La denuncia dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano contro Maria Rosaria Boccia ha spinto la procura di Roma, con i carabinieri del Nucleo investigativo, a perquisire l’abitazione della mancata consulente a Pompei, sequestrando lo smartphone, il pc e gli occhiali spia da lei usati per riprese non autorizzate in Parlamento.
La 41enne è indagata per lesioni e violazione della privacy. Perché secondo i pm la manager campana «esercitava minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano, all’epoca dei fatti ministro per la Cultura, in modo da turbarne l’attività e ottenere il conferimento della nomina a Consulente per i Grandi Eventi, incarico di diretta collaborazione del ministro».
Ed è per questo, spiega Repubblica, che si potrebbe profilare un’ipotesi di reato ben specifica. Quella di chi «usa violenza o minaccia a un corpo politico» o ai suoi componenti per «turbarne l’attività», ovvero il reato previsto dall’articolo 338 del codice penale: «violenza o minaccia a un corpo politico». Si rischiano fino a 7 anni di carcere.
Potrebbe configurarsi anche il reato di violazione della privacy e violenza privata. Così come la vicenda del furto della fede nuziale, che, secondo la versione dell’ex ministro, la donna gli avrebbe rubato e nascosto. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, starebbero valutando anche se contestarle il reato di tentata estorsione.