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CAIVANO ha bisogno di sogni e non di prediche

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CAIVANO – Ieri sera al Teatro Augusteo si è inscenata la vera grande bellezza di Caivano e tutto grazie al genio artistico-drammaturgico di Crescenzo Autieri che con la sua nuova opera denominata “Il Giardino Giapponese” ha saputo scavare nell’animo di tutti noi presenti in platea, denunciando e dando vita a quelli che sono i tormenti del passato che abitano la coscienza di ognuno e contestualmente ha insegnato a tutti noi come superare i propri mostri e le proprie paure e come riprendersi tra le mani la propria vita.

Insomma, un po’ quello che dovrebbe fare anche la comunità caivanese che dopo il crollo socio-politico degli ultimi mesi, piuttosto che voltarsi indietro e applaudire chi ancora cerca aiuto al governo centrale, sperando nell’ennesimo gesto assistenzialistico che quasi sempre si traduce in emergenza, urgenza e bonifica con relativa pioggia di denaro pubblico, dovrebbe assumersi quel senso di responsabilità collettivo, riprendersi la propria vita politica con l’atto più democratico previsto dalla nostra costituzione, riempire quel vuoto politico creato dalla vecchia classe dirigente e fare in modo che i nuovi delegati possano trovare la soluzione ideale affinché Caivano possa diventare un nuovo volano di impiego volto alla creazione di nuovi posti di lavoro. Poiché solo attraverso il lavoro si può restituire dignità ad una comunità e sconfiggere il degrado.

E parlando di soluzioni non posso non pensare ai problemi, non posso non pensare al personaggio, oggi più autorevole a Caivano, che è dedito alla spettacolarizzazione dei problemi e del degrado. Non propone mai soluzioni ma chiede aiuto ai potenti e come questi ultimi crede che tutti i problemi del mondo si risolvano con i soldi.

Quel personaggio ieri era seduto in prima fila. Anche lui ad assistere alla bellezza e all’eccellenza culturale di Caivano, eppure è dovuto scappare dal Teatro alla fine del primo atto, nei ringraziamenti finali, dal palco è stato detto di essersi dovuto assentare per sopraggiunti impegni: chissà che impegni tengono lontani da un evento così esclusivo un prete di sabato alle 11 di sera.

Non volevo parlare di lui, almeno non in questa occasione. A dire il vero ero contento di averlo visto seduto in prima fila, ho pensato subito, finalmente Patriciello assisterà alla bellezza caivanese e questa sarà finalmente pubblicizzata attraverso i suoi canali social e data la sua popolarità, immediatamente l’Italia intera, governo compreso, saprà che Caivano è soprattutto questo!

È bastato poco tempo per far riaccendere in me la solita indignazione nei suoi confronti. Mi è bastato leggere il suo post subito dopo l’esbizione di Crescenzo e i suoi che recitava: “Napoli, sabato 5 ottobre 2024. Napoli è uno spettacolo. Via Toledo, un fiume spumeggiante di vita. La nostra parrocchia “ San Paolo Apostolo “ in Caivano è venuta a teatro per applaudire il maestro Autieri e la sua ottima compagnia. Buon divertimento. Padre Maurizio Patriciello”. Subito sotto una foto del suo gruppo parrocchiale scattata a via Toledo con lui protagonista assoluto del post al centro dell’immagine.

Caro Maurizio Patriciello è davvero così pesante per lei reclamizzare la bellezza di Caivano?

Nel suo post Patriciello non menziona affatto Caivano, eppure la nostra città, al Teatro Augusteo era la protagonista subito dopo Crescenzo Autieri, né tanto meno tiene a precisare che il genio teatrale sia un figlio di Caivano, preferisce sottolineare che Napoli sia uno spettacolo e non Caivano, che la vita spumeggiante la si ritrova in via Toledo e non nella platea dell’Augusteo quando alla fine dello spettacolo si è alzata in piedi per omaggiare il grande artista. In effetti lui non c’era e non ha potuto vedere.

Perché il prete Maurizio Patriciello quando si tratta di allarmare il mondo intero su problemi e degrado lo si trova in prima linea e invece risulta stitico di complimenti quando Caivano, al contrario, offre spettacoli che poche altre città al mondo possono permettersi?

Perché sponsorizzare le bellezze caivanesi non conviene a nessuno, specie a quelle persone che aspirano ad un futuro sempre ricco di emergenze, quelle emergenze che la politica spicciola e sprovveduta non perde tempo, con la scusa di risolverle, a devolvere fondi pubblici, soldi che poi andranno nelle tasche dei soliti noti.

Un altro esempio di stitichezza nei confronti delle eccellenze caivanesi è il Commissario Straoridinario per il risanamento del territorio Fabio Ciciliano che da capo della Protezione Civile non ci pensa su due volte a prendere il primo treno da Reggio Emilia per venire a Caserta a ritirare un premio che elogia se stesso, oppure a stare seduto in prima fila alla Festa della Polizia dove c’erano TV e testate nazionali a riprendere l’evento. Ieri a ritirare i ringraziamenti di Crescenzo Autieri, ha mandato un suo delegato e non ha dedicato una riga di Comunicato Stampa di ringraziamento all’evento che, nell’ultimo periodo, ha potuto più rappresentare l’orgoglio caivanese.

Ecco perché la Storia di Caivano deve essere scritta dai caivanesi. Finora la storia di Caivano è stata rappresentata da icone come “Marchesino ‘o cusutore”, vere istituzioni storiche della nostra città, personaggi umili e dediti alla famiglia che hanno saputo fare grande, con la propria arte, la nostra città.

Ma Patriciello e Ciciliano non possono elogiare il figlio di “Marchesino” non sanno chi era il più bravo sarto di Caivano, non conoscono Caivano e non sono di Caivano. Ecco perché il futuro di un’intera comunità non può essere delegato nelle mani di chi non conosce la sua storia.

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