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Cronaca

Chirurgo non trova il bisturi e apre il torace del paziente con un coltellino svizzero

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Un chirurgo di un ente sanitario nazionale in crisi ha utilizzato un coltellino svizzero per aprire il torace di un paziente, perché sosteneva di non riuscire a trovare un bisturi sterile. L’ospedale universitario del Sussex ha affermato che l’operazione è stata un’emergenza, ma che le azioni del chirurgo sono da considerarsi «al di fuori delle normali procedure».

Il Prof. Graeme Poston, esperto in negligenza clinica ed ex chirurgo consulente, ha dichiarato alla BBC: «È una notizia sconvolgente. Innanzitutto, un coltellino non è ovviamente sterile. In secondo luogo, non è uno strumento operatorio».

La polizia sta indagando separatamente su almeno 105 casi di presunta negligenza medica presso la struttura e sta valutando accuse di omicidio colposo aziendale. Il chirurgo coinvolto nel caso, il cui nome non è stato reso noto, stava operando un paziente al Royal Sussex Hospital di Brighton. Il paziente è sopravvissuto, ma documenti interni mostrano che i colleghi del medico avevano già espresso opinioni severe sul suo comportamento professionale.

La BBC ha anche scoperto che lo stesso chirurgo aveva eseguito tre operazioni a basso rischio in due mesi, ma tutti e tre i pazienti sono morti poco dopo. L’ente ha avviato una serie di indagini interne decessi e ha concluso che avevano ricevuto «cure scadenti». Ha anche ammesso che una donna deceduta «sarebbe sopravvissuta se non ci fossero state complicazioni post-operatorie».



(fonte: thegap_media)

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Cronaca

Marano, due rapine a due noti negozi e truffe agli anziani in meno di 24 ore

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Tutto in meno di 24 ore, tra ieri sera e oggi, dal centro alla periferia di Marano. Due rapine ai danni di due noti esercizi commerciali.

Nello specifico un negozio di telefonia e una macelleria. Banditi armati, a bordo di scooter, si sono fatti consegnare l’incasso di giornata. Ma non è tutto: due truffe, con la tecnica del finto nipote, andate a segno sempre in città.
Bottino: oltre 53 mila euro, tra contanti, monilie e gioielli.
Un’altra tentata truffa, invece, è stata sventata dai carabinieri della locale compagnia nei pressi dell’ufficio postale di via Nuvoletta, a due passi dalla caserma dei militari. Una situazione ormai fuori controllo, di cui si è discusso nei giorni scorsi con il prefetto di Napoli Michele di Bari, a Marano per il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. 

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Cronaca

Arresti a Ponticelli, Gratteri in conferenza stampa: “Adesso Napoli Est è libera”

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La sfilza di arresti avvenuti questa mattina nel territorio di Ponticelli, relativi alla gestione illecita e l’assegnazione delle case popolari di Napoli Est ad opera del clan De Micco-De Martino, ha attirato l’attenzione delle alte sfere pubbliche della città di Napoli.

A tal proposito è intervenuto in conferenza stampa il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha così dichiarato:

“Non c’è più il totale controllo del clan De Micco-De Martino nei quartieri di Napoli Est.
Siamo riusciti a dimostrare il livello di penetrazione del clan in un’ampia fetta della città, dove adesso i cittadini sono più liberi. La gestione delle case popolari è un problema vecchio e annoso che riguarda tutte le citta: Napoli, Palermo, Catania ma anche Milano, fenomeno che rappresenta un’ostentazione del potere criminale”.

Poi, conclude: “Intervenire è importante, è un segnale di libertà. I mafiosi non possono controllare il territorio. Poi vedremo chi non si è occupato di gestire correttamente l’assegnazione delle case popolari, il coraggio non si vende al supermercato”.

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Cronaca

Giugliano, corruzione all’isola ecologica e vendita di metallo e apparecchi elettronici

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Sei persone di età compresa tra i 44 e i 55 anni, tra cui quattro dipendenti della ditta di Torino che gestisce l’isola ecologica a Giugliano in Campania per conto del Comune, sono finite agli arresti domiciliari per peculato e corruzione nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord.

Dagli accertamenti è emerso che i quattro dipendenti dell’azienda di servizi ambientali torinese, si sarebbero appropriati e avrebbero venduto agli altri due indagati, entrambi imprenditori, i rifiuti in metallo e gli apparecchi elettronici (cosiddetti Raee) accumulati presso l’isola ecologica; un mercimonio sui rifiuti illecito, visto che ci sono ditte appositamente autorizzate dal Comune che vengono a prelevare le varie tipologie di rifiuti per avviarle al riciclo o allo smaltimento.

I quattro, dunque, si vendevano i rifiuti intascando per ogni cessione circa 500 euro; una dinamica, è emerso, che si ripeteva quasi tutti i giorni, e che è stata filmata anche grazie alle telecamere installate dagli investigatori dell’arma e della polizia metropolitana nell’isola ecologica. I rifiuti venivano poi probabilmente rivenduti, ma le indagini proseguono per definire i contorni del traffico illecito.


(fonte: ilMattino.it)

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