Cronaca

Lutto nel vesuviano, Salvatore muore in un tragico incidente stradale: aveva 19 anni

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Aveva solo 19 anni Salvatore Vertolomo, vittima di un drammatico incidente stradale che lo ha strappato alla vita. L’episodio è avvenuto a Castellammare di Stabia, quando il giovane in sella al suo scooter insieme ad un amico si sarebbe scontrato con un’automobile in via Ripuaria.

In particolare, a bordo della vettura vi erano quattro persone rimaste illese. Invece la conducente è una 26enne senza patente, denunciata per omicidio stradale. Invece il padre della stessa, che in un primo momento aveva dichiarato di essere lui alla guida, dovrà rispondere di favoreggiamento personale per aver dichiarato il falso.

Intanto la salma è stata sequestrata per essere sottoposta all’autopsia, mentre l’intera comunità di Boscoreale è in lutto per la scomparsa del 19enne, come certifica la lettera di cordoglio scritta dalla cugina Marianeve:

“Non avrei mai pensato di dover scrivere un elogio funebre per te, di dover usare questa parola ‘funebre’, di dover usare questo timbro così amaro, così devastante. Avrei voluto scrivere tanto altro, ma non questo. Mille ricordi, mille momenti, altrettanti litigi mi sono passati davanti agli occhi nell’esatto momento in cui ho appreso la notizia. Non ci credevo, non potevo, non volevo. Non abbiamo avuto un rapporto costante, legati dal passare del tempo insieme, non eravamo così, ma dovunque andassi, dovunque fossimo bastava un saluto, un colpo di clacson per tenere insieme il legame tra noi. Non dimenticherò mai quel bimbo con gli occhi grandi, smorfioso e antipatico con cui litigavo sempre ma con cui adoravo passare del tempo. Non dimenticherò mai quel ragazzo silenziosamente timido, in procinto di crescere, con un cuore grande, grandissimo. Non dimenticherò la tua voglia di vivere, il coraggio e la caparbia. Non ti dimenticherò mai”.

Poi, continua: “Quanto odio queste parole, questo dolore, quest’amara consapevolezza che la tua vita sia stata ingiustamente spezzata dall’incapacità dell’essere umano di dare peso alla vita degli altri. Odio pensare che non potrò assistere ai tuoi traguardi, seppur in disparte. L’idea di non poter chiedere di te mi distrugge, il pensiero di non vederti più, di non sapere più di te. Il mio cuore perde un pezzo di sé a ogni parola che metto giù. Come faremo a non vedere il tuo sorriso? I tuoi occhi? Come faremo senza di te? Non sei più qui e niente potrà riportarti da noi, dalle braccia di tua madre e di chi ti ha amato e ancora ti ama. Nulla potrebbe rinsavire il nostro dolore, soltanto il riaverti indietro, e svegliarci da questo terribile incubo. Una rabbia viscerale ci accomuna verso il mostro che ingiustamente ti ha portato via da noi, non conosco linguaggio d’odio più pungente per descrivere quest’essere indegno di esser chiamato umano. Non ci sono parole di conforto, solo un assordante silenzio e una triste consapevolezza”.

Infine, conclude: “Vorremmo essere vicino a te, sentire la tua voce, il tuo odore, veder battere il tuo cuore, ma non sei più qui con noi e il cielo che è tra noi, non permette nulla più di tutto questo. Non esiste separazione definitiva finché persiste il ricordo. Quanto è vera questa frase e quanta sofferenza emana. La nostra vita non sarà più la stessa, noi non saremo più gli stessi, non ci resta che vivere con la speranza di rincontrarti un giorno, di stringerti forte e viverti come avremmo dovuto fare in questa vita. Il mio cuore non ti dimenticherà mai cugino mio bellissimo”.

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