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CAIVANO. “Modello Caivano” è solo uno spot del Governo. A Castellammare si fanno i fatti. Abbattimento e ricostruzione delle case popolari

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CAIVANO – Con molta umiltà e oggettività, da semplice cittadino caivanese, osservatore del territorio, vorrei tracciare un piccolo bilancio sul risanamento di Caivano, a dieci mesi di distanza del varo del famoso Decreto Caivano.

Mentre tutti i politici caivanesi, intenti a godersi o a progettare le proprie vacanze, chi da una località esotica o chi da una rinomata italiana senza disdegnare di ostentare il proprio tenore di vita sui social, si disinteressano completamente della gestione amministrativa della loro città, dato che dalla botte della terna commissariale e del Commissario Straordinario, scorre poco se non addirittura niente e mentre il deputato grillino caivanese pensa più ad applaudire le cose malfatte di questo governo nella città gialloverde, tacciando di mistificazione chi tenta di mettere alla luce azioni e decisioni di quest’Amministrazione dispotica a lui sfuggite, nella calura estiva e nella assoluta distrazione della massa, i quattro commissari di Caivano, insieme all’Università “Federico II” attuano lo “scippo” alla città di 2,5 milioni e mezzo di euro per l’istituzione di un Centro di Competenza universitario che dovrà sorgere ad Afragola in un immobile confiscato alla criminalità organizzata, quando poteva nascere tranquillamente all’interno del Parco Verde, determinando un insediamento di un presidio di legalità all’interno di un quartiere in preda al degrado e una corretta riqualificazione del territorio.

L’ultima scelta discutibile attuata dai Commissari caivanesi è stata proprio quella di regalare 2,5 milioni di euro e meriti indirettamente all’Amministrazione afragolese che come vicesindaco presenta proprio il sottosegretario al Consiglio dei Ministri Pina Castiello leghista e fedelissima dell’ex Senatore Vincenzo Nespoli, condannato in appello a sei anni e mezzo di reclusione per bancarotta fraudolenta e vero dominus della politica afragolese.

Una riqualificazione di Caivano, tanto paventata e sponsorizzata dalla Premier Meloni, in primis, dai media nazionale e dal prete Maurizio Patriciello, in realtà non è mai avvenuta, almeno per quello che si aspettava la gente, ossia il risanamento del Parco Verde.

All’interno di questo agglomerato urbano nulla è stato fatto se non delle piccole operazioni che si possono leggere sul sito del Commissario Ciciliano. Chi si aspettava che la Premier Meloni fosse venuta qui a Caivano a debellare totalmente la criminalità, lo spaccio di stupefacenti e ridare dignità con case nuove e costruite a norma agli abitanti del Parco Verde è rimasto deluso.

È notizia di questa mattina invece che, come riporta l’edizione de Il Mattino, il modello Caivano insieme ad un’ingente fetta di fondi del Pnrr serviranno per far rinascere un quartiere simbolo del degrado, alla stregua del Parco Verde, in quel di Castellammare di Stabia, dove l’alveare delle palazzine popolari del rione Savorito dovrà essere demolito e ricostruito nel giro di poco più di un anno e mezzo, almeno per quanto riguarda il primo lotto di quasi cento alloggi. Addio ai prefabbricati nati per ospitare i terremotati, che dovevano essere temporanei e sono stati abitati per oltre quarant’anni per creare – nelle intenzioni delle istituzioni – un vero e proprio quartiere-laboratorio. Una rivo­luzione che proverà a strappare la triste etichetta, “Bronx”, con cui questo pezzo di città tra il rione Mosca­rella e i ruderi dell’ex stabilimento della Faito è conosciuto.

Ma come? A Castellammare si e a Caivano no? E attraverso i mezzi di comunicazione nazionali e regionali si lascia pure intendere che tale modello è stato preso da Caivano? Ma lo sanno tutti – Premier, commissari e mass media – che al Parco Verde regna ancora il degrado? Che la raccolta differenziata è ai numeri relativi? Che all’interno del parco si spaccia ancora droga? Che la gente qui vive ancora in case di cemento e amianto dove permea acqua quando è cattivo tempo? Che in alcune zone le fognature sono scoppiate e che la gente è assuefatta dal lezzo di sterco?

E allora! Perché questo governo ha deciso di non riqualificare il Parco Verde? Perché ha deciso di dislocare l’Università ad Afragola e non crearla all’interno del Parco Verde così come chiesto dalla neonata Associazione culturale “Caivano Legalitaria”?

