CAIVANO – “Io se fossi Dio non sarei mica stato a risparmiare avrei fatto un uomo migliore” cantava il poeta e cantautore Giorgio Gaber. Io se fossi stato Giorgia Meloni avrei fatto un Delphinia migliore. A partire dal nome. Avrei accettato la scelta di Pino Daniele se fosse stata rivolta al Teatro o al centro culturale polifunzionale che dovrà nascere al posto di “Caivano Arte” ma vuoi vedere che non esista un personaggio sportivo di origini campane che sia vissuto raggiungendo prestigiosi traguardi a cui si poteva dedicare il centro sportivo appena riqualificato? Ma questo è la più irrisoria delle osservazioni che si potesse fare, rispetto ai tanti proni elogi che si leggono da ieri attraverso le pagine e i profili social dei tifosi della Premier Meloni.
Un’altra riflessione da dover fare in quanto caivanese è quella che chiunque, qualsiasi Amministrazione, comunale, provinciale o regionale che sia, con 52 milioni da spendere in deroga a qualsiasi codice degli Appalti o diritto Amministrativo, fosse stato in grado di realizzare, forse anche meglio, ciò che la Meloni ha promesso e mantenuto.
Non so gli altri, ma io sono abituato a ragionare con la testa e a non recepire nulla come straordinario se non lo è realmente nei fatti. La vera riqualificazione di Caivano non passa attraverso il Delphinia né tanto meno attraverso le strutture sportive che si andranno a realizzare. Che ben vengano lavori di riqualificazione per dotare la cittadinanza di strutture sportive e ricreative ma è giusto ribadire che nessuno sta regalando nulla a nessuno. Anzi. Per certi versi e per certe organizzazioni, Caivano è diventato un’opportunità oltre che un business.
La riqualificazione dell’ex Delphinia, oltre a quanto già esistente, di nuovo ha visto la realizzazione di due campi da tennis, tre campi da padel, un’area skating, un’area dedicata al Parkour e un campo di soft soccer e la riqualificazione del Parco Urbano “Cuore di Caivano”, è costato ai contribuenti italiani circa 13 milioni di euro.
La riqualificazione del Delphinia attraverso un bando di gara indetto nel 2018, dall’allora Commissario Vincenzo De Vivo e gestito attraverso la CUC del Provveditorato di Napoli fu assegnato ad un ATI che all’interno del proprio progetto prevedeva un investimento privato di 5,8 milioni di euro, dove era inclusa anche la realizzazione di un parco acquatico con tanto di acquascivoli e piscina con onde artificiali.
È di pochi giorni fa la notizia che il TAR ha dato ragione al Comune di Caivano sulla decadenza dell’assegnazione poiché in virtù degli atti di vandalismo accaduti negli anni della pandemia, l’ATI vincitore della gara aveva formulato un reintegro del progetto che passava da 5,8 milioni a 8 milioni di euro sempre di investimento da parte dei privati. Quindi no a 8 milioni di euro da parte dei privati, si a 13 milioni di soldi pubblici.
In poche parole, oggi si fa l’elogio alla Premier Meloni che non solo ha pieni poteri rispetto a qualsiasi Amministrazione di decidere delle sorti di un territorio ma che rispetto a chi ha tentato, nonostante tutti i limiti del caso, di riqualificare quello stesso impianto, ha investito soldi pubblici e speso anche di più, sottraendo, almeno fino ad ora, lavoro, manodopera e manovalanza al territorio caivanese.
Ieri mi sono recato personalmente all’apertura del “Centro Pino Daniele” e devo ammettere di aver respirato aria di regime. I cittadini caivanesi, proprietari del bene – è meglio ricordarlo sempre ma è ancor meglio se tutti i cittadini lo ricordassero sempre – venivano ricevuti dagli operatori delle fiamme oro, radunati in gruppetti, allineati e coperti, guidati, come se si fossero recati ad un museo e privati della libertà di poter girare tra le aree riqualificate del centro.
Ad ogni passo, i caivanesi accorsi e curiosi di vedere quanto di buono fatto dal Governo, si sono dovuti sorbire le raccomandazioni e il richiamo continuo al senso civico che i ragazzi guida non lesinavano nei confronti dei visitatori.
“Questo è un bene riqualificato per Voi, mi raccomando sappiate custodire questi spazi” – “Lì è vietato entrare” – “Non si può entrare nei campetti” – “Vietato entrare in piscina se non si è in gruppo” – “Mi raccomando seguite le guide senza calpestare le aiuole”. Queste sono alcune frasi che ho ascoltato ieri mentre allineato e coperto in fila, ho dovuto far valere il peso della stampa libera per essere, appunto, libero di poter perlustrare il “mio” bene, il “mio” parco senza ingerenze alcune e senza dovermi sentire un troglodita privo di senso civico mentre alcuni ragazzini dovevano formarmi in tal senso. Ma nel contempo ho pensato anche a tutti i cittadini caivanesi accorsi lì e che si sono sentiti violentati nella propria libertà come mi sono sentito io ieri pomeriggio.
Spero che la gestione di questi tre anni da parte di “Sport e Salute” e delle “Fiamme Oro” si ammorbidisca dando sempre più la percezione di un bene restuito alla collettività e non sottratto alla cittadinanza caivanese.