Afragola

Shock Afragola, 2 frati in manette: organizzano rapina per far sparire le prove degli abusi sessuali

Pubblicato

il

Figurano anche due frati tra le 6 persone che i carabinieri di Afragola (Napoli) hanno arrestato nell’ambito di indagini su una rapina che, secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Napoli Nord (pm Cesare Sirignano, procuratore Maria Antonietta Troncone) sarebbe stata eseguita su mandato di uno dei due frati per coprire degli abusi sessuali che sembrerebbero essersi “consumati all’interno di alcuni monasteri tra i quali la Basilica di Sant’Antonio di Afragola, ai danni di due vittime maggiorenni che sui rispettivi cellulari avevano memorizzato “immagini e chat a dir poco imbarazzanti che avrebbero potuto creare seri problemi ad alcuni frati dei monasteri in cui avevano lavorato le stesse vittime”.

Obiettivo della rapina esclusivamente i cellulari.

I due religiosi finiti in carcere sono padre Domenico Silvestro, parroco della basilica di Sant’Antonio di Afragola e padre Nicola Gildi, all’epoca dei fatti di stanza nella stessa parrocchia e oggi rintracciato dai carabinieri nel convento Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese (Caserta).

Padre Domenico è ritenuto il mandante di una rapina commissionata lo scorso 26 aprile ai danni dei due uomini (uno dei quali extracomunitario) vittime di abusi sessuali da parte dei due prelati i quali intendevano impossessarsi dei loro cellulari sui quali c’erano le prove delle violenze.

Si usavano due app, «Ciao Amigos» e «Tinder», per organizzare gli incontri a sfondo sessuale, anche di gruppo. Da quanto emerge dall’indagine che ha portato all’esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Napoli Caterina Anna Arpino. “Mediante minaccia – si legge in uno dei capi d’accusa – consistita nel prospettare il licenziamento e comunque il mancato sostegno ed assistenza economica fino ad allora assicurati, costringevano” le vittime“a subire atti sessuali, abusando delle condizioni di qualità di ministri del culto cattolico“. 

“Carissimo Giuseppe ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, io sono mortificato, perché mai avrei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e per la tua famiglia. Un abbraccio e una benedizione”. E’ il testo del messaggio agli atti dell’indagine dei carabinieri e della Procura di Napoli Nord che il frate Nicola Gildi  invia all’imprenditore Giuseppe Castaldo, l’ 8 aprile scorso, il giorno dopo l’incontro durante il quale, secondo gli inquirenti, è stata formulata la richiesta finalizzata a ‘risolvere’ il problema dei cellulari sui quali c’erano tracce compromettenti delle condotte sessuali sue e dell’altro frate arrestato, don Domenico Silvestro, ritenuto responsabile solo del reato di violenza sessuale.

Agli atti dell’inchiesta – secondo quanto riportato da ilmattino.it -, oltre le intercettazioni, c’è una lettera degli avvocati delle due vittime degli abusi indirizzata ai due religiosi, in cui i legali sollecitavano i pagamenti per le prestazioni lavorative erogate dalle due vittime nei monasteri facendo anche riferimento ai rapporti sessuali subiti. La lettera avrebbe innescati la reazione: padre Gildi chiede aiuto a Castaldo, il quale invia Danilo Bottino e Biagio Cirillo, lo scorso 26 aprile, ad impossessarsi dei telefoni cellulari delle vittime. I due sfondano la porta dell’abitazione e, armati di una mazza da baseball (“dammelo altrimenti ti spacco la faccia, ti uccido”), hanno cercato di farsi consegnare i cellulari, obiettivo fallito a causa della reazione dei due minacciati, uno dei quali rimasto ferito. 

Popolari

Exit mobile version