Per non parlare dell’enorme emorragia di denaro speso per la riqualificazione dell’ex Centro Delphinia, usato come spot della riqualificazione ma che in effetti non ha giovato alla comunità caivanese in termine di cura al degrado, dato che si era detto che tale centro sportivo potesse servire affinché i ragazzini sbandati degli addensamenti di povertà potessero praticare sport gratuitamente e occupare le loro giornate, togliendo così manovalanza alla microcriminalità, messaggio, questo, tanto sponsorizzato anche dal prete Patriciello dopo la venuta della Premier Giorgia Meloni e poi alla fine si scopre che in quel centro sono stati spesi circa tredici milioni di euro per avere dei campi sportivi, piscina e palestre sempre vuote, con prezzi per il fitto sopra la media locale, riempiti dai radical chic caivanesi solo quando il Commissario Ciciliano ha pensato bene di sponsorizzarsi, attraverso le associazioni del territorio dichiaratesi disponibili e funzionali al progetto di governo, con dei tornei gratuiti offerti alla cittadinanza. Praticamente da centro sportivo per gli indigenti del Parco Verde, quel posto, con la gestione di Sport e Salute e le Fiamme Oro è diventato una location sportiva per l’elite a nord di Napoli, dove solo chi è disposto a pagare cifre sopra la media, può permettersi il lusso di calcare quell’erbetta sintentica o terra rossa.

Un’altra nota dolente è quella che riguarda il Teatro Caivano Arte. Una perdita d’acqua mai vista, mai filmata e mai pubblicata a mezzo social da cittadini, dagli ex gestori o da qualche organo di vigilanza, mai nessuna denuncia menzionata a tal riguardo ma solo documentata attraverso le decisioni a contrarre del Commissario Ciciliano, ha fatto in modo che si spendessero più soldi per analisi, indagini e abbattimento che per la costruzione del nuovo immobile.

Infatti la decisione discutibile di abbattere un teatro che comprendeva una sala teatrale da 750 posti, un palcoscenico 16 Mt x 14Mt, una cabina regia con canali di ritorno a servizio di service tecnologico, 30 Camerini per capienza n° 100 persone tutti con bagni e docce, 1 sala prove in parquet mt 6 x mt 12, con camerini per n° 10 Persone, con annessi bagni e docce. Un Bar centrale zona foyeur, una sala conferenza e formazione in parquet e servita da Ascensore, una sala laboratorio, una sala informatica, un’infermeria, uffici, una sala insonorizzata, un foyer zona ingresso con servizi, un’altra sala teatrale con 90 posti con palcoscenico 3 Mt x 4 Mt. Una struttura Arena Esterna da 1200 posti con palcoscenico 6 Mt x 12Mt, un bar esterno, servizi esterni, un’area giardino e area parcheggio Interna ed Esterna è costata ai caivanesi € 1.703.278,54 dei circa tre milioni e cento dedicati alla riqulificazione del Polo della Cultura.

In poche parole sono serviti più soldi per abbattere un teatro con tutte quelle caratteristiche che per costruirne uno di dimensioni di gran lunga inferiori. E lasciateci pure il beneficio del dubbio che con il restante € 1.416.267,86 si possa restituire alla comunità caivanese un bene altrettanto funzionale.

Ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dagli € 3.200.000,00 dedicati alla progettazione restauro ed adeguamento funzionale redatto dal Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei servizi – Direzione Generale delle
Risorse Materiali e delle Tecnologie – Ufficio VI – Gestione Immobili concernente la riduzione del rischio sismico con contestuale intervento di consolidamento strutturale, restauro architettonico e valorizzazione della struttura dell’ex edificio religioso “Chiesa di Santa Maria degli Angeli” attiguo al tribunale di Napoli nord ad Aversa in provincia di Caserta, da adibire ad aula magna al fine di rendere disponibili ulteriori spazi operativi nell’edificio principale del tribunale.

Se questi ultimi li aggiungiamo ai 2,5 milioni dell’Università di Afragola, abbiamo la “modica” cifra di 5,7 milioni di euro che dovevano servire alla riqualificazione del territorio di Caivano ma che escono fuori dal comune di Caivano. Praticamente scelte incommentabili.

Ma in tutto questo baillame mi accorgo sempre più che fa caldo, le temperature sono alte, moglie e figli della classe dirigente caivanese recriminano ferie estive e viaggi lussuosi. L’argine al sacco del territorio può aspettare. Le elezioni sono lontane e quando ci sarà da acchiappare per i caivanesi allora e solo allora, vedremo il “coraggio” pavido dei nostri “giustizieri” politici. Ai posteri l’ardua sentenza.

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