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Calcio, il Napoli si ritrova a Castel Volturno: c’è anche Victor Osimhen

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Il Napoli si è ritrovato questa mattina a Castel Volturno in vista della partenza per il ritiro di Dimaro. Tra i primi a presentarsi Victor Osimhen, in attesa di novità sul fronte mercato.

Il bomber nigeriano ha risposto alla convocazione per il raduno precampionato quale prendono parte anche i neo acquisti Rafa Marin e Leonardo Spinazzola, oltre all’imminente arrivo di Alessandro Buongiorno, che dopo le visite mediche di rito si aggregherà al gruppo azzurro. Inoltre, tra i primi a varcare i cancelli del centro sportivo anche Cajuste, Juan Jesus e Simeone.

Pertanto il Napoli, dopo il ritiro di Castel Volturno, mercoledì partirà alla volta del Trentino per raggiungere la sede di Dimaro dall’11 luglio al 21 luglio, con rientro alla base e successivo trasferimento a Castel di Sangro per svolgere la seconda parte della preparazione estiva tra il 25 luglio e il 10 agosto.

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Dimaro, il Napoli presenta lo staff di Conte: parole al miele per Manna e Oriali

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Nel corso della serata di ieri il Napoli ha presentato ai tifosi accorsi nel ritiro di Dimaro lo staff di Antonio Conte, con il tecnico che una volta salito sul palco ha avuto parole d’elogio per il Ds Giovanni Manna e il suo collaboratore Lele Oriali. Ecco le sue parole:

“Voglio citare il ds Manna che ci sta dando una grande mano, un grande lavoratore. In questo periodo è quello più sotto stress e sotto pressione. Lo ringraziamo per sopportarci. Vi prometto che faremo di tutto per rendervi orgogliosi della nostra squadra”.

Poi, su Oriali: “Che dire di Lele, ho avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo quando venni nominato CT da Tavecchio, che mi chiese se avessi ex amici o ex calciatori da introdurre come dirigente in nazionale. Io non avevo preferenze e lui mi propose Oriali, che era il primo della sua lista. Dopo dieci minuti la sua lista l’abbiamo chiusa, avevo trovato una persona a modo, seria, che parla poco ma si fa capire. E’ importante in tutto, anche nella gestione coi calciatori, è stato un grande dirigente, ha capacità di percepire tante situazioni, sono altri due occhi oltre ai miei. Non è tenero ma giusto, e alla fine i giocatori ti rispettano sempre”.

Infine, a coadiuvare Conte in questa nuova avventura ci saranno il fidato Cristian Stellini nel ruolo di vice allenatore, Elvis Abbruscato e Mauro Sandreani nel ruolo di collaboratori, e Giuseppe Maiuri come match analyst.

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SSC Napoli, Antonio Conte: “C’è tanto da lavorare. Si parte da una situazione media, non alta”

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“Mi sto accorgendo che abbiamo tanto da fare, c’è grande entusiasmo dei tifosi ma rimanga solo quello: noi dobbiamo essere concentrati perché ci sarà da lavorare tanto per fare meglio dell’anno scorso. Non si parte da una situazione alta, ma media”.

Lo ha detto il tecnico del Napoli Antonio Conte in un’intervista alla Rai dal ritiro di Dimaro.

Conte ha sottolineato che “anche quando si vince – ha detto – si devono fare sempre delle valutazioni per capire cosa si può migliorare, a volte la vittoria copre tante magagne, invece bisogna essere obiettivi e capire dove migliorare per continuare a essere competitivi e vincenti. Così come nella sconfitta devi essere bravo a tenere le cose buone e a buttare quello che si deve buttare”.
A chi gli ha chiesto se non giocare le coppe europee quest’anno sia un vantaggio, il mister salentino ha risposto: “C’è un vantaggio e uno svantaggio. Puoi lavorare tutta la settimana ma non fai una rosa competitiva come la Champions. Ma di sicuro serve una rosa buona, questo è fuori ogni dubbio”. “Il prossimo step è fare valutazioni in campo – ha concluso – capire chi rimane a Napoli e chi invece è giusto vada a giocare in altre squadre”.

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Calcio, Sacchi ricorda la finale di Usa ’94: “La differenza tra la mia Italia e quella di Lippi sta nel rigore sbagliato da Baggio”

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Sono passati 30 anni esatti da quel 17 luglio 1994, quando l’Italia perse ai rigori la finale mondiale contro il Brasile allo stadio Rose Bowl di Pasadena, ma hanno fatto sicuramente discutere le recenti dichiarazioni del tecnico Arrigo Sacchi che a chi gli chiedeva quale fosse stata la differenza della sua Italia e quella che ha vinto nel 2006, lui ha così risposto:

“La differenza tra la mia Italia del 1994 e l’Italia di Lippi del 2006 che ha vinto è in un rigore: Roberto Baggio lo sbaglia, Fabio Grosso lo segna”.

Con queste parole Sacchi ha volontariamente buttato la croce addosso a Baggio, anche se il suo errore non è stato l’unico di quella lotteria, visto che anche i milanisti Baresi e Massaro avevano già sbagliato dagli undici metri.

Tuttavia sarebbe riduttivo dare solo la colpa a Baggio, colui che fino a quel momento aveva tolto le castagne dal fuoco in più di un’occasione, segnando gol pesanti e portando l’Italia a giocarsi la finale.

Come dimenticare infatti la doppietta realizzata dal Divin Codino contro la Nigeria agli ottavi di finale, o quello decisivo ai quarti di finale contro la Spagna, o ancora i due gol rifilati alla Bulgaria in semifinale. Baggio fu un fattore in quel mondiale e dire il contrario, addossando la colpa solo ed esclusivamente a lui dopo un errore dal dischetto in finale, è quantomeno da folli.

Poi, sempre nel corso dell’intervista alla Gazzetta dello Sport, Sacchi ha proseguito:

“Il fatto è che alla finale con il Brasile ci arrivammo in condizioni difficili. Fisicamente eravamo cotti, i giocatori non avevano più muscoli nelle gambe. Me lo dissero anche i medici e i massaggiatori: ‘Non c’è più niente da massaggiare…’. Nei giorni precedenti non ci allenammo. Tutta colpa della prima parte del torneo giocata sulla costa est degli Stati Uniti. Caldo afoso, umidità al cento per cento, temperatura mai sotto i trenta gradi, si doveva dormire con l’aria condizionata. Io l’avevo spiegato ai dirigenti della Federcalcio che bisognava cercare di andare a giocare sulla costa ovest, perché il clima era migliore. Niente da fare: decisero i politici, Giulio Andreotti in particolare. Volle che l’Italia fosse lì a est, dove c’era la più popolosa rappresentanza di emigrati. Matarrese, presidente della Federcalcio e democristiano della corrente andreottiana, non poté opporsi. Per farmi digerire la pillola mi dissero: ‘L’Italia avrà tanti tifosi a sostenerla’”.

Dunque, oltre a dare la colpa a Baggio, Sacchi ha parlato di responsabilità della politica per le condizioni nelle quali la nazionale fu costretta a giocare, senza neanche per un attimo interrogarsi sulle proprie responsabilità se i suoi sembravano essere arrivati già cotti alla partita decisiva e senza dare spiegazioni sul difficile rapporto con la stella di quella spedizione, grazie al quale stiamo parlando di una finale persa e non di un’eliminazione ai gironi. Questo Sacchi sarebbe bene che lo ricordasse.

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