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Giustizia

Avellino, inchiesta “Dolce Vita”: la Cassazione conferma la legittimità delle intercettazioni

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Le intercettazioni raccolte dalla Procura di Avellino nell’inchiesta “Dolce Vita” nei confronti dell’ex sindaco Gianluca Festa sono legittime e potranno essere utilizzate dagli inquirenti nel processo; la scarcerazione dell’ex sindaco, agli arresti domiciliari per 154 giorni, è sopravvenuta per il venir meno delle esigenze cautelari.

A poco più di un mese dalla sentenza della Corte di Cassazione, pronunciata il 18 settembre scorso, le motivazioni pubblicate oggi confermano dunque la correttezza delle procedure seguite nelle indagini da parte della Procura guidata da Domenico Airoma.

La difesa di Festa anche nell’udienza davanti ai giudici della Suprema Corte, aveva invece sostenuto “il vizio di legittimità” sulla installazione di cimici, trojan e telecamere negli uffici del comune e nell’auto di Festa, oltre a contestare la trascrizione delle intercettazioni intercorse in particolare tra l’ex sindaco e l’architetto Fabio Guerriero, relative alle presunte dazioni di denaro ricevute da tre imprenditori in rapporto di lavoro con il comune. Nelle motivazioni, gli “ermellini” scagionano Festa dal reato di depistaggio (avrebbe fatto sparire un computer in uso nel suo ufficio) e di aver indotto, nella sua qualità di sindaco, alcuni imprenditori a sponsorizzare la manifestazione Eurochocolate del febbraio dell’anno scorso.

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Cronaca

Riciclaggio e camorra, scarcerato gestore di una nota pizzeria napoletana

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È stata disposta la scarcerazione per Massimiliano Di Caprio, 49 anni, l’obbligo di firma per la moglie, Deborah Capasso, 47 anni, nell’ambito dell’indagini sul riciclaggio dei soldi del clan Contini nella pizzeria “Dal presidente” di Napoli.

La decisione giunge a seguito di una decisione della Corte di Cassazione che, secondo quanto spiega uno dei legali dei due indagati, l’avvocato Fabio Visco “ha ritenuto non provato il collegamento tra Di Caprio, Capasso e la camorra”.
 
Il tribunale del Riesame aveva qualche mese fa confermato il carcere per Massimiliano Di Caprio (difeso dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Fabio Visco) e disposto invece i domiciliari per la moglie (difesa dagli avvocati Fabio Visco e Leopoldo Perone).

I giudici confermarono la misura cautelare dei domiciliari a un ispettore che, secondo la DDA, avrebbe ricoperto il ruolo di socio occulto del gestore di fatto della nota pizzeria partenopea.
Tutti e tre vennero raggiunti da una misura cautelare lo scorso 14 maggio notificata anche ad altri due indagati. Contestualmente venne disposto ed eseguito un sequestro di beni mobili e immobili, pizzeria compresa, per un valore di 3,5 milioni di euro.
   

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Giustizia

Nicola Gratteri: “Con questo Governo non ci sarà la riforma del 41 bis né saranno legalizzate le droghe leggere”

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“In questo Governo due cose non possono succedere, e non succederanno: la prima è la riforma del 41bis, e un’altra cosa che non passerà mai è la legalizzazione delle droghe leggere, anche perché il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri è Mantovano che è da sempre contrario”.

Lo ha detto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, rispondendo alle domande della conduttrice del programma radiofonico ‘Ping pong’ Annalisa su Radio1 Rai.

«Sul resto – ha aggiunto il magistrato – può succedere di tutto perché stanno facendo delle riforme che non mi sarei mai immaginato di leggere, per esempio l’ordinanza di custodia cautelare che deve essere controfirmata da tre giudici».

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Cronaca

Investì e uccise Rita sulle strisce pedonali a Napoli: condannato a 8 anni

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È stato condannato a 8 anni di reclusione il conducente 24enne che, il 5 maggio 2024, investì mortalmente Rita Granata mentre attraversava sulle strisce pedonali in via Leopardi.

Lo rende noto il Comune di Napoli in un comunicato.

L’incidente – ricorda la nota – avvenne alle ore 4:15.
La giovane, residente in zona, venne travolta mentre rientrava a casa. L’investitore si allontanò senza prestare soccorso, tornando sul luogo dell’incidente solo alcune ore più tardi.
Rita Granata, soccorsa in condizioni critiche, fu trasportata inizialmente all’ospedale San Paolo e successivamente trasferita d’urgenza a Nocera Inferiore, dove morì l’8 maggio dopo tre giorni di agonia.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso ieri una condanna di primo grado a 8 anni di reclusione, già ridotta per i benefici del rito abbreviato, accogliendo integralmente le richieste del Pubblico Ministero.
Determinante per il raggiungimento della verità è stata la ricostruzione dell’evento, condotta dal personale dell’Infortunistica Stradale della Polizia Locale di Napoli, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli.

Le indagini hanno permesso di accertare gravi responsabilità a carico del 24enne, riconosciuto colpevole di omicidio stradale aggravato. È emerso, infatti, che il veicolo viaggiava a una velocità di gran lunga superiore al limite consentito e che l’imputato era alla guida in stato di ebbrezza alcolica e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti al momento dell’incidente.

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