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CAIVANO. Scoppia il caso cimitero. Loculi mai ceduti in permuta e venduti con la complicità della vecchia classe dirigente.

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CAIVANO – In città monta il caso cimitero. Nonostante i lavori effettuati una diecina d’anni fa, attualmente non si trova un loculo vuoto nemmeno a pagarlo in oro. La colpa però non è dell’ingente numero di morti bensì di un aspetto subdolo e clientelare di una politica criminale tesa all’arricchimento personale perpetrata da una classe dirigente famelica e fallimentare.

Quello che è stato fatto negli anni, nella necropoli caivanese, non è dato sapere ma possiamo, con certezza, documentare ciò che è avvenuto all’indomani della costruzione dei nuovi due padiglioni che si trovano all’entrata principale del cimitero.

Prima di assegnare quei loculi ai legittimi richiedenti, il 17 marzo 2017, in era Simone Monopoli, fu redatto il Regolamento per l’assegnazione dei loculi ceduti in permuta.

Praticamente grazie a questo regolamento il possessore di un loculo insistente nella parte vecchia del cimitero, poteva acquistare uno nuovo a patto che quello vecchio venisse ceduto al Comune che a sua volta lo metteva a disposizione dei cittadini che ne avevano bisogno secondo il principio dello “ius sepulchri”.

Ma i restanti sei mesi che sono restati all’Amministrazione Simone Monopoli, i commissari che gli sono succeduti e i due anni di Enzo Falco, hanno fatto in modo che si dormisse, ci si distraesse o ci si voltasse dall’altro lato rispetto al mercato occulto che si stava perpetrando all’interno della necropoli.

In poche parole col silenzio assenso della politica o addirittura con la complicità di qualche assessore e/o consigliere comunale, chi deteneva un loculo e ne aveva acquistato uno nuovo, non solo non ha ceduto il precedente posseduto ma addirittura, qualcuno di questi, ha anche osato vendersi quello che doveva cedere in permuta, in modalità del tutto a nero.

Risultato? Da quel Regolamento, mai è stata stilata una graduatoria di quelli che cedevano in permuta il loro vecchio loculo e ad oggi non sappiamo a chi sono stati assegnati quelli nuovi, se ne avevano il diritto né si possono individuare i cittadini che non hanno ceduto in permuta il proprio loculo.

Di conseguenza, oggi non c’è un loculo libero neanche a pagarlo caro. Tra l’altro di quei loculi nuovi 170 dovevano essere lasciati liberi a disposizione dell’ente comunale per eventuali emergenze e invece, in questi anni, la politica clientelare è stata in grado di far sparire anche quelli ed è normale che poi un genitore come quelli di una ragazza investita poche settimane fa, nel far rispettare un proprio diritto, quello dello ius sepulchri appunto, si sente legittimato a colmare il proprio dolore con qualche abuso, dato che avrebbero preferito piangere sulla tomba della propria figlia in qualsiasi ora della giornata e in qualsiasi condizione metereologica.

Infatti, per colpa di questo fenomeno criminale, perpetrato dalla vecchia classe dirigente, oggi i genitori di quella ragazza si sono sentiti in diritto di costruire attorno alla sepoltura della propria figlia, una vera e propria veranda di alluminio sine titulo.

Un abuso che cittadini, preti e autorità in continuità amministrativa, forse nel riconoscere gli errori del passato, stanno lasciando privo di controlli per il principio dell’applicazione del buon senso ma lo stesso potrebbe rappresentare un pericolo per il futuro laddove non si risolva il problema in tempi brevi, dato che potrebbe deterninare un precedente simbolico.

Tanto è vero che anche la mamma di Fortuna Loffredo la bambina abusata e lanciata dall’ottavo piano nel 2014, stamattina al quotidiano “La Repubblica” ha rilasciato delle dichiarazioni dicendo: “Non è giusto. Fortuna meritava rispetto in vita e ora merita dignità anche nella morte”  riferendosi al fatto che a distanza di dieci anni, la piccola di sei anni, non ha ancora la sua tomba.

Un fenomeno questo stranamente “inosservato” dalla stampa locale che negli anni addietro era intenta ad occuparsi dell’energia elettrica con lo scopo di denigrare l’unica ditta che è stata in grado di versare quanto doveva nelle casse comunali.

