In Italia ogni anno si contano circa 350 decessi per annegamento di cui l’80% sono maschi, con 800 ospedalizzazioni e 60.000 salvataggi.
A rischio sono i bambini e gli adolescenti, soprattutto stranieri.
I dati, insieme ad alcuni consigli utili per la prevenzione, sono stati raccolti dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito dal ministero della Salute, e sono contenuti nel primo rapporto sui lavori dell’Osservatorio pubblicato sul sito dell’Iss (il secondo è in via di pubblicazione). Dal 2003 al 2020 i dati Istat indicano che sono morte per annegamento 6.994 persone, con una media annua di 389 decessi, scesa a 342 negli ultimi otto anni.
Per la Società Nazionale di Salvamento, che ha analizzato i dati della stampa nazionale dal 2016 al 2021 identificando 1.327 annegamenti, 857 sono avvenuti lungo i litorali marini e 470 nelle acque interne (laghi, fiumi, torrenti, eccetera).
L’Iss dà una serie di consigli per tutti: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate; evitarlo in caso di mare mosso; rispettare la segnaletica. Evitare poi di tuffarsi in acqua dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole; non tuffarsi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
(fonte: Ansa)