CAIVANO – Qualcuno dalla piazza, sabato scorso, tra i tanti applausi ricevuti dal sottoscritto, si è permesso di darmi dell’invidioso. Qualche fratello di qualche occupante abusivo che ha comprato casa al Parco Verde dalle mani di boss destituiti non ha gradito il mio grido di rinnovamento, il mio invito alla Caivano accorsa in piazza per rispondere PRESENTE all’istanza di riscatto sociale e di indignazione nei confronti di chi ha fatto passare la nostra comunità come la peggiore classe sociale del mondo.
Colui che rientra nel cerchio magico pseudoecumenico non ha gradito gli applausi e i consensi della gente che condivideva e annuiva le mie proposte di autogestione e di rifiuto all’assistenzialismo becero dei mammasantissima della politica.
Sabato e Domenica in occasione del “Food & Show al Castello” organizzato dall’Associazione “Caivano Legalitaria”, associazione di cui mi fregio farne parte, si è mobilitata l’intera città, facendo registrare migliaia di presenze.
Più di tremila persone hanno affollato la piazza durante i due giorni di festa. L’invito era rivolto soprattutto ai caivanesi. La Comunicazione dell’evento è stata programmata strategicamente all’interno delle mura gialloverdi e come volontà dell’organizzazione, in piazza C. Battisti, si sono riversati per lo più abitanti di Caivano.
Caivano ha compreso quale sarebbe stata l’istanza devoluta dal sottoscritto e dal Presidente Giuseppe Libertino, ha compreso che due caivanesi doc volessero misurare il metro dell’indignazione e ha risposto egregiamente all’invito col farsi vedere in piazza raggiante, sincera e legalitaria come sempre. Si, perché la stragrande maggioranza di Caivano è gente laboriosa, professionale, perbene ed onesta. È gente che pretende il meglio da chi li rappresenta e desidera vivere una vita pubblica degna del proprio lignaggio e fortunatamente noi di Caivano Legalitaria abbiamo dimostrato al mondo intero la voglia della nostra comunità.
All’evento non è mancato quasi nessuno, erano assenti solo quelli addetti ai lavori che alla Caivano perbene non servono. Quelli che: “se non si fa come dico io, non ci sto”. Quelli che: “si è sempre fatto così, perché oggi dovremmo cambiare?”. Quelli che: “Non mi hanno coinvolto? E io non ci vado”. Quelli che: “Quelli vogliono che io non mi candidi più, se vado lì gli do ragione e sono costretto a non essere più dell’agone politico”. Quelli che semplicemente: “Devo andare lì per vedere come altri si prendono meriti e applausi?”.
Alcuni di questi sentimenti hanno caratterizzato per anni i pensieri della classe dirigente caivanese. Un motivo tra i tanti che dimostra perché in questa città mai nulla di buono sia stato fatto. Il personalismo e l’interesse economico hanno sempre dilapidato qualsiasi buona intenzione e hanno creato una matassa atavica, fatta di risentimenti e rancori, difficile da sciogliere.
A Caivano è da più di trent’anni che è sempre mancata la libertà. La stessa libertà che finalmente i caivanesi hanno avuto sabato e domenica nello scendere in piazza e gridare: “Caivano è tutt’altro”. La libertà che sterili appartenenze politiche impedivano finora di agire e condividere idee. La stessa libertà di cui la stampa locale non gode perché legata a triplo filo a quello o a quell’altro interesse, altro che “Francia e Spagna purché si magna”.
E lo dico da giornalista: una stampa davvero libera e che si occupa solo dei fatti di un solo territorio non può non parlare dell’unico evento che ha caratterizzato l’ultimo weekend e che ha visto mobilitare migliaia di cittadini di quel territorio. Che non mi si venga mai più a parlare di stampa libera a Caivano.
Un groviglio troppo torbido, troppo intrecciato per sperare di scioglierlo con un semplice uncinetto. Quando una cosa è irrecuperabile bisogna disfarsene.
Per questo motivo tra sabato e domenica il sottoscritto ha invitato la cittadinanza caivanese presente sotto al palco a pretendere una nuova nomenclatura della classe dirigente. Candidàti dalle facce nuove che non hanno mai ricoperto un ruolo istituzionale, specie nelle ultime due amministrazioni sciolte per ingerenze criminali, proprio per non far registrare nessun fumus di continuità amministrativa, dato che tra quella Monopoli e quella Falco la Prefettura ne ha menzionati ben 13 di consiglieri in continuità amministrativa tra le due amministrazioni sciolte per camorra.
Tra questi tredici guarda caso, quasi tutti erano assenti alla kermesse. Tra questi tredici quasi tutti vorrebbero ricandidarsi di nuovo e vendersi per i casti e puri. Tra questi tredici c’è chi ha commissionato e scritto il messaggio whatsapp incappucciato alla fine della prima serata del nostro evento. Allora la domanda che mi pongo è: “Chi è l’invidioso?” Ai posteri l’ardua sentenza.