Oltre l’applicazione del buon senso però c’è anche da dire che la terna commissariale prefettizia con il Commissario Filippo Dispenza in capo si è già mossa deliberando degli indirizzi in merito al censimento e mappatura del cimitero comunale.

Sei sono gli indirizzi che la terna commissariale prefettizia demanda al Responsabile del Settore e sono: mappatura e censimento di tutti i defunti presenti nell’area cimiteriale con relativa localizzazione degli stessi e possibilità di reperimento immediato sulla mappa cimiteriale, al fine di garantire il regolare svolgimento del servizio; affissione di apposito avviso su ogni singolo loculo, oltre che presso le bacheche dei cimiteri
civici, dalla documentazione in atti; individuazione del patrimonio cimiteriale (in special modo loculi) non collegato a contratti di concessione e dunque nella piena disponibilità dell’ente, come previsto dalla normativa generale; individuazione, regolarizzazione e/o recupero nella piena disponibilità del Comune del patrimonio cimiteriale (in special modo loculi), che risulta occupato da salme, ma in assenza del relativo titolo (contratto di concessione); adozione di tutte le procedure gestionali e amministrative, precedute da idonea pubblicità (bandi ad evidenza pubblica), finalizzate all’attuazione egli obiettivi sopra enucleati; perseguire un fine di garanzia dello ius sepulchri e di economicità delle risorse finanziarie da impegnare.

Con la speranza che presto venga fatta luce sulla vicenda della mancata disponibilità dei loculi, vengano individuati i colpevoli e chi ha commesso abuso impossessandosi o addirittura vendendosi beni che non gli appartenevano.

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Caivano

CAIVANO. La Sottosegretaria Pina Castiello e la sua famiglia raggiunti da avvisi di riscossione coattiva per evasione tributaria.

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CAIVANO – Dopo le indiscrezioni nate da queste pagine sul presunto abuso edilizio del Ranch di proprietà della sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello e dei suoi fratelli, e della totale assenza di iscrizione a ruolo nel registro dei Tributi dal punto di vista IMU e Tari, grande lavoro di controllo è stato fatto dal settore Finanze e Tributi, compulsato anche dal Commissario prefettizio Filippo Dispenza.

Avviati, ovviamente, opportuni controlli a 360° sull’intera popolazione, l’attuale Amministrazione prefettizia è venuta a conoscenza che l’intero importo di evasione tributaria a Caivano ammonta a circa sei milioni di euro. Un gruzzoletto che, se tutti i cittadini caivanesi pagassero regolarmente i tributi, darebbe enormi vantaggi economici alla comunità, nonché anche disponibilità di cassa per lavori di manutenzione ordinaria e straordianaria.

I controlli effettuati, così come per legge, hanno riguardato gli ultimi cinque anni per quanto riguarda l’evasione IMU e TARI e gli ultimi due anni per quanto riguarda il servizio di fornitura idrica.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, di questi circa sei milioni di euro di tributi evasi, si registrano gli avvisi di riscossione coattiva di un importo di circa € 5.500 cad. per un importo complessivo che riguardarebbero le proprietà terriere e immobiliari di via quattrovie e cinquevie, di circa 22mila euro indirizzati alla famiglia Castiello, nelle persone di Pina – l’attuale sottosegretaria di Governo – e gli altri tre fratelli.

Adesso, quanto di buono fatto dal settore Tributi ci aspettiamo lo stesso dal settore Urbanistica e che quanto prima si renda edotta la comunità sulla vera natura di quel villone con piscina.

Da caivanese propongo che questa sia l’unica storia che la sottosegretaria Pina Castiello possa permettersi di raccontare, la prossima volta, in un qualsiasi convegno che affronti il tema della legalità che si organizza a Caivano.

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Caivano

Caso ranch di Pina Castiello. Nel 2003 ultima data utile per il condono, in quell’area non esisteva nulla.

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CAIVANO – I miei ultimi due editoriali sui controlli e la legalità applicati e sbandierati a senso unico alternato, considerando il fatto che a parlare di legalità sul territorio ci sono stati alcuni organi istituzionali che per quanto riguarda alcuni aspetti personali questo grande valore umano se lo sono dimenticati.

Sto parlando della inchiesta (leggi qui e qui) partita da queste pagine e che riguardano la Sottosegretaria al Consiglio dei Ministri con delega al Sud e vicesindaco di Afragola Pina Castiello che durante quest’ultimo anno non ha lesinato le sue presenze al fianco degli stati generali del Governo Centrale in passerelle politiche che come tema, quasi sempre, presentavano l’insegnamento della legalità ai caivanesi, brutti, sporchi e cattivi.

Siccome a nessuno piace prendere lezioni da chi, proprio lezioni non ne può dare, il nostro invito a controllare, dal punto di vista del rispetto delle regole, alcune anomalie che riguardano un immobile di proprietà della Sottosegretaria è stato recepito anche nel comune dove la stessa espleta la carica di vicesindaco.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo dal canto suo il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza ci fa sapere che si è subito attivato per vederci chiaro in questa vicenda, mettendo in subbuglio il settore dei Tributi, senza immaginare che dovrebbe mettere sottosopra anche il settore tecnico urbanistica e tra poco spiegherò il perché.

Di tutta questa storia si è occupata anche l’opposizione consiliare del Comune di Afragola che, come si legge dal profilo social del Consigliere Gennaro Giustino, nell’ultima conferenza dei capigruppo ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale di Afragola Biagio Castaldo di mettere agli atti l’invito a fornire deduzioni, nel prossimo Consiglio Comunale utile, inerenti i presunti abusi edilizi ed evasione dei tributi legati al ranch di vie Cinquevie da inoltrare alla loro vicesindaca.

Il Consigliere Giustino nel suo post su Facebook scrive: “A scoperchiare il pentolone è la testata “Minformo” che in due articoli pubblicati sul web tira fuori storie di abusi edilizi nella dimora di Pina Castiello a Caivano, tasse evase, procedure burocratiche insabbiate e tanto altro. Incluso i condoni che quella villa di lusso, ex casa colonica, ha usufruito. Eppure, basterrebe utilizzare le aerofotogrammetrie e confrontare lo stato dell’arte alla data di chiusura dell’ultimo condono con quelle successive per capire cosa c’era, cosa e quando è stato realizzato e condonato. Verifica semplice e certa. Questa, però, è un’altra storia.

E sempre nel nome della verità e della legalità ho accolto l’invito del Consigliere Gennaro Giustino ed ho effettuato una ricerca su Google Earth e considerando che con il decreto legge 269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi e che in attuazione dell’articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 49 del 2006, ci siamo fatti un giro a ritroso negli anni attraverso lo strumento che ci mette a disposizione l’azienda californiana e abbiamo scoperto che fino al 2003 in quell’area dove oggi sorge una vera e propria reggia con piscina non esisteva nulla.

 

Quindi, il ragionamento è, in una eventuale assenza di permessi di costruire come è stato possibile sanare nel 2003 un manufatto abusivo inesistente? Poi se vogliamo considerare che la legge è stata recepita dalla Regione Campania solo nel 2004, scopriamo che in quella data si scorge solo la costruzione di una casa che ad occhio nudo presenta la metà delle cubature attualmente insistenti su quel terreno e quindi, laddove tale presunto manufatto abusivo sia stato condonato nel 2004, in tempo per il recepimento della legge regionale, quanto meno i sottotetti e la piscina che compaiono solo nel 2007 risulterebbero essere privi di condono sicuramente, perché abbondantemente oltre la data ultima per effettuare eventuale sanatoria.

 

Sarebbe bello scoprire cosa è successo durante questi ultimi 11 anni, sarebbe bello scoprire i nomi dei colpevoli di questo lungo silenzio sulla questione, sarebbe bello scoprire se durante questi anni ci fosse stata una copertura da parte della classe dirigente politica ma sarebbe ancora più importante scoprire il perché gli attuali soggetti politici caivanesi continuano a trincerarsi in questo lungo, colpevole e connivente silenzio sulle illegittimità che riguardano gli attori che hanno disegnato la nostra comunità alla stregua dei narcotrafficanti colombiani. Ma un sussulto di dignità da parte di chi tra pochi mesi si accingerà a vendersi per il difensore di tutti i caivanesi quando?

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Il Governo Meloni svuota il “Decreto Caivano”: tagliati 30 milioni di euro

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Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada.
Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.

Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.

Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.

Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.

Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.

Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni.
“Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.

Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.

Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.

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