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Fondi di coesione, Fitto risponde a De Luca dopo la sentenza Tar: “Faremo appello al Consiglio di Stato”

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Arrivano le prime reazioni alla sentenza del Tar che ieri ha dato ragione al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a proposito delle risorse FSC.

Infatti, la replica del Ministero per gli Affari europei, le politiche di coesione il PNRR non si è fatta attendere e si riassume nelle parole del ministro Raffaele Fitto:

“Con il massimo rispetto della sentenza nei prossimi giorni sarà proposto appello al Consiglio di Stato. La sentenza del Tar Campania ha respinto la richiesta della Regione di assegnazione immediata delle risorse in quanto manifestamente inammissibile, assegnando al Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud il termine di 45 giorni per ‘definire l’istruttoria sui progetti, interventi e linee d’azione trasmessi dalla Regione per entrare a far parte del contenuto dell’Accordo di Coesione, determinandosi sulla ritualità, validità e ammissibilità dei medesimi, formulando alla Regione gli ulteriori chiarimenti necessari, recependo e valutando le osservazioni dell’Ente e, all’occorrenza, predisponendo lo schema di accordo. Esattamente il lavoro che il dipartimento ha in corso con tutte le regioni italiane compresa la Campania”.

In particolare, il Tar della Campania ha accolto il ricorso della Regione Campania, assegnando al Dipartimento per la Coesione il termine di 45 giorni per la definizione dell’istruttoria e la predisposizione dello schema di accordo da sottoscrivere con la Regione Campania, riservandosi la nomina di un commissario ad acta nell’ipotesi di elusione del termine stabilito.

Intanto, arriva anche il commento della giunta regionale:

“Il Tar Campania assegna così al Dipartimento per le Politiche di Coesione un termine preciso e inderogabile per definire l’istruttoria. Da un anno e mezzo, la Regione Campania ha risposto a tutte le richieste del Ministero, ma senza esiti positivi. L’attuale pronuncia del Tar pone un punto fermo rispetto a una procedura che non si può tenere bloccata a tempo indeterminato. È un modo per salvaguardare 12mila posti nel comparto della cultura e dello spettacolo, e per consentire di creare posti di lavoro senza ulteriori perdite di tempo”.

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