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CAIVANO. La Parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” di Casolla ha il suo nuovo parroco e con egli anche il suo riscatto sociale.

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CAIVANO – Il primo dicembre scorso è stato festeggiato con gli onori che merita il nuovo parroco della Parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” a Caivano nella frazione di Casolla Valenzano.

Grande adesione da parte del popolo casollano con una buona partecipazione di cittadini che si sono riversati in chiesa per dare il benvenuto a don Antonio Pacilio, 51 enne di Frattamaggiore che da domenica scorsa ha già cominciato a ricoprire il proprio ruolo di pastore delle anime casollane di Caivano.

Una ventata di freschezza, quindi, anche dal punto di vista ecclesiastico che dopo le varie vicissitudini della parrocchia legate a notizie di cronaca derivanti dalla condotta dell’ex parroco, finalmente anche la parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” con don Antonio Pacilio, uomo mite, giovane, ecumenico e sempre sorridente e accogliente, potrà vivere il proprio riscatto in comunione con i propri fedeli.

Domenica scorsa il parroco Pacilio è stato accolto con grande piacere ed entusiasmo, segno questo che il nuovo pastore ha già trafitto i cuori dei propri fedeli e noi possiamo asserire, senza tema di smentita, che questa è stata un’ottima scelta del Vescovo Mons. Angelo Spinillo.

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Notte di sbarchi a Lampedusa, bimba di 10 anni da sola su una barca: i particolari

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Era il giorno dell’Immacolata, quando gli operatori della ONG Trotamar III hanno soccorso un barchino partito da Sfax, in Tunisia, con a bordo solo una bimba di 10 anni.

Stando alle prime informazioni la piccola è originaria della Sierra Leone, ma non è ancora chiaro cosa ci facesse da sola sulla barca. Pertanto questa notte, sono sbarcati a Lampedusa circa 356 migranti, con cinque barche soccorse dalle motovedette della capitaneria, della Guardia di finanza e dell’assetto Frontex.

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‘Criticità degli Uffici del Giudice di pace’, gli avvocati scendono in piazza: il comunicato

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Il prossimo venerdì 13 dicembre, alle ore 10:30, i Consigli dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Avellino, Benevento, Napoli Nord, Nola, Santa Maria Capua Vetere e Torre Annunziata hanno indetto una manifestazione con presidio fisico per protestare contro la paralisi della giustizia, affinché sia garantita la tutela dei diritti dei cittadini.

Pertanto, l’appuntamento si terrà presso l’Ufficio del Giudice di pace di Napoli, dove sono state invitate tutte le rappresentanze politiche per discutere sul tema delle ‘Criticità degli Uffici del Giudice di pace’.

Contestualmente, arrivano le dichiarazioni dei Presidenti dei Consigli del Distretto di Napoli, Carmine Foreste, Fabio Benigni, Stefania Pavone, Gianluca Lauro, Arturo Rianna, Angela Del Vecchio e Pasquale Damiano:

“La copertura delle piante organiche degli Uffici del Giudice di pace, sia con riferimento ai Giudici che al personale amministrativo, è inadeguata e non consente di far fronte al carico di lavoro. In tale contesto, si considerino le disfunzioni del Processo civile telematico, in vigore da oltre un anno. Tutto ciò determina la mancata trattazione dei procedimenti, i rinvii delle udienze anche a due anni. Bisogna inoltre considerare che l’aumento delle competenze, previsto dalla riforma a partire da ottobre 2025, determinerà la paralisi definitiva della Giustizia di prossimità. Riteniamo impellenti le esigenze di funzionalità del Giudice di pace e, quindi, auspichiamo risposte immediate”.

“In particolare, chiediamo l’eliminazione o comunque la proroga dell’entrata in vigore della disposizione che amplia le competenze, previste da ottobre 2025; la Copertura delle piante organiche; Interventi strutturali che adeguino gli edifici alle esigenze connesse al pct; la riforma del rito, prevedendo il ritorno all’atto di citazione; la riduzione dei tempi di immissione in ruolo dei nuovi giudici; il monitoraggio della produttività; la revisione delle piante organiche in funzione dei flussi; l’eliminazione della disposizione che prevede l’inserimento dell’art. 307 bis al codice di procedura civile”.

cell. 3395002617

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Demoskopika, le mani della camorra sul sistema turistico

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Le mani della camorra sul turismo: è quanto evidenzia una ricerca di Demoskopika secondo cui sono nove i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale e in testa c’è la Campania (seguita da Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia).

Demoskopika ha misurato il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata sulla base di alcuni indicatori ritenuti “sensibili”: imprese turistiche (alberghi e ristoranti) confiscate alle mafie, segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, numero delle richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al Pnrr, provvedimenti interdittivi antimafia.
In particolare, a pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122 punti), i 67 alberghi e ristoranti confiscati, su un totale di 569 imprese confiscate dalle autorità competenti, le quasi 2mila richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al Pnrr, i 155 provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli Uffici Territoriali del Governo, nell’intero anno 2023, a seguito degli approfondimenti svolti dalle articolazioni della Dia e, infine, le quasi 16mila operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le SOS a rischio criminalità organizzata.
Secondo lo studio ammonta a 3.300 milioni di euro la stima dei proventi della criminalità organizzata derivante dall’infiltrazione economica nel comparto turistico italiano, con il primato che spetta alla ‘ndrangheta – con un giro d’affari di 1.650 milioni di euro, pari al 50 per cento degli introiti complessivi – immediatamente seguita dalla camorra con 950 milioni di euro (28,8 per cento), cosa nostra con 400 milioni di euro (12,1 per cento) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 300 milioni di euro (9,1 per cento).

Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 33,6 per cento degli introiti criminali, pari a 1.108 milioni di euro.

Nelle realtà territoriali caratterizzate da un maggiore rischio di infiltrazione economica della criminalità organizzata, infine, si concentra quasi il 75% del giro d’affari dei proventi illegali, quantificabile in 2.465 milioni di euro, di cui 380 milioni in Campania.
Dalla ricerca emerge poi che, sempre in Campania, sono 6.060 le imprese del settore turistico a rischio default, con una contrazione del fatturato pari a un miliardo e 600 milioni: di queste, 920 vengono considerate più vulnerabili rispetto a pratiche illecite.

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