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Editoriale

SANT’ANTIMO. Marzocchella getta la maschera del civismo e si dichiara leghista, forzista e meloniano

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SANT’ANTIMO – Chiusa ieri la campagna elettorale del ballottaggio con i due eventi dei candidati a Sindaco Massimo Buonanno e Nicola Marzocchella, dove quest’ultimo, reduce dall’insuccesso collezionato al primo turno, ha dovuto gettare la maschera e insieme ai suoi aficionados, vedendo come il suo competitor ha strutturato la sua campagna elettorale, restando fedele ai propri ideali, non nascondendo simboli ed eletti sovracomunali, seguendo le sue orme e per restare al passo, ha dovuto svelare la propria vera identità.

Con l’incontro in settimana col coordinatore napoletano di Fratelli d’Italia Marco Nonno dichiaratosi da sempre orgogliosamente fascista, la promozione elettorale europea fatta ad Aldo Patriciello della Lega e con la chiusura di campagna elettorale con gli interventi di Catello Maresca e il Senatore Franco Silvestro, Nicola Marzocchella ha comunicato alla città di aver abbandonato, in corso d’opera, l’idea del civismo per intraprendere un’identità più precisa, ossia quella di centrodestra, leghista e meloniana.

Sarà un’idea azzeccata quella di togliersi la maschera del civismo brandendo le bandiere della Lega, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia? Lo scopriremo solo lunedì sera ma una cosa va riconosciuta all’architetto santantimese: il coraggio di essersi dichiarato appartenente agli stessi partiti che neanche due giorni fa hanno votato l’Autonomia differenziata, una legge che metterà in ginocchio la parte bassa dello stivale per sempre.

Complimenti a Marzocchella per questa trovata promozional-propagandistica. Sarebbe bello invece sapere cosa ne pensano di tutto questo Peppe Italia, quelli di Agorà ed Edo D’Antonio che poche settimane fa, pur ammettendo la sua amicizia con Armando Cesaro, tenne a precisare che il suo alveo naturale sia sempre stato quello di sinistra opposto a Forza Italia. Insomma una leggera confusione all’interno della coalizione Marzocchella. Che Dio la mandi buona a tutti i santantimesi.

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Caivano

CAIVANO. Scelte discutibili della terna commissariale prefettizia sul Concerto della “Scarlatti”

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CAIVANO – Editoriale – Da sottolineare ancora la sprovvedutezza amministrativa della terna commissariale prefettizia circa l’evento musicale del concerto dell’Orchestra sinfonica “Scarlatti”.

Un evento rimandato per ben due volte, la seconda per condizioni meteo avverse. Ovviamente tutti potranno pensare che al meteo non si comanda. Vero. Ma c’è anche da sottolineare la scelta discutibile dell’Area Mercato per un concerto, sicuramente di altissima qualità culturale ma indubbiamente di nicchia e non rivolto ad una platea vasta di ammiratori. Senza parlare della scelta di una location all’aria aperta, dove qualsiasi suono sarà emesso in totale assenza di una cassa armonica naturale e inquinato sicuramente dai rumori della vita quotidiana, quali possono provenire dal traffico o da un vicinato alquanto vivace, per usare un eufemismo.

Ma al di là delle critiche tecniche, si possono sollevare anche quelle economiche dettate dalla corsa ai ripari della scelta ultima della Chiesa di San Pietro Apostolo che sicuramente risolverà i problemi dell’acustica e dell’insonorizzazione ma contestualmente offrirà uno spettacolo ridimensionato, meno articolato e rivolto a quella nicchia di estimatori della musica classica di cui si parlava prima.

Quindi la domanda che si pongono i caivanesi è: badi per il primo rinvio che non ha comportato spese. Ma come la mettiamo con i soldi spesi per il palco, service luci/audio, eventuali fitto di bagni chimici e transenne, impiego di protezione civile e Ambulanza?

Certamente per farlo in Chiesa – qui i commissari prefettizi devono ringraziare la misericordia di Don Peppino venuto in soccorso per amore della propria comunità – si sarà sicuramente scelto di optare per un gruppo dimezzato di musicisti, dato che l’ampio spazio di un palco scoperto – scelta discutibile – la Chiesa di San Pietro non può offrire e allora: Quanto costerà l’Orchestra Scarlatti ai caivanesi in totale? Assisteranno allo stesso spettacolo previsto all’aperto, per gli stessi soldi?

E fa nulla che i caivanesi abbiano speso altre 450 euro + iva per la redazione della certificazione tecnica che attesti la rispondenza dell’attività alle norme di sicurezza vigenti del concerto. Siamo contenti che però i Commissari comincino a tenere un comportamento garantista nei confronti dei caivanesi.

Si, perché l’affidamento della redazione della certificazione sopra descritta, come si legge nella determinazione pubblicata ieri è stata affidata all’Arch. Filiberto Chioccarelli, lo stesso nome che compare nel verbale delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia ex Assessore Carmine Peluso quando asserisce che Martino Pezzella, prima di uscire fuori e ricevere i 5000€ provenienti dalla tangente pagata da Appalti Generali – la ditta che stava riqualificando le strade di Caivano – che il suo Amministratore Alfiero aveva consegnato nelle mani del Peluso, si trovava presso lo studio dell’architetto sopra citato.

Finalmente la terna commissariale comincia a capire che non tutti i caivanesi sono dei camorristi e che bisogna reputarli tali solo dopo la condanna definitiva passata ingiudicata, forse proprio per questo principio hanno ritenuto opportuno premiare il valido architetto caivanese, sicuramente ignaro delle malefatte e dei contatti che intessiva il Pezzella. Ci vuole sempre tempo per imparare. Bravi.

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Caivano

CAIVANO. Sono partiti gli abbattimenti degli edifici abusivi. Scomparsi tutti i moralizzatori che volevano legalizzare l’illegalità

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CAIVANO – Da alcuni giorni, in via Pietro Micca, sono cominciate le escalation della Procura della Repubblica in merito agli abbattimenti degli immobili sorti abusivamente. Il Giudice Penale attraverso lo strumento denominato R.E.S.A. – Registro Esecuzione Sanzioni Amministrative – condanna l’abusivo alla demolizione in danno del proprio manufatto ed è quello che sta accadendo nella strada sopra citata. Nei giorni a venire, si vocifera che saranno abbattuti altri immobili privi di concessione edilizia.

Appare singolare però il silenzio assordante dei giustizieri dell’illegalità, quelli che seduti nei banchi dell’opposizione, seguiti da uno stuolo di avvocati che sul web si vantavano degli enormi successi ottenuti negli altri comuni e con la speranza di ottenere qualche incaricuccio anche nel comune gialloverde, compulsavano e non poco le Orselle Russo, gli Antonio Angelino, i Gaetano Ponticelli e pure qualche membro della maggioranza, tipo Pippo Ponticelli e Giamante su tutti.

Ora, al di là dei guai giudiziari di qualcuno di essi che legittimamente, oggi sarebbe distratto da altri pensieri, ma tutti quelli che continuano a professarsi innocenti e incensati dal Signore che fine hanno fatto? Come mai non si legge neanche una virgola contro i provvedimenti decisi dalla Procura della Repubblica? Come mai non si compulsa la terna commissariale facendole presente tutte le sentenze della cassazione, tribunali, giudici di pace e circoletti della Madonna dell’Arco vari come avveniva un tempo con l’Amministrazione Enzo Falco? Che fine hanno fatto gli avvocati bravi che vincevano i processi? Perché non hanno richiesto incontri bilaterali con i Commissari? Dove è finita tutta la demagogia e il populismo dell’epoca?

Ovviamente, non ci si può recare da un Commissario prefettizio, uomo di governo, a chiedere di legalizzare l’illegalità, solo i preti ci riescono. Così come non si può indurre lo Stato a pensare che dietro tali richieste ci sia una clientela politica da accontentare. Così ognuno si fa i fatti suoi e rimandano la vendita della loro onestà, illibatezza e integrità a un mese prima delle prossime elezioni. E come si dice a Caivano: “friariè fatt’accattà ‘a chi nun te sape!”

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Editoriale

Analisi del voto Europee a nord di Napoli. La propaganda di regime non attecchisce. La gente vuole il Reddito di Cittadinanza

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NAPOLI – Le urne a nord di Napoli confermano il dato dell’Italia Meridionale. La conurbazione a nord di Napoli è scissa in due, da un lato quelli che si sono fatti incantare dalle sirene della propaganda di regime e le omelie di Patriciello e dall’altro lato gli assistenzialisti e gli antifascisti.

Un risultato scontato nelle città a nord di Napoli è stato quello del Movimento 5 Stelle che al netto dell’intestazione del merito di chicchessia, il partito dei grillini vanta ancora un voto liquido pesante, dettato dalla speranza di un ritorno del vecchio Reddito di Cittadinanza, ma andiamo ad analizzare comune per comune, partendo dal più grande e da quello che finora si è contraddistinto per ideologia politica: Afragola.

Nella città normanna, oltre ogni aspettativa, stravince il M5S col 22,23% seguito dalla normalità cittadina dove ancora una volta l’ex Senatore Nespoli mostra i muscoli con la Lega, facendo affermare il partito del carroccio al 17,37% trainato dalle 2022 preferenze di Angela Russo. Terzo in città il partito del Presidente del Consiglio Biagio Castaldo che però è più trainato dal voto liquido di Giorgia Meloni che dalle preferenze dell’architetto, dato che il suo candidato si ferma alle 431 preferenze. Il governo cittadino formato dal duo Lega-Fdi è seguito a ruota da Forza Italia dove gli sforzi partiti dai banchi dell’opposizione di Gennaro Giustino si fermano al 13,57% con le 1356 preferenze di Fulvio Martusciello, ovviamente questo il risultato da spartirsi con l’altro consigliere di opposizione Giacinto Baia. Ottima prova invece, dell’oramai scomparso partito democratico che colleziona il 13,45% complice anche la spinta del duo Ruotolo-Annunziata. Un risultato che sicuramente fa bene all’immagine del giovane Pri – Pasquale Rosario Iazzetta – segretario cittadino. Chi invece si afferma terza forza sul territorio dopo Nespoli e Giustino è il nuovo che avanza già Presidente dell’Afragolese Calcio Raffaele Mosca che con l’aiuto del suo gruppo consiliare “Più Europa” porta a corredo dell’avellinese Alfonso Maria Gallo ben 971 preferenze facendo attestare la lista “Stati Uniti d’Europa”, che a livello nazionale non supera la soglia di sbarramento, al 10,03%.

A Caivano invece, non bastano le sirene propagandistiche della Meloni e le omelie del prete Patriciello. La comunità gialloverde chiede a gran voce il Reddito di Cittadinanza e lo fa attraverso il voto liquito regalato a Giuseppe Conte che durante questa campagna elettorale ha persino invocato il “Reddito di Cittadinanza Europeo”. Chi conosce bene le problematiche e le vive dal di dentro non vota Meloni. Infatti quei pochi del Parco Verde che si sono riversati alle urne hanno preferito barrare il simbolo pentastellato che nel comune gialloverde sbaraglia col suo 32,88%. Ovviamente un risultato che non va attribuito per niente a chi furbescamente ha tentato di accreditarsi il merito facendo stampare il suo faccione accanto a quello di Giuseppe Conte, invitando i caivanesi a barrare solo il simbolo. Sto parlando del deputato Pasqualino marsupio Penza che ha incentrato la sua campagna elettorale sfruttando il vento d’opinione del suo partito. A chi invece va dato merito del risultato, ovvero delle 650 preferenze di Danilo Della Valle sicuramente all’ex Consigliere Francesco Giuliano e al suo gruppo di fedelissimi che pancia a terra hanno effettuato il caseggiato con fac-simile a corredo. Non bastano le strette di mano riprese fugacemente dal social media manager di turno ai fratellini d’Italia caivanesi, dato che il loro candidato, Ambrosio, non va oltre le 267 preferenze. Mentre il partito della fiamma raccoglie il consenso della destra caivanese attraverso la figura della Premier Giorgia Meloni. Ma Caivano si sa, non è mai stata di destra e quei 1344 che hanno scritto Giorgia sulla scheda, sicuramente sono stati eterodiretti dalla fede cristiana e dalle sirene di una pseudoriqualificazione del territorio che ha potuto incantare solo qualche stolto commerciante che spera che dal tavolo del centrodestra cada qualche briciola di pane per poter guarire i propri guai giudiziari e finanziari. Al terzo posto troviamo un ringalluzzito PD che formato dai componenti di sempre fanno registrare il 14,80% dei consensi, trainati dal successo un po’ diffuso in tutti i comuni della provincia di Napoli di Lello Topo con le sue 502 preferenze. Ovviamente questo è un bottino che il PD deve dividersi col leader di Caivano Conta Antonio Angelino, conosciuto come figlioccio dell’ex Sindaco di Villaricca. Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, una volta cercato di intestarsi il risultato su Topo, l’ex Consigliere ha intenzione di effettuare una nuova OPA nel PD cittadino e rientrare nel partito dalla porta principale. Bisogna vedere come la pensano i senatori del partito a partire da Mimmo Semplice e Franco Marzano.

Chi invece non teme spartizioni e si intesta l’intero successo del PD cittadino è il Sindaco di Cardito e vicesindaco metropolitano Giuseppe Cirillo che fa registrare il partito dem come primo partito sul proprio territorio col 34,83% portando a corredo di Lello Topo ben 2207 preferenze. Cirillo stacca considerevolmente il suo antagonista Peppe Barra che con la candidatura di Sandra Lonardo Mastella in Stati Uniti d’Europa riesce a collezionare solo 900 preferenze, riuscendosi a prendere solo la magra consolazione di far collezionare alla lista “Stati Uniti d’Europa” che non ha raggiunto la soglia di sbarramento a livello nazionale, il 15,28% classificatosi terza sul territorio dietro al voto interamente liquido del Movimento 5 Stelle.

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