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Cronaca

Corruzione e abusi edilizi al comune di Teverola: in manette gli ex sindaci Lusini e Barbato

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Una vera e propria bufera si è abbattuta sul comune di Teverola, nel Casertano, dove due ex sindaci e altri ex consiglieri, tecnici e professionisti sono finiti in manette nell’ambito di un’indagine per corruzione e abusi edilizi.

I carabinieri di Aversa hanno disposto l’applicazione di otto misure cautelari personali, di cui quattro ai domiciliari e quattro divieti di dimora nel Comune di Teverola. In particolare, agli arresti domiciliari sono finiti gli ex sindaci Biagio Lusini e Tommaso Barbato, già dimissionario dalla carica di vicesindaco, oltre al tecnico Gennaro Pitocchi e l’ex consigliere Pasquale De Floris.

Invece, coloro che sono stati raggiunti dal divieto di dimora nel comune di Teverola sono l’altro ex consigliere Pasquale Buonpane, l’imprenditore Angelo Morra, Alessandro Pisani e Teresa La Palomenta.

Le indagini, iniziate alcuni anni fa, hanno accertato che a seguito di contatti tra gli amministratori e i beneficiari sono stati rilasciati alcuni atti amministrativi, tra cui permessi a costruire, spesso con l’intermediazione di tecnici comunque pienamente coinvolti nelle loro condotte illecite.

Inoltre, sono state ricostruite condotte corruttive che vedevano coinvolti l’allora primo cittadino, alcuni componenti della Giunta e del Consiglio Comunale oltre a vari imprenditori e privati cittadini, individuando gli atti amministrativi oggetto dell’interesse dei corruttori.

Pertanto, è stato possibile scoperchiare questo vaso di Pandora, grazie alle intercettazioni sull’utenza e all’interno del veicolo di uno degli indagati, già sindaco di Teverola dal 2005 al 2015, il quale pianificava una rilevante attività di speculazione edilizia presso una vasta area agricola sita a Teverola, divenuta edificabile attraverso la rivisitazione del piano urbanistico comunale approvato in Consiglio comunale.

L’indagato, approfittando del suo doppio ruolo e unitamente ad altre figure, fungeva da mediatore tra il proprietario dei terreni agricoli oggetto dei permessi di costruire e figure apicali della giunta comunale come il Sindaco e l’assessore ai lavori pubblici. Questi ultimi, dietro la promessa di una consistente somma di denaro, operavano per far ottenere i titoli edilizi al proprietario dei terreni grazie all’interessamento del Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, da loro stessi chiamato a ricoprire l’incarico nell’amministrazione comunale.

L’attività d’indagine eseguita nel 2023 ha consentito di accertare un quadro ancora più grave rispetto ai fatti accertati precedentemente nel triennio 2019/2021, confermando la totale gestione della macchina amministrativa da parte di soggetti esterni, con la complicità del Sindaco, risultato materialmente al soldo di tutto l’entourage politico/imprenditoriale gravitante nell’orbita dei soggetti indagati.

Inoltre, gli indagati sono riusciti a portare avanti il loro progetto nonostante l’avvicendarsi di due amministrazioni comunali e nonostante abbiano ricoperto nel tempo cariche diverse. Infatti, a seguito delle elezioni svoltesi nel giugno 2024, quello che nelle prime fasi delle indagini era stato Sindaco di Teverola veniva rieletto quale consigliere e veniva nominato Vicesindaco, mentre il precedente assessore ai Lavori Pubblici veniva eletto consigliere comunale in quota minoranza, ed infine, un ex consigliere di minoranza veniva rieletto consigliere comunale in maggioranza.

Contestualmente, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa hanno dato esecuzione anche al decreto di sequestro preventivo dell’intera struttura immobiliare, Parco Iris, di edilizia insediativa di tipo abitativo, in località Madama Vincenza in parte ancora da realizzare e le unità immobiliari oggetto di compravendita, nonché al sequestro preventivo del fabbricato per civile abitazione in via F.lli Bandiera, entrambi nel Comune di Teverola.

Cronaca

Napoli, tre cani intossicati al Virgiliano: “Qualcuno sparge veleno per topi sull’erba”

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Circola da un giorno sulle chat e sui social un allarme per la presenza di veleno per topi sparso al parco Virgiliano con un avviso che parla di tre cani intossicati, di cui uno morto. Il racconto, però, trova al momento soltanto riscontri parziali. In effetti, ieri mattina, un cane è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso di una clinica veterinaria in via Manzoni non distante del parco sulla collina di Posillipo.

La responsabile della struttura, contattata al telefono da Repubblica, conferma che l’animale ha ingerito veleno per topi e dopo le cure del caso è tornato a casa e ora sta bene. Non ci sarebbero stati, dunque, altri cani ricoverati nella stessa struttura, come inizialmente riferito, né tanto meno un decesso.

“Il proprietario ha spiegato che il cane ha ingerito il veleno di colore blu sparso in maniera incauta nei pressi del campo sportivo all’interno del Virgiliano e di aver avvisato i custodi del parco”, aggiungono dalla clinica veterinaria. “Resta il fatto – conclude la responsabile – che non si muore all’istante dopo aver ingerito questo veleno, che comunque è stato sparso in maniera impropria e pericolosa”.

La pratica non è corretta ed è illegale. La derattizzazione eseguita nel parco Virgiliano dalle autorità competenti (Comune, Asl a Napoli Servizi) viene effettuata periodicamente con trappole in scatole chiuse e sicure, non spargendo veleno per topi in polvere. Il Comune ha fatto alcuni accertamenti su quanto accaduto.

La notizia diffusa sui social ha fatto il tam-tam tra i proprietari dei cani e stamani c’è stata una minore affluenza nel parco rispetto al solito, mentre altri residenti hanno fatto dietrofront all’ingresso del parco non appena hanno saputo dell’episodio. I custodi hanno ulteriormente raccomandato ai proprietari degli amici a quattro zampe di non lasciare liberi i loro cani nel parco, pratica peraltro vietata dal regolamento che impone l’utilizzo del guinzaglio. Il Virgiliano, intanto, sarà chiuso nella giornata del 13 novembre per l’allerta meteo di colore giallo insieme con gli altri parchi cittadini.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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Cronaca

Il calcio piange la scomparsa di Marco Angulo, calciatore ecuadoriano coinvolto in un incidente

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Lutto nel mondo del calcio per la scomparsa di Marco Angulo, 22enne ecuadoriano del LDU Quito, coinvolto in un incidente stradale circa un mese fa. Infatti, il giovane calciatore è spirato in ospedale 35 giorni dopo il suo ricovero.

Ecco il comunicato pubblicato sul sito ufficiale della squadra, nel quale la società ha espresso la sua solidarietà e il suo cordoglio alla famiglia:

“Con profondo dolore e tristezza, siamo spiacenti di comunicare la morte del nostro amato giocatore Marco Angulo. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari. La sua dipartita è una perdita irreparabile che lascerà un segno indelebile nei nostri cuori. Riposa in pace”.

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