modificato il meccanismo di riciclaggio bonificando le provviste di denaro prima su due società estere, una in Albania e l’altra in Croazia.

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