Caivano

29 anni dalla scomparsa di Peppe Crispino. Il ricordo della moglie ed ex sindaco Franca Falco

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24 agosto 1995 – 24 agosto 2024
Nel ricordare Peppe Crispino, a ventinove anni dalla scomparsa, la moglie Francesca Falco
esprime una pacata riflessione sulla situazione di Caivano
Sono passati ormai ventinove anni dalla prematura scomparsa del preside Giuseppe Crispino, uomo di
scuola, politico integerrimo, marito e padre affettuoso, ma rigoroso ed intransigente.
Per il venticinquesimo anniversario della sua morte volli ricordarlo, nel senso etimologico di riportarlo
nel cuore a quanti lo avevano frequentato, e farlo conoscere anche ai più giovani con la pubblicazione
del testo “1995-2020, passano i giorni lieti incalzano quelli tristi succedono ancora i lieti” di cui feci
dono ai partecipanti a due eventi in suo ricordo: la commemorazione religiosa nella chiesa di San Pietro
e la presentazione del testo ai cittadini presso l’Istituto Comprensivo Milani di Caivano.
Oggi, a distanza di un anno in cui il nostro Paese è diventato tristemente famoso in Italia e non solo e
Caivano non è più toponimo ma un nome comune, sinonimo di degrado, stupro, spaccio, corruzione,
camorra, e il decreto Caivano è un marchio di infamia per tanti cittadini onesti e perbene, provo ad
orire una riflessione pacata ed obiettiva su quanto accaduto, come cittadina, donna di scuola,
amministratrice (sindaco dal novembre 1997 al luglio 2000) e come conoscitrice della storia di Caivano
sin dagli anni “60 del secolo scorso.
Lungi da me ogni difesa della classe politica, che ha ampiamente demeritato sia per mancati interventi
sia per colpevoli omissioni, intendo portare alla luce la Caivano di un tempo, perché possa essere di
monito per una rinascita, che sicuramente non passa per interventi, pur importanti e di grande impatto
mediatico, ma di scarsa utilità soprattutto per il Parco Verde.
Questo quartiere residenziale, costruito a seguito del terremoto del 1980 dal Commissariato di Governo
della Regione Campania per la ricostruzione, per far fronte agli sfollati napoletani solo per dieci anni, fu
nel possesso e nella gestione dello stesso Commissariato dal 1985 al 2001.
Solo dopo sedici anni la proprietà e la gestione di tutto il complesso di residenze e di edifici pubblici
furono trasferite dall’anzidetto commissariato di governo al comune di Caivano con verbale di
trasferimento consensuale e con relativa provvista finanziaria numero 1632/CGS del 27-04-2001.
Ai fini catastali, invece, tutte le proprietà immobiliari risultarono intestate al comune di Caivano a far
data dal 20-01-2004.
Il comune di Caivano aidò la gestione della riscossione dei canoni all’ex Igica fino al 2011 e
successivamente al CRESME (centro di ricerca di mercato) compresa l’alienazione delle unità abitative.
Orbene, se del 1985 al 2001 la proprietà e la gestione degli alloggi furono in capo al commissariato di
governo della Regione Campania, in tale periodo il comune di Caivano non aveva nessun potere e
nessuna conoscenza dell’assegnazione degli alloggi e quindi non era aatto responsabile, come
ampiamente propagandato, degli abusi e dei guasti che erano già stati perpetrati.
Molto si è mentito anche sul Parco Verde, perché gli stupri delle due bambine non sono avvenuti in quel
quartiere, come è stato più volte accertato e dichiarato dalla Procura di Napoli Nord;
Il gigantesco murales con le due bambine vestite di rosso, che segna come un marchio quel quartiere,
andrebbe immediatamente rimosso.
Il Parco Verde è sorto “come un peccato originale” e, ritornando a Peppe Crispino, di cui sono note a chi
lo ha conosciuto la lungimiranza la chiaroveggenza, mi piace riportare un suo intervento dal “Convegno
cittadino sulla scuola a Caivano: problemi e prospettive del 23 e 24 ottobre 1985: Credo sia lecito nutrire
forti perplessità sulle scelte urbanistiche post-terremoto, operate dal commissariato di governo della
regione Campania. Non sarebbe stato più logico prevedere, in tutti i comuni dell’hinterland napoletano,
un recupero abitativo per limitati nuovi insediamenti, onde scongiurare gli enormi problemi di natura
socioeconomica, che subentrano quando si registrano esodi biblici in quartieri popolari di enormi
dimensioni? Per quanto urbanisticamente attrezzati, (ma l’esperienza del passato ci dice che questo
non sempre avviene) c’è il problema del concentramento, in quartieri ghetto, di migliaia di persone di
un’unica fascia sociale, con gli inevitabili, conseguenti fenomeni di emarginazione, ghettizzazione,
criminalità diusa”.
Non era diicile prevedere quello che sarebbe successo, tanto più che gli alloggi erano stati predisposti
per ospitare i terremotati solo per dieci anni.
Oggi è sotto gli occhi di tutti il degrado di case fatiscenti, che trasudano acqua dai tetti e dal sottosuolo.
Siamo tutti ben lieti ed in modo particolare io, che l’11 settembre 1999 inaugurai quella struttura,
per il ripristino del centro sportivo, attuato
dal massiccio e positivo intervento del governo centrale; ma quale utilità ne deriverà agli abitanti del
parco verde? Costoro vorrebbero veder migliorate le loro condizioni abitative, che sono in una situazione
da terzo mondo e desirerebbero avere certezza di un lavoro che possa distogliere i mercanti di morte
dallo spaccio, il quale, a quanto pare, si è solo trasferito.
Con una furia iconoclasta è stato poi completamente abbattuto il teatro Caivano arte, sempre da noi
inaugurato nel dicembre del 1998. Era proprio necessario distruggere una struttura che ha avuto una
storia gloriosa per le importanti rassegne teatrali e cinematografiche e per i tanti eventi culturali che lì
si sono svolti?
Dio solo sa con quanto lavoro e con quante lotte inaugurammo alla fine del secolo scorso queste
strutture che fecero di Caivano un centro importante per lo sport, l’arte e la cultura e che attiravano
abitanti di tutta l’area a nord di Napoli!
Ad un anno, poi, dell’insediamento della triade commissariato, fornita di poteri straordinari, coadiuvata
da altri sovraordinati e dopo la massiccia assunzione di vigili urbani, assistenti sociali, personale
tecnico e informatico, educatori scolastici, non si vedono ancora i frutti di un’amministrazione attenta
e sollecita ai bisogni dei cittadini.
In queste sere di agosto molte strade tra cui importanti arterie sono completamente al buio, con grande
pericolo per i pedoni che vi transitano; il campo sportivo Ernesto Faraone, che dovrebbe diventare villa
comunale, è da mesi un cumulo di macerie, e il suo muro perimetrale è deposito di rifiuti di ogni genere,
così come tanti altri luoghi di Caivano dove non si eettua nessun controllo degli organi preposti per
scoraggiare l’inciviltà dei cittadini.
La grave situazione richiede un intervento massiccio soprattutto culturale: abbiano tutte le scuole come
primo obiettivo l’educazione alla legalità, non predicata ma praticata!
Comincino tutte le forze politiche a fare programmi seri di riqualificazione di un territorio martoriato,
non si rinchiudano nelle stanze cercando spazi di potere, coinvolgano i giovani, attivino quella politica
del “marciapiede” tanto cara a Peppe Crispino, riprendano il contatto con la gente, cerchino di riempire
in ogni modo quel vuoto che nell’ultima tornata elettorale del giugno scorso ha portato al voto solo un
terzo degli elettori di Caivano.
Anche in questo Peppe Crispino era stato un profeta, quando in suo intervento del consiglio comunale
del 02-08- 1985, nel sostenere la necessità di una verifica seria e pubblica della funzione dei partiti si
chiedeva: “i partiti sono ancora uno strumento democratico della vita dei cittadini o devono continuare
ad essere quello che sono stati in questi anni? Ognuno risponda alla propria coscienza e dica se i partiti
hanno assolto pienamente il ruolo fondamentale dell’organizzazione dei cittadini alla vita pubblica o
sono diventati, piuttosto, dei clan di amici e di fan. Se è così, essi hanno tradito la funzione delineata
dalla Costituzione e per questo i cittadini non li riconoscono più come strumento democratico e
popolare e si disaezionano alla politica”
.
Da Giacinto Libertini “in attesa di Peppe Crispino”: In una fase in cui la nostra comunità è scoraggiata
e avvilita, è forte l’attesa che altri come Lui si assumano il carico di lottare con sincerità, eicacia e
disinteresse personale per gli interessi comuni, in particolare a tutela di chi è debole ed indifeso o
calpestato ed emarginato”
.

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