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Cronaca

Poggiomarino, scambio politico-mafioso: emergono forti pressioni su vigile urbano “troppo solerte”

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“Si rivolse a me con toni irriguardosi e alterati, invitandomi ad andare a fare le contravvenzioni da un’altra parte e non dare fastidio alle persone che stavano lavorando”.

Figurano anche “anomale pressioni esercitate dal sindaco e dal vicesindaco” nei confronti di un vigile urbano “troppo solerte” negli atti dell’inchiesta dei carabinieri di Torre Annunziata e della Dda di Napoli sul voto di scambio politico-mafioso a Poggiomarino (Salerno) che ieri hanno portato ai domiciliari il sindaco Maurizio Falanga, il suo vice, Luigi Belcuore e l’imprenditore-faccendiere Franco Carillo, per gli inquirenti punto di contatto tra la politica e la camorra.

Il vigile troppo scrupoloso, nell’ottobre del 2022, sarebbe stato preso “in malo modo” da Falanga e da Belcuore durante i lavori di scavo per la metanizzazione, uno degli appalti finiti sotto la lente di ingrandimento della Dda: in sostanza il pubblico ufficiale, recatosi sul posto dove erano in corso le attività, rimase insospettito dal fatto che per ripristinare il manto si stava asfaltando tutta la strada (150 metri di lunghezza e 6 di larghezza) invece che solo lo scavo laterale, “come invece era prassi”.
Va sottolineato che nella strada in questione, peraltro, abitava un parente del vice sindaco.
Il vice sindaco e assessore erano anche interessati alla gestione dei rifiuti a Poggiomarino che la precedente amministrazione, secondo quanto emerso da altre indagini, assicurava “previo pagamento di una tangente da 300mila euro”.
A capo del clan che, sempre secondo gli investigatori, teneva sotto controllo l’amministrazione, era Rosario Giugliano, poi diventato collaboratore di giustizia, su cui pendeva un cumulo di pena pari a 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione ma che, grazie alla cosiddetta dissociazione dalla vita mafiosa pregressa, ha ottenuto una condanna a 30 anni.

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Cronaca

Riciclaggio e camorra, scarcerato gestore di una nota pizzeria napoletana

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È stata disposta la scarcerazione per Massimiliano Di Caprio, 49 anni, l’obbligo di firma per la moglie, Deborah Capasso, 47 anni, nell’ambito dell’indagini sul riciclaggio dei soldi del clan Contini nella pizzeria “Dal presidente” di Napoli.

La decisione giunge a seguito di una decisione della Corte di Cassazione che, secondo quanto spiega uno dei legali dei due indagati, l’avvocato Fabio Visco “ha ritenuto non provato il collegamento tra Di Caprio, Capasso e la camorra”.
 
Il tribunale del Riesame aveva qualche mese fa confermato il carcere per Massimiliano Di Caprio (difeso dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Fabio Visco) e disposto invece i domiciliari per la moglie (difesa dagli avvocati Fabio Visco e Leopoldo Perone).

I giudici confermarono la misura cautelare dei domiciliari a un ispettore che, secondo la DDA, avrebbe ricoperto il ruolo di socio occulto del gestore di fatto della nota pizzeria partenopea.
Tutti e tre vennero raggiunti da una misura cautelare lo scorso 14 maggio notificata anche ad altri due indagati. Contestualmente venne disposto ed eseguito un sequestro di beni mobili e immobili, pizzeria compresa, per un valore di 3,5 milioni di euro.
   

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Cronaca

Va in ospedale per un dolore al petto ma viene dimesso: Gennaro muore per un malore il giorno dopo

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Dolore e lacrime a Calvi Risorta, in provincia di Caserta, dove ieri pomeriggio un uomo è morto a seguito di un malore improvviso.

In particolare, egli si sarebbe recato in ospedale per un forte dolore al petto venendo però dimesso, poiché i medici non avevano riscontrato alcuna anomalia nelle sue condizioni di salute. Tuttavia, il pomeriggio seguente, l’uomo è stato trovato senza vita dalla madre.

Si tratta del 40enne Gennaro Franco, originario della frazione di Visciano, colto da un malore improvviso che non gli ha lasciato scampo. Numerosi i messaggi di cordoglio al suo indirizzo, tra cui la toccante lettera dei suoi amici:

“È difficile trovare le parole giuste per esprimere il dolore che ci ha colpito con la notizia della morte di Gennaro. Era un nostro amico, uno di quelli che non passano mai inosservati, specialmente nelle calde serate d’estate quando ci riunivamo sulle panchine di piazza municipio di Calvi Risorta. Ricordo quelle notti in cui il sole tramontava lentamente, dipingendo il cielo di sfumature arancioni e rosa, mentre noi ci radunavamo, chiacchierando e ridendo. Gennaro era sempre al centro dell’attenzione, il nostro amico più simpatico, capace di farci ridere anche nei momenti più bui. Le sue battute taglienti e i suoi racconti esilaranti erano come una ventata di freschezza in quelle serate afose. Non si parlava solo di cose leggere; le nostre conversazioni spaziavano da sogni e progetti futuri a emozioni più profonde, e Gennaro sapeva sempre come riportare un sorriso sui nostri volti, anche quando si toccavano temi seri. La sua presenza era una garanzia di allegria e spensieratezza, e ora che non c’è più, sentiamo un vuoto immenso. Riflettendo su quei momenti, ci rendiamo conto di quanto Gennaro fosse speciale per tutti noi, gli amici delle panchine estive. Ogni volta che ci riunivamo, non era solo un ritrovo: era un’occasione per condividere risate, confidarsi, sentirsi parte di una grande famiglia. Adesso, ci mancheranno i suoi racconti e la sua risata contagiosa. Ma porteremo sempre con noi i ricordi delle serate trascorse insieme, e per questo gli saremo eternamente grati. Gennaro rimarrà nel nostro cuore, un amico indimenticabile delle panchine estive, di piazza municipio. Riposa in pace, caro amico”.

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Cronaca

Pimonte, tentata estorsione con metodo mafioso ad un imprenditore: arrestato il responsabile

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Blitz dei carabinieri di Torre Annunziata, che nel corso della mattinata odierna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di una persona gravemente indiziata del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

In particolare, le indagini hanno consentito di accertare che l’indagato avrebbe minacciato il titolare di una ditta che stava eseguendo lavori di adeguamento di un campo sportivo, intimandogli di pagare una tangente per poter proseguire i lavori.

Pertanto, tale minaccia sarebbe stata perpetrata evocando la forza intimidatrice dei clan camorristici della zona di Pimonte. Ora l’indagato è in carcere in attesa di giudizio.

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