CAIVANO – Nuovi scenari di cronaca emergono all’indomani della fuoriuscita di notizia circa le ulteriori dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia caivanesi agli inquirenti. A parlare maggiormente è l’ex Assessore Carmine Peluso che nel confermare il sistema delle estorsioni e le ingerenze criminali nei settori urbanistica, lavori pubblici, cimitero e ambiente, entra anche nei dettagli e offre nuovi spunti di indagine.
La cosa più rilevante, oltre tutto quanto già descritto da queste pagine, vedi caso estorsione alla ditta Appalti Generali, alla ditta della riqualificazione illuminazine pubblica subappaltatrice dell’ENEL e i ruoli di tecnici e politici nella vicenda, è il caso legato alla “Green Line” e i motivi della velata minaccia ricevuta dal segretario cittadino del PD Franco Marzano.
Carmine Peluso nel ribadire il concetto che il segretario dem sia una brava persona, giusto per far intendere, che nulla avesse da spartire con certi ambienti, si vide destinatario di un bigliettino con su scritto “in house” perché insieme alla Consigliera Giovanna Palmiero erano gli unici a voler espletare una nuova gara europea sulla raccolta dei rifiuti mentre tutto il resto dell’Amministrazione, pressava per l’acquisizione in house della “Green Line” – la ditta commissariata che già espleta il servizio di igiene urbana sul territorio – quest’ultima soluzione gradita anche al clan Angelino, quest’ultimo fece ricapitare il bigliettino nella cassetta della posta di Franco Marzano.
Queste nuove dichiarazioni però fanno pendant con alcune dichiarazioni di alcuni pentiti di camorra rilasciate nel 2020, 2021 e 2022 durante il processo Buttol che vede coinvolti l’ex Sindaco Simone Monopoli e altri funzionari comunali tra cui Vito Coppola e che lasciano intendere che tale sistema, in realtà, ha origine lontane, detonato da altri clan in epoca Monopoli, la prima Amministrazione sciolta per ingerenze della criminalità organizzata.
Infatti, stando a quanto dichiara il pentito di camorra Ciro Lobascio, l’ex Sindaco Simone Monopoli, durante la sua campagna elettorale del ballottaggio contro Luigi Sirico, si recò da loro, in un posto denominato “sulla Loggia” – dall’interpretazione delle dichiarazioni: trattasi di un’area nei pressi dell’abitazione di Nicola Sautto capoclan del narcotraffico del Parco Verde – per chiedere appoggio al clan. All’incontro era presente anche un certo Gennaro Masi e Lobascio ricorda queste testuali parole: “vai per tutto il Parco e Caivano paese a dire che tutti devono votare per Monopoli e che avranno 50 o 100 euro a testa”. Dopo questo incontro il pentito di camorra dichiara di essere andato in giro insieme a Lello Zampella a dire di votare per Monopoli, usando anche toni minacciosi contro chi non era intenzionato a votarlo.
Secondo quanto riferisce questo collaboratore di giustizia, i due consiglieri poi eletti nelle fila della maggioranza Monopoli, Gaetano Ponticelli e Fabio Mariniello, in campagna elettorale si recarono da Luigi Ferraiuolo a chiedere voti in cambio di posti di lavoro all’interno di alcune aziende del territorio. Il Ferraiolo strinse il patto e acconsentì allo scambio di voti col metodo mafioso.
Ribadite le dichiarazioni dei pentiti che legherebbero l’ex Amministrazione Monopoli ai clan egemoni sul territorio, un altro collaboratore di giustizia invece descrive come il sistema delle estorsioni avveniva nelle stesse e identiche modalità già a partire da quegli anni. Infatti un certo Antonio Cocci riferisce agli inquirenti che durante la stessa campagna elettorale del 2015 un certo candidato al Consiglio Comunale di cui non conosce il nome ma il cognome – Ponticelli – ma che riconosce poi in foto, ha avuto un incontro con lo stesso a casa di un certo Benedetto Sgambati nel rione IACP. A tale incontro presero parte anche Luigi Rocco detto Kojak – all’epoca boss egemone del centro storico di Caivano – e Luigi Ferraiuolo, lo scopo dell’incontro era il ruolo di Ponticelli una volta eletto consigliere comunale, ossia quello di riferire al clan degli appalti aggiudicati e da aggiudicare da parte dell’ente comunale, dato che all’epoca era intenzione del clan egemone sul territorio di mettere le mani sugli appalti pubblici. Stesso ruolo attribuito a Gaetano Ponticelli nelle dichiarazioni di pentimento di Carmine Peluso.
Il politico si rese disponibile. Luigi Rocco, che era il referente delle estorsioni all’epoca per conto del clan Sautto fintanto che Antonio Ciccarelli era libero, si fece garante del patto, impegnando le proprie famiglie a sostenere la candidatura del Ponticelli, così partì la campagna elettorale. Cocci racconta di un Kojak appostato all’esterno della scuola “Ada Negri” del Parco Verde intento a consegnare i bigliettini alle persone che entravano per far votare Ponticelli.
A confermare il ruolo del Ponticelli è anche un altro collaboratore di giustizia, un certo Iuorio Vincenzo che nel 2020 racconta di un appuntamento dal Sindaco Simone Monopoli e di soggetti vicino a lui, tra cui questo Ponticelli che viene considerato dal pentito, come l’anello di congiunzione tra il clan e il Sindaco. Ponticelli è stato visto più volte, secondo Iuorio, a casa di Luigi Ferraiuolo e nel parco giu alla Loggia, mentre era intento a parlare con Nicola Sautto e Antonio Ciccarelli detto Caciotta – i due boss del narcotraffico del Parco Verde – il collaboratore non conosce la natura delle discussioni ma sapeva benissimo che questo Ponticelli li aiutava nelle estorsioni e negli appalti assegnati a ditte gradite al clan. Inoltre riferisce che grazie all’intermediazione del Ponticelli, Filippo Angelino riuscì ad ottenere la gestione delle lampade votive al cimitero di Caivano, Filippo Angelino, secondo sempre quanto riferisce il pentito, era un imprenditore che portava soldi al clan.
Quadro chiaro questo che il sistema delle estorsioni e delle ingerenze criminali che hanno portato agli arresti nell’ottobre dell’anno scorso, in realtà ha avuto una genesi lontana e che vede coinvolta anche l’Ammninstrazione Monopoli.
Ovviamente tutti gli attori presi in causa in questo scritto sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, alcuni di essi forse neanche coinvolti nelle indagini perché le stesse manchevoli di prove di riscontro tese alla configurazione del reato ma per dovere di cronaca è per pubblico interesse è giusto che la cittadinanza caivanese venga edotta di quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia in fase di processo.