Ha scatenato non poche polemiche la vicenda legata al divieto di cantare in napoletano imposto da un locale di Firenze, che nei giorni scorsi ha avuto grande risalto per la denuncia di un ragazzo beneventano.
Tuttavia è arrivata la replica del proprietario del locale, Riccardo Tarantoli, che ha così dichiarato:
“Ci hanno definiti razzisti, ma rimandiamo questa parola al mittente: probabilmente chi lo ha detto non sa neanche il significato. Nessuno gli ha vietato di cantare. Anzi, tant’è che aveva pure cantato. Nelle nostre serate bisogna però bisogna rimettersi in fila una volta esibitisi, tornando sul palco quando è il proprio turno. Ognuno può fare una sola canzone per volta, la regola è quella. Altrimenti fa un concerto”.
Poi, precisa: “Questa settimana, una ragazza di Benevento che era presente la sera del primo dell’anno ci ha scritto dicendo che ha visto cantare il ragazzo sul palco quella sera. Quindi zero balle. Il nostro è un modello che funziona ed è rispettoso di tutti, e non abbiamo intenzione di cambiarlo. Se uno dopo aver fatto una canzone ne vuol far subito un’altra non rispettando le regole, non significa razzismo. Questo ragazzo ha fatto un video e mettendoci dentro la parola razzismo è subito diventato virale. Ma i fatti andrebbero controllati e il razzismo è tutt’altra cosa. E lo dicono anche le persone che, per loro sfortuna, hanno subito razzismo durante la loro vita. Non abbiamo mai risentito questi ragazzi, ma da parte nostra continueremo a fare divertimento come abbiamo sempre fatto. E come sempre aperti a tutti, senza nessuna discriminazione